Our destiny

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CAPITOLO 1

Una delle tante, si sono come le altre ragazze. il mio nome è Angelo, se vi state chiedendo se sono un uomo siete completamente fuori strada, sono una donna a tutti gli effetti sono una ragazza nella norma con dei capelli nero corvino naturali, la pelle bianca ma non troppo e gli occhi grigi.I mie genitori sono persone che non pensano nelle righe ed infatti hanno avuto la bella idea di chiamarmi Angelo giustificandosi, a colore che gli chiedesse il perché del mio nome, << non mi risulta che esista il femminile di Angel in inglese...>>. Che idiozia.

abito in una cittadina, non molto nota, vicino Milano in Italia. Vivo in una villetta con i miei genitori: Elsa Gatuthier e Michele Bianchi, e ho anche un fratello maggiore ha 26 anni e si chiama Michelangelo, anche qui i miei genitori hanno avuto molta fantasia. mia madre è francese. i miei nonni materni Dorian e Colette abitano ora in Francia, hanno una grande industria molto importante oramai in tutto il mondo, la loro industria di Milano ne è a capo mio padre. e mio fratello lavora in quella in Inghilterra, dio se mi manca. i miei nonni sono pieni di soldi a quanto mi dice mia mamma sono dei "nobili" di quest'epoca. spesso e volentieri mi chiamano almeno una volta al giorno e una volta al giorno mia nonna si commuove a sentire la mia voce. cerca sempre una scusa per farmi venire in Francia da loro, ma dato che mio padre ha un terrore assurdo degli aeri non mi lascia andare a trovarli.

frequento la seconda liceo e sono verso la fine dell'anno scolastico

<< mamma! dove sono i miei jeans neri strappati?!>> chiesi esasperata, dato che mancavano solo 10 minuti all'arrivo del mio autobus e io giravo per casa in mutante urlando su e giu.<< ma Angi!! Sei la solita disordinata! ma ti sembra che a sedici anni debba essere ancora io a cercarti le cose?!>> mi fa salire il crimine ogni volta che fa cosi!

Mentre girovagavo in casa come una disperata a cercare quei maledetti jeans ci inciampai sopra come una stupida e caddi a terra a pancia in giu. infilati i jeans corsi in salotto pronta per prendere l'autobus quando mia madre mi prese per il cappuccio della felpa. << cos'hai fatto?! mai macchiato la felpa e i jeans di sangue!>> disse con voce preoccupata. sbattei la testa contro porta dalla disperazione.<< vieni che la mamma sistema tutto>> disse prendendomi la mano e guidandomi verso la cucina, durante quel breve tratto notai la bellezza di mia madre nonostante i suoi 46 anni suonati, mia madre aveva il potere di diventare sempre più bella ogni anno che passa, che invidia, mia madre era alta e magra, i boccoli castani ramato dei capelli le incorniciavano il viso perfettamente e gli occhi sembravano cristalli verdi incastonati.

mi fece sedere in cucina, mi alzò una gamba dei jeans e mi medicò il ginocchio sanguinante e dolorante. << ai! mamma stringi troppo la benda!>> piagnucolai.<< non fare la bambina su>> disse con il suo instancabile sorriso che mi accompagna tuttora. << ecco fatto piccola>> disse dopo avermi medicata per bene.<< aspetta qua angelo, ti vado a prendere il cambio non puoi andare in giro con i vestiti sporchi>> detto questo andò a prendermi il cambio in camera mia, pregai di non vederla tornare giu con un vestito, non sono il tipo. Mentre stavo aspettando mia madre in cucina iniziò a squillare il telefono di casa.

<<pronto?>> chiesi <<amore sono la nonna! tutto bene?>> chiese con la stessa dolcezza della mamma. << si si nonna ho avuto i soliti imprevisti diciamo >> incominciai a ridere come una stupida. << amore della nonna immagino, sai prima mi ha chiamato Michelangelo>> il mio cuore balzo << ah si? come sta? sta bene? gli manco? gli hai detto che lui manca a me? quando torna?>> gli chiesi senza prendere il respiro << Angi, calma, calma... sta bene non ti preoccupare e si, gli manchi. non sa quando torna dice che verrà a Parigi per l'azienda e mi verrà a trovare... perché non mi vieni a trovare pure tu?>> eccola che comincia... << nonna se papà mi fa venire...>> lei rise e mi disse <<non ti preoccupare amore verrai qui prima di quanto pensi>> disse con malizia <<mh? nonna che hai in mente?>> chiesi, ma mia madre mi interruppe chiedendo con chi stavo parlando. poi mi prese il telefono, alla mamma mancava la nonna, e tanto, qualche volta la sentivo piangere di notte. Quindi non replicai quando mi prese il telefono. Presi il cambio è mi rivestii. Mamma incominciò a parlare con la nonna in francese, rimasi li a mirare l'espressione felice della mamma e lo scintillio degli occhi mentre parlava con i suoi genitori, ma quell'ipnosi scomparì lasciando spazio al ricordo che dovevo andare a scuola così iniziai a correre diedi un bacio veloce sulla guancia alla mamma e me ne andai di corsa verso la fermata. Una volta arrivata, il sangue mi si gelò quando vidi che alla fermata non c'era anima viva. rimasi li in mobile quando urlai dal nervoso e buttai a terra la cartella dell'Eastpak turchese. Mi lasciai cadere a terra esasperata, chiamai mia madre ma il telefono suonò a vuoto, probabilmente stava ancora parlando con la nonna. Non mi restava altro che tornare a casa ed aspettare che la mamma terminasse la chiamata con la nonna, per poi sopportare la sua lavata di capo per aver perso l' autobus... ma che bella giornata che mi aspettava. A fatica mi alzai, presi in spalla la cartella e mentre mi stavo dirigendo a casa si fermò davanti alla fermata dell' autobus una limousine nera con i finestrini oscurati, dal veicolo scese una donna alta magra pelle chiara quasi color latte, capelli biondo scuro e corti sistemati alla Marilyn Monroe. gli occhi neri circondati da un filo di eyeliner nero, e labbra abilmente coperte con un rosso fuoco. mi intimorii alla sua bellezza da mozzare il fiato.

<<voi siete la signorina Angelo Gatuthier?>> in francese. << no sono angelo bianchi, Gatuthier è il cognome di mia madre>> risposi stringendo il mio cellulare. la bella donna mi sorrise e con un cenno aggraziato della mano mi chiese di aspettare. si diresse verso la limousine, disse qualcosa e tornò da me.<< siete voi la ragazza che sto cercando, mademoiselle>> disse prendendomi dolcemente la mano portandomi all'auto. Le lasciai la mano, cercando di usare la stessa dolcezza che usò lei prima con me, lei si girò guardandomi stranita<< mi scusi, ma chi è lei?>> chiesi senza peli sulla lingua, lei con la sua estrema calma si ricompose e mi disse sempre in francese << mia cara, il mio nome è Antoniet, vede sono stata incaricata di portarvi in Francia con estrema urgenza dai signori Dorian e Colette Gatuthier>> mi riprese e mi guidò verso il veicolo.

Quando salì notai due uomini seduti che mi guardavano da testa a piedi e poi rivolgendosi verso Antoniet uno dei due uomini le chiese se ero io la ragazza in questione, lei annui avvolgendomi il braccio attorno le spalle sempre sorridendomi << Angelo, sapete quale destino vi attende una volta messo piede in Francia?>> mi chiese con aria seria e mi accorsi solo ora che mi stava dando del voi. <<si, passerò del tempo con i miei nonni e rivedrò mio fratello.>> dissi con il cuore che batteva forte << non solo>> disse. << e che altro?>> chiesi incuriosita. << non avete mai sentito parlare del figlio dei Fontaine?>> chiese, negai con la testa << bhe allora ne sentirete molto parlare mia cara>> disse chiudendo il discorso. Non ebbi il coraggio di fare altre domante e cosi mi lasciai cullare il sonno dal buon profumo di Antoniet.

It's our destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora