Capitolo 35

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La vidi che si accasciò su se stessa e il cuore iniziò a battermi fortissimo quasi svenivo per la paura. Era diventata bianca e aveva chiuso gli occhi, di corsa scesi le scale e raggiunsi mio padre che stava vedendo la tv in salotto

'Papà!!! Gaia è svenuta!' Urlai, lui si alzò in piedi con il viso terrificato e corse su per andare a vedere cosa le fosse accaduto. Si lanciò sul letto accanto a lei e la muoveva

'Gaia? Gaia sono papà mi senti??'
Iniziai a piangere per la paura è chiamai l'ambulanza che in meno di cinque minuti arrivò a casa, la sistemarono sul lettino e la portarono in ospedale con le sirene.
**

Eravamo seduti sulle sedie che si trovano nel corridoio dell'ospedale per l'attesa, mamma faceva avanti e indietro fuori la porta che accedeva alla stanza di Gaia.
Arrivarono anche nonno Ottavio e nonna Maria anche loro molto preoccupati, si avvicinarono a me e mi abbracciarono forte.

'Cosa è successo?' chiese nonno rivolto a me

'Non saprei. Sono uscita dal bagno e non si sentiva bene!'

'Può essere che ha preso troppo sole!'

'Speriamo nulla di grave nonno!'.
La porta si aprì e uscì un dottore con il camice bianco 'i signori Martini?'
mia madre e mio padre si avvicinarono a lui preoccupati

'Dottore, che succede?' Chiese mia madre

'La signorina sta bene, abbiamo fatto tutti gli accertamenti. Quello che risulta è solo un calo di pressione, inoltre il caldo non favorisce il suo stato. La terremo in osservazione per un giorno intero qui in ospedale in attesa degli analisi finali'

'Grazie a Dio!!' .

Finalmente potei andare da mia sorella anche io e quando la vidi mi venne ovvio abbracciarla.
Era ancora pallida ma si stava riprendendo, quando mi vide mi sorrise

'Come è potuto succedere? Io sto bene!'

'Certo che stai bene, hai avuto solo un calo di pressione'

'Voglio tornare a casa' rispose guardandomi seriamente negli occhi

'Non puoi tornare a casa adesso. Hanno bisogno di fare degli accertamenti, poi devono arrivare le analisi!'

'Greta. È da qualche mese che mi sento così! Sto bene, non c'è bisogno di preoccuparsi!'

'Un mese?? Gaia!! Non è buono!' dissi indietreggiando con gli occhi spalancati.
Aveva tenuto nascosto questo suo malore per un mese senza preoccuparsi delle conseguenze. E se avesse qualcosa di più grave di un semplice calo di pressione?
L'idea di vederla stare male distruggeva me per prima, lei è la mia forza la mia ragione di vita. La mia metà esatta.
In camera entrò il dottore per farci uscire e per tornare a casa, salutai mia sorella con un abbraccio e mi raccomandai con lei nel dire ciò che si sentiva ai medici.
**

Mi accomodai sul divanetto della verandina che si trovava nella mia stanza a primo piano. A quell'ora c'era sempre il fresco, in sole batteva dall'altra parte della casa.
Il mio pensiero era rivolto a mia sorella, mancava davvero tanto ed ero preoccupata per lei. Il display del cellulare si illuminò, mi ero totalmente dimenticata che avevo mandato il messaggio ad Antonio, così vidi chi mi stava cercando.
Sbloccai  con un dito lo schermo e c'era il suo nome, Antonio.

-Ciao bellissima.

-Ti va un caffè?

Spalancai gli occhi, Antonio aveva chiesto di vedermi così gli risposi con un "ok" e corsi in camera per mettermi qualcosa di carino e accettabile. Optai per un jeans a vita alta, maglietta corta e scarpe col tacco, mi recai in bagno e dopo aver finito di truccarmi Antonio mi avvisò con un messaggio che era arrivato al bar Blanco. Di corsa presi la borsetta nera appoggiata sul letto e scesi le scale
'Max! Ho bisogno di un passaggio al Blanco per favore' , l'autista mi guardo e annuì e mi fece strada verso il mercedes nero da passaggio.
Avrei detto a mia sorella tutto appena sarebbe tornata a casa, perché sarebbe arrivata questa sera finalmente. Arrivammo al Blanco, uno dei bar più frequentati della zona, aprii la sportella e salutai Max chiudendola di conseguenza.

Lui era davanti all'entrata con la schiena appoggiata al muro e le mani in tasca, quando mi vide mi dedicò un sorriso dolce e mi venne in contro.
'Ciao, sono contento che hai accettato il mio invito' disse salutandomi con un bacio in guancia

'E perché non dovevo farlo!' risposi sorridendo, entrammo dentro e ci accomodammo al tavolino.
Iniziammo a parlare del più e del meno, era un ragazzo davvero dolce, mi raccontò che lavorava al bar per poter aiutare la madre nei pagamenti dell'affitto e della luce in quanto i suoi genitori erano separati, il suo sogno più grande era quello di aprirsi un grande atelier di abiti da sposa ma concluse col scoraggiarsi data la paga pessima del bar. Poi domandò di me

'Io..ehm...' provavo disagio nel dirgli che in realtà non avevo questi problemi e che avevo una vita di alto livello, così finii col mentirgli
'Io abito in una delle palazzine che si trovano qui dietro. Abitare all'ultimo piano non è una meraviglia'

'Oh, anche io abito in un palazzo. È davvero snervante non poter fare rumore' rispose ridendo  'sei una persona come me. Capisci cosa vuol dire il sacrificio, detesto le ragazze viziate che pretendono tutto e subito' continuò. Alzai lo sguardo e lo fissa i negli occhi con un fino sorrisino
'già non saprei vivere nel lusso'

'Nemmeno io'.
Guardai l'orario sul display del cellulare, erano le 19.00 e sarei dovuta arrivare a casa per le 19.30 per l'arrivo di mia sorella. Salutai Antonio e uscendo dal bar cercai con lo sguardo Max.
*Dove ha parcheggiato* , provai a chiamarlo al cellulare ma risultava spento. Decisi, quindi, di tornare a casa a piedi. No! Non avrei mai preso il pullman di città.
**

'Mamma sono a casa!' Dissi entrando dentro casa. Sembrava che non ci fosse nessuno, probabilmente erano tutti andati a prendere Gaia.
Andai in cucina per mangiucchiare qualcosa, quando d'un tratto sentii sbattere la porta e qualcuno che stava bisbigliando qualcosa sotto voce. Mi recai nel salotto ed erano arrivati i miei genitori senza Gaia.
'Mamma, dove sta mia sorella??'

'Tesoro, ha bisogno di stare un Po da sola è normale dopo un po' di assenza'

'Che ha?'

'Nulla amore, tranquilla.'
Era fin troppo evidente che qualcosa non andava, Gaia era corsa in stanza sbattendo la porta e i miei genitori sembravano scossi da qualcosa.
Qualcosa che io non sapevo.

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