CAPITOLO 35

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CAPITOLO 35

Erano ormai passati quasi tre mesi dal giorno in cui io e Harry c'eravamo trasferiti in Francia. Saranno state presso ché le tre di mattina e io ero nel mondo dei sogni. Correvo in una foresta, inseguita da un uomo senza volto ma potrei giurare di averlo già visto, era l'uomo nella vettura postata vicino alla casa dei  Duboise. La figura di quell'uomo mi tormentava e il suo sguardo mi aveva segnato, chiedevo spesso a Harry se aveva notato l'uomo misterioso, ma lui negava sempre. Perché continuavo a pensarci? La sua immagine mi tormentava anche nei sogni, e non riuscivo a darmene una ragione. Nel sogno ero inciampata e caduta sul terreno fangoso e bagnato, che aveva sporcato il mio... vestito e i tacchi? Quale persona sana di mente indosserebbe dei tacchi e un vestito in un inseguimento con un possibile maniaco sessuale?! Ricordo di aver cercato di rialzarmi poggiando il mio peso sulle braccia, ma stato affondando nel fango, anaspavo e cercavo di chiedere aiuto ma dalla mia bocca non usciva altro che piccoli urletti striduli spezzati. L'uomo con un braccio mi prese alla vita tirandomi fuori dal fango e con violenza e velocità mi scaraventò contro un albero provocandomi un forte dolore alla colonna vertebrale. Mi lasciai scappare un verso strozzato di dolore portando indietro la testa. Mi accasciai a terra, quando lui salì a cavalcioni su di me poggiando le sue grandi mani grezze sul mio collo stringendo la presa sempre più forte, cercai di dimenarmi tirandogli forti pugni al petto facendogli sfuggire grugniti di disapprovazione e rafforzare la presa al mio collo, <<speravi di scappare eh? Povera illusa>> mi sussurrò all'orecchio. La presa mi derubava delle forze nel mio corpo, i pugni con tempo terminarono,non riuscivo nemmeno più a dimenarmi e la vista si offuscava come il respiro. Mi alzai di soprassalto urlando cingendomi le braccia. Harry cadde a terra stordito dal sonno, cercò di arrampicarsi sul letto sussurrando frasi senza senso a occhi chiusi, una volta tornato a letto si porto le mani sul visto per poi portandole sui capelli trascinando all'indietro i ricci ribelli, riacquistato un briciolo di lucidità, si voltò verso di me con un sorriso un po' ebete <<che è successo?>> chiese biascicando le parole <<un incubo...scusa>> mi portai le ginocchia al petto e ci nascosi il viso. Harry mi prese tra le sue braccia adagiandomi sopra di lui accarezzandomi la testa dolcemente << non posso impedire alla tua testa di sognare incubi>> prosegui sbadigliando <<ma dopo qualsiasi incubo  posso assicurare che ci sarò al risveglio>> disse baciandomi la testa, mi riaddormentai tra le sue braccia cullata dal suo respiro e il battito del suo cuore. La mattina seguente, naturalmente, Harry non c'era così decisi di fare una doccia veloce. Ero ancora frastornata da quell'incubo e dato che non mi andava l'idea di restare da sola,  chiamai Rose con la quale in quei tre mesi era nata un simpatia.

Una volta fatta partire la chiamata aspettai che rispondesse << Angelo?>> chiese assonata <<scusa Rose per l'orario>> prosegui <<volevo chiederti se oggi ti andava di andare a Parigi con me>> sapevo perfettamente che da casa nostra a Parigi  ci voleva su per giù quasi un ora e mezza, ma avevo avevo una voglia incredibile di andare a fare shopping e fare un classico pomeriggio con amiche che non facevo da molto tempo, poi per fortuna io e Rose ci trovavamo molto bene insieme, aveva un carattere piacevole. <<mh, si dai tempo di prepararmi e...>> disse <<aspetta ci troviamo già li?>> chiese sbadigliando << no, vieni da me appena sei pronta ed poi chiedo all'autista di Harry se ci porta>> chiesi entusiasta <<ma scusa Harry come fa a muoversi senza l'autista?>> chiese, << lui guida>> esclamai, infatti non avevo mai capito il perché di avere un autista se sa guidare. Una volta finito di progettare la giornata, la salutai affettuosamente e attaccai. Dopo aver avvisato l'autista il quale si dimostrò molto gentile, chiamai Harry <<hey>> rispose con la sua solita tranquillità <<ciao, oggi non mi troverai a casa>> esclamai <<mh? Come no?>> chiese quasi infastidito alla mia affermazione <<vado a fare compere a Parigi con Rose>> dissi girovagando su e giù per la nostra camera>> sbuffò <<piccola io ti volevo a casa oggi>> disse lasciando poco all'immaginazione <<non me la sento di rimanere a casa da sola>> ammisi con fare da cucciolo <<sono solo incubi Angelo>> esclamò lui esasperato, quante volte ho sentito questa frase <<lo so ma... non riesco a stare tranquilla>> ammisi. Il campanello suonò e dopo aver salutato Harry corsi alla porta di casa dove Ian, un cameriere, aprì a Rose, la quale si fiondò tra le mie braccia, <<ma sei ancora in pigiama?!>> ah già, sapevo che mancava qualcosa. Mi truccai leggermente e dato che anche rose aveva optato per un look casual ovvero camicetta bianca, jeans chiari a sigaretta, un paio di tacchi gialli tacco dodici e i capelli raccolti una coda di cavallo alta. Io invece optai per una canottiera nera, jeans sempre a sigaretta a vita altra e quando per stavo scegliere le converse bianche, Rose me le portò via piantandomi in mano un paio di stivaletti neri bassi anch'essi con tacco dodici <<te lo scordi>> dissi << le tue converse te le butto giù dalla finestra se non le metti>>  feci una smorfia ma alla fine accettai. Una volta nella Range Rover bianca di Harry partimmo.

Il telefono di Rose iniziò a squillare <<... no non rispondo>> disse mettendo il cellulare nella sua borsa di pelle gialla. <<chi è?>> chiesi <<il fidanzato di mia sorella Gregor! Da quando gli ho detto che uscivo con te non mi lascia in pace!>> il mio cuore si fermò <<G-gregor?>> balbettai per colpa del mio tremore <<si, Gregor  Materri>> si fece scappare una risata <<deve essere Italiano come te>> disse ignorando le chiamate di quel pazzo. Era tornato?! E tutto dun tratto mi tornò in mente il sogno e intuii che non era un semplice incubo, ma un altro pezzo di ricordo.

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