CAPITOLO 3

161 6 0
                                    

mi svegliai nella mia nuova stanza, dopo che una cameriera mi aprii le finestre, nella camera girava una bella arietta fresca.

Dopo essermi preparata con molta attenzione Antoniet mi scelse un vestito che, a malincuore, provai. Era un vestito che arrivava a fatica al ginocchio con una scollatura media e a cuore con le maniche lunghe e piuttosto aderenti, la vita era ben stretta da un fiocco nero e la gonna era a cerchio, le pieghe erano perfettamente stirate, ed il bordo era circondato da un pizzo nero. Antoniet aggiunse un filo di perle al collo ed le scarpe erano a ballerine rialzate, nere, ed aperte sulla punta e sul dietro un grazioso fiocco anch'esso nero. Antoniet mi fece accomodare e mi truccò, prima la base del trucco poi eyeliner un po di mascara, un tocco di colore sulle guance ed un rossetto tenue sulle labbra mi raccolse i capelli in una treccia nera dalla quale lasciò fuori un ciuffo sul davanti, mai ero stata così femminile. Mentre stavo scendendo le scale sentii delle voci sconosciute provenire dalla sala pranzo dove, ovviamente, si stava tenendo la colazione. Mi fermai sulle scale ad ascoltare la conversazione cercando di capire a chi appartenessero le voci, quando ad un tratto sentii una mano da dietro poggiarsi sul mio fianco << ma non lo sai che è maleducazione spiare?>> disse una voce maschile dietro di me. Mi voltai di scatto e lo vidi: vidi i suoi occhi mozza fiato i suoi capelli ricci e lucidi il suo corpo asciutto e altro, indossava una camicia bianca aperta per i primi quattro bottoni, dei pantaloni neri e delle scarpe nere lucine, era lui Harry Fontaine.<<eh? Ah si io...>> rise << tu cosa?>> disse stuzzicandomi. Ma ero più furba<< stavo andando a fare colazione. E tu?>> dissi rispondendogli con aria di sfida, che lui accolse volentieri. <<ah si? Strano sembrava stessi origliando>> sorrise.

<< ti conviene mettere un paio di occhiali davanti a quei bei occhi>> dissi divertita staccandomi dalla sua presa per dirigermi verso la sala da pranzo.

Appena giunta vidi i miei nonni seduti a tavola con due persone: una donna ed un uomo, intenti a parlare e sorseggiare un caffè, l'unica cosa che pensavo era " addio colazione". Il mio sguardo si incrociò con quello dell'uomo e subito dopo con quello di mio nonno che non perse tempo a presentarmi: << lei è nostra nipote Angelo Gatuthier, questi sono i signori Fontaine>> eh? No il mio cognome è Bianchi non Gatuthier... poi mi ricordai di ciò che mi disse Antoniet sull'aereo *FLASHBACK* << la tua vita cambierà una volta messo piede in Francia>> con vita evidentemente alludeva anche al cognome.

<<Oh che onore cara angelo>> disse l'uomo panciuto<< non hai idea di quanto i tuoi nonni abbiano parlato di te... di certo non ti immaginavamo così bella>> detto questo ecco riapparire Harry, che si appostò alla destra del l'uomo, che senza perdere tempo, gli mise la mano sulla spalla << lui è nostro figlio>> disse, << Harry, piacere>> disse fingendo di non esserci mai incontrati, allungò la mano verso di me, credendo che volesse stringermi la mano, feci lo stesso, ed con scatto felino mi prese la mano se l'ha portò alla bocca e la baciò. << angelo...>> disse freddamente, accennando un sorriso tirato. La mattinata continuò con discorsi sulla finanza, le tasse...le solite cose. Harry era seduto davanti a me ed ogni tanto notai che studiava ogni mio movimento, quasi volesse imprimerselo nella memoria, sorrideva e mi studiava, che problemi aveva quel ragazzo?!

Finalmente la mattinata terminò. Venni a scoprire che Harry aveva ben vent'anni! Notai che sussurrò qualcosa all'orecchio del padre il quale scoppiò in una risata rispondendogli con un gran sorriso, i suoi occhi smeraldo tornarono su di me, la cosa mi dava sui nervi, non sopportavo di essere fissata ma i miei pensieri furono presto interrotti da un gesto che mi lasciò perplessa, ovvero, quando il signor. Fontaine strinse la mano a mio nonno dicendogli << il patto è stipulato>> e scoppiarono entrambi in una clamorosa risata. Prima di uscire dalla grande e sfarzosa porta Harry mi sorrise ancora, questa volta compiaciuto.

Mille domande mi ronzavano per la testa ad un certo punto mi tornò in mente quando mio fratello litigò con i miei nonni, e se quel "è troppo piccola" si collegasse con il patto? No, no,no,no... no?

Corsi in camera un po preoccupata mi accovacciai sul letto a pensare.

" TOC-TOC" sentii bussare alla porta ma non dissi niente ero confusa e volevo essere lasciata in pace. La porta si aprii, entrò mia nonna << tesoro, tutto bene?>> chiese sul ciglio della porta sistemandosi con cura il ciuffo bianco fuori posto. <<mh? Si, si>> disse con quella maledetta freddezza. << no, non mentirmi>> disse seria, si avvicino e si mise seduta di fianco a me.<< ti turba qualcosa, non è vero?>> mi alzai << si... perché Miky si è arrabbiato ieri? E cos'è questo patto?>> dissi tutto d'un fiato, sbiancò di colpo<< non posso dirtelo, non ora>>disse abbassando il viso<< perché no?!>> chiesi avvicinandomi a carponi. Mia nonna si alzò tutto d'un colpo, era arrabbiata lo riconoscevo da come stringeva le mani nervosamente, lo faceva anche la mamma, poi dirigendosi verso la porta disse con finta calma<< le donne di classe non ficcano in naso in affari privati. Angelo dai un limite alla tua curiosità!>> disse sbattendo la porta.

Le donne di classe non ficcano il naso in affari privati, ma nemmeno sbattono la porta a quel modo.

It's our destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora