35. Una Follia

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Io: "Sì, Zac!! Ora mi ricordo, wow, sei cambiato tantissimo."

Zac: "Tu sei stupenda."
Continua a farmi i complimenti.

Sono a disagio, ho visto che il mio vestito è diventato inappropriato e sporco, vorrei cambiarmi, ma non so cosa mettere.

Zac: "Tieni, metti questi, so che non sono femminili, ma meglio di niente no?"
Scoppiamo a ridere e mi passa una maglietta abbastanza larga e un paio di pantaloncini, credo siano suoi.

Capendo le circostanze esce chiudendo la porta, dicendomi di raggiungerlo in cucina non appena finisco di cambiarmi.

Rifaccio il letto e mando un messaggio a mia madre dicendo che sto bene e che tornerò a casa più tardi.

Vado in cucina dove trovo Zac alle prese coi fornelli.

Io: "Lascia stare, facciamo del caffè."

Zac: "Direi che è meglio."
Risponde accendendo la macchina del caffè.

Io: "Zac... "

Zac: "Dimmi."

Io: "Grazie."

Zac: "Figurati, potevo fare anche di meglio."
Abbasso la testa.

Io: "Ma cosa è successo? Oddio devo richiamare Fe..."
Mi blocco, ripenso a tutto ciò e ripropongo la mia domanda.

Zac: "Eri ubriaca fradicia, i tuoi fratellastri stavano litigando fuori dal locale e tu hai baciato in guancia quello là con la sigaretta in mano...emh...Lucas."

Io: "Oddio, non avrei dovuto farlo. Ma cosa mi è saltato in mente!"

Zac: "Eri solo ubriaca,non preoccuparti. Poi sei svenuta e ti ho portata qui a casa dove hai ripreso i sensi e ti sei sentita male, hai vomitato e ti sei addormentata sul mio letto."

Io:"Ho un gran mal di testa, scusa per averti fatto passare una nottataccia..."
Continuiamo a parlare fino alle sette del mattino, poi prendo le mie cose e lo saluto con un bacio in guancia.

Scendo e chiamo un taxi prima che qualcuno mi veda in queste condizioni.
Dopo essersi fermato a destinazione pago l'autista e scendo dall'auto suonando il campanello.

Mia madre mi apre e salgo a casa.
M: "Buongiorno, dove sei stata?"
Si rivolge a me tenendo un sacchetto di ghiaccio su un occhio di Alan.

Io: "Da un amico, oddio Alan cosa hai fatto all'occhio?! Fammi vedere!" Mia madre ci lascia soli perché dice di avere mal di testa, è andata a coricarsi.

Mi mostra il livido sul suo occhio destro e mi spiega che ha litigato con Lucas e hanno fatto a botte, non si sopportano proprio.

Io: "Lascia stare, faccio io, vieni qua."
Prendo del cotone e lo bagno con dell'acqua calda e dell'acqua ossigenata per i graffi.

Mi allontana il braccio per il dolore.

Io: "Scusami! Non volevo, davvero...vieni qua."
Siamo così vicini da sfiorarci le fronti, che disagio.

Alan: "Va meglio, grazie."

Io: "Di niente, siamo fratelli, no?"

Alan: "Ho la sorella più brava del mondo."
Sorride.
Ci abbracciamo e poi si addormenta sul divano.

M: "Allora? Questi abiti che indossi?"
Alza un sopracciglio.

Io: "Di un amico, ieri sera mi sono sentita male e mi ha aiutata, poi siccome il mio vestito era sporco mi ha dato i suoi abiti per stare comoda, stai tranquilla mamma!"

Il contesto dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora