CAPITOLO 41

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L'ultimo sguardo, l'ultimo sorriso, l'ultima volta stretta tra le sue braccia. Ad ogni giravolta riaffioravano sempre più ricordi: la sua risata che non sentivo da tempo, le mie mani intrecciate nelle sue, o le dita che sfioravano i suoi ricci mori. La prima volta che mi strinse tra le sue braccia, l'ansia che mi provocava ogni suo sguardo o tocco, il primo bacio quella mattina, lo sguardo assente che a volte aveva, il suo sorriso... quello che ogni notte mi aiutava ad riaddormentarmi dopo un incubo, quella notte, quella nostra unica e bellissima notte. La notte che nessuno mai potrà farmi dimenticare. Non avevamo detto che la nostra favola sarebbe terminata con un "e vissero tutti felici e contenti"?
<< tra dieci minuti nel parcheggio, vicino alla mia Ferrari>>disse senza darmi tempo di replicare, andandosene fuori da quel portone. Non dovevo andare, non dopo quello che è successo, credeva davvero che avessi dimenticato tutto? Che avessi dimenticate le menzogne che mi aveva raccontato per tutto quel tempo sopratutto? Ma inutile dire che avevo anche solo pensato di non raggiungerlo quella sera, continuavo solo a chiedermi cosa volesse e perché doveva rendere la mia partenza sempre più difficile.
Il tratto di terreno che portava al parcheggio era tortuoso e difficile da praticare con i tacchi sopratutto. Mi fermai un attimo cercando la carrozzeria rosso fuoco di Harry, voltandomi più volte e affaticando la vista la trovai finalmente, e lui era li appoggiato alla carrozzeria guardandosi in torno giocando con un mazzo di chiavi.
<<sono qua...>> dissi titubante avviandomi verso la sua direzione, un mezzo sorriso stanco si abbozzò sul suo viso. <<ti va un giro in macchina?>> esclamò dirigendosi verso la parte del passeggero aprendo la portiera, quasi sapesse già la mia risposta. <<non dovremmo>> dissi cingendomi le braccia << ho bisogno di parlare, ti puoi fidare... lo so cosa è successo per colpa mia, ma sai che ti puoi fidare>> lo ascoltai a con un groppo alla gola decisi di salire.
Harry chiusa la portiera e salì a sua volta, avviò il veicolo e partimmo.
<< perché mi hai chiesto di venire con te?>> chiesi voltandomi verso di lui <<forse in un universo parallelo ora staremmo tornado a casa nostra dopo una cena familiare dai tuoi nonni...>> rise senza allegria, io aggrottai la fronte e spostai il mio campo di vista verso l'autostrada illuminata dai fari dell'auto. <<non ho voluto io tutto questo>> aggiunsi secca io. <<avevo altro in mente, credevo davvero che il mio passato poteva non tornare mai alla luce, e ora siamo in questa situazione. Prima tornare a casa era un bel momento, ora, per quanto ricordo, tornare in quella casa buia e vuota è un incubo>> disse serio <<i domestici?>> chiesi senza rivolgergli lo sguardo <<licenziati tutti, la sera che ti ho riaccompagnato a casa, ho bevuto eh... ti puoi immaginare dopo>> sussurrò imbarazzato <<ti sei ubriacato? Da quando bevi tanto?>> chiesi <<da una settimana circa>> disse.
<<mi sembri dimagrita... e bianca>> disse. <<lo so...>> sospirai <<non riesco a svegliarmi se non sono gli altri a farlo...>> abbassai lo sguardo <<vieni via con me stanotte tigre>> disse prendendomi la mano <<cosa?>> chiesi, il cuore accelerava i battiti. <<ti porterò via ancora una volta, via da questo schifo che ho creato e stavolta niente bugie, giuro. Noi due e basta piccola.>> e mi mostrò un vero sorriso, lo aspettavo da tempo. <<dove dovremmo andare?>> chiesi cercando di trattenere il cuore che mi stava morendo nel petto <<America, devo partire tra una settimana... voglio che tu venga con me>>disse tornado serio.
Quindi lui andrà in America con o senza di me? Sapevo che da quella risposta sarebbe cambiato il mio destino, scappare di nuovo, ancora con lui, in un paese ancora più lontano.
<<perché in America?>> chiesi << mi trasferirò per lavoro...>> disse stringendo la stretta <<mi stai chiedendo di scappare?>> chiesi con la voce che sembrava volermi morire in gola.
<<si>> disse. Voltai lo sguardo verso il finestrino guardando il mondo scorrere veloce e li decisi il mio destino: <<scapperò ancora una volta Harry...>> dissi con le mani che tremavano e le lacrime che scendevano mentre lui accostava in un campo sperduto nel nulla. Ad un tratto sentii la pioggia che si scontrava impietosa contro la carrozzeria dell'auto. <<ma non verrò in America con te, domani mattina tornerò in Italia e riprenderò la mia vita come è giusto che sia. Ma una cosa non cambierà mai... tu rimarrai l'unico uomo che abbia mai amato così tanto da non darmi un motivo per continuare la mia vita ogni giorno da quando non sei più con me.>> dissi scoppiando in un pianto tanto doloroso quando devastante. Lui si poggiò le mani sul viso stringendo le mani in due pugni tanto stretti che permettevano di intravedersi le vene pulsare e poi un pianto sottomesso.
<<sono una fottuto cretino...>> sussurrò a bassa voce. <<ti amo cazzo angelo, ti amo!>> alzò la voce questa volta. <<non possiamo tornare insieme e fingere di essere felici... non reggerei... non posso andare avanti così Harry>> dissi prendendogli la mano stringendola.
Lui mi prese il viso e mi baciò, mi mancava il suo sapore, il suo contatto. Cazzo mi mancava lui.
Mi riaccompagnò a casa. Preparai i bagagli e la mattina dopo ripartì e tornai in Italia dove ripresi la mia vita, sia personale che scolastica, non trovavo interesse per gli altri ragazzi che mi chiedevano di uscire. Seguivo alla tv i servizi che parlavano di Harry, che in breve tempo aveva portato quella industria ai vertici del commercio,le sue interviste, dove non sorrideva mai e le sue fossette sembravano non esistere. Non importava quanto tempo fosse passato da quel giorno io continuavo a seguirlo e ad amarlo sempre di più. Perché lui rimaneva il mio primo pensiero alla mattina e l'ultimo prima di addormentarmi, il mio bel riccio servaggio e perfetto il mio vero amore.

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