CAPITOLO 14

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CAPITOLO 14

L'ultima campanella finalmente suonò e io varcai il parcheggio. Il mio sguardo schizzava da una parte all'altra, sconsolata di non aver visto il veicolo che mi aspettavo mi diressi verso entrata della mia scuola aspettando Marco ma nemmeno lui si vece vedere, aspettai per una buona mezzora.

Marco non rispondeva nè ai messaggi nè alle chiamate, dopo aver davo uno sguardo all'orario del cellulare compresi di aver perso il pullman, così decisi di aspettare in un bar il prossimo che sarebbe stato tra un ora.

Ordinai un panino e una bibita fresca. Pranzai su un tavolo vicino alla televisione. Per fortuna non era su uno di quei canali per vecchi con una soap poppera noiosa o su un telegiornale, era su un programma Mtv music, sentire la bella voce di Katy Perry  in “Unconditionally” mi tirò su il morale.

Quei capelli color nero corvino, quelle labbra carnose e rosee e quella pelle bianca latte che a inizio video si confondeva con la candida neve mi fece pensare a altro.

Quando il video finì mi ricordai che ora,finito sia il panino che la bibita, era ora di pagare ed andarmene verso la fermata del pullman e tornarmene finalmente a casa.

Mi guardavo in torno alla ricerca di qualche negozio carino da sbirciare, dato che mancava ancora una buona mezzora, ma niente di niente tutto chiuso.

Ad un certo punto vidi passarmi davanti per poi finire in mezzo alla strada una bella palla rossa seguita da un bambino  con gli occhi color cioccolato così come i capelli,sui cinque anni credo, nel tentativo di rincorrerla inciampò in un tombino e scoppiò in lacrime.Mentre osservavo quel bimbo un rumore di una macchina che sbandava, prese la mia attenzione, una panda stava per travolgere il bambino incurante del pericolo. Così senza pensarci corsi dal piccolo e lo spinsi via con tutta la forza che avevo. Sentii un forte rumore assordante, urla... una sirena e poi più nulla.

Vedevo una luce che si avvicinava sempre sempre più a me. Era così bella e abbagliante che non ci pensai più di due minuti prima di seguirla. Lei si avvicinava, sentivo ogni problema volare via ad ogni passo verso quella luce, poi ad un tratto per quanto camminassi non si avvicinava più, così iniziai a correre più veloce che potevo, ma la distanza non cambiava, rimaneva sempre quella. Stanca e senza forze decisi di fermarmi, mi buttai per terra dalla sconsolazione. Continuavo a osservare quella luce, pensai che forse dopo quella luce c'era qualcuno << hey! Mi sentite?>> urlai, ma nessuno rispose.

Avevo il fiatone per la corsa di prima, ma volevo uscire da quel maledetto buio e arrivare alla luce. Mi alzai e stiracchiai per bene la schiena per poi rincominciai a correre, ma una presa al polso mi bloccò, mi girai di scatto con un sorriso a trentadue denti, finalmente c'era qualcuno con me in quel terribile buio, ma notai che non c'era nessuno, eppure sentivo ancora quella presa alla mano, pensando che tutto faceva parte della mia immaginazione ripresi a correre ma non riuscì a fare nessun progresso,pensai che della presa la colpa, non avevo paura, ero solo insospettita. Ceravo di liberarmi da quella presa ma senza risultato, ad un tratto mi sentii sfinita al punto di dovermi sdraiare priva di forze, con la coda dell'occhio guardavo la luce che sembrava essersi allontanata, mi addormentai in quel buio.

<< Angelo... Angelo>> una voce echeggiava nel nero del luogo <<Angelo>> ripete. Mi alzai di colpo <<chi sei?>>chiesi. <<Angelo>> continuava la voce tanto flebile tanto che non riuscivo a distinguere di chi fosse. <<Angelo ti prego>> giravo nel buio cercando di trovare la persona da cui proveniva la voce. <<Angelo te lo ricordi?>> chiese <<cosa?>> risposi << ricordi il nostro primo incontro?>> richiese <<ho incontrato molte persone>> risposi, mi accovaccia a terra stringendomi le ginocchia al petto << chi sei? Sei tu che mi tieni il polso?>> chiesi mostrando al nulla il polso in questione. << eri così ribelle e spavalda>> continuò << volevi dimostrare che non ti fai mettere i piedi in testa>> fece una risata triste << è il mio carattere>> dissi fredda << i tuoi capelli neri racchiusi in una treccia ti cadevano sulla spalla>> disse << volevo mostrarti che ero più forte e che ti sapevo domare, ti avevo dato prova di ciò che ero e a pelle non mi sopportavi vero? Ma alla fine eri già mia dal momento in cui ai aperto gli occhi per la prima volta>> disse malizioso quasi compiaciuto << Harry?!>> urlai << che succede!?>> chiesi. << sai...all'età di 4 anni mentre stavo giocando con il mio game boy mio padre entrò in camera mia e mi diede in mano una foto, di una bambina in fasce che allungava la mano verso l'obbiettivo>> continuò<< mi disse di tenerla da conto e che ogni anno avrei ricevuto una foto della stessa bambina, e così fu. La bambina cresceva e io custodivo le sue foto in una scatola vicino al letto nella mia camera. Ogni anno che passava io vedevo quella bambina crescere e ogni anno io volevo conoscerla poi in una delle tante visite a casa dei Gathutier, la vidi, alla fine delle scale, poggiata ad un muro che spiava i “grandi” intenti in una discussione, la vidi per la prima volta dopo anni che nella mia mente la immaginavo, ed tutto d'un tratto era li alla mia portata.>> continuò a raccontare di quel giorno della sera in cui le sue labbra entrarono in contatto con la mia pelle e del nostro primo bacio, sentivo un vampata di calore sul viso e poi un brivido su per la colonna vertebrale.

<<Harry...>> sussurrai. << poi un giorno vengo a sapere di un incidente stradale che la vittima è una ragazza sui 16 anni capelli lunghi e neri... come sempre il tuo coraggio e buon cuore vengono prima della coerenza eh? Apri gli occhi... dammi un segno, so che prima o poi ti rimetterai in piedi lo so, non ti puoi lasciare sconfiggere>> disse. Poi sentii un altra voce attraente e dolce << angelo... forza piccola vieni>> mi voltai verso la voce, la luce si avvicinava, stavolta avevo compreso bene dove mi avrebbe portata la luce, ma no. Incominciai a correre i direzione opposta. Non volevo morire, non a 16 anni per lo meno.

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