CAPITOLO 36

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Il cuore aveva smesso di battere, il respiro affannoso, guardavo le iridi di Rose guardarmi storto e stranita, mi percuoteva il braccio ripetutamente chiamandomi più volte, ma l'unica cosa che sentivo era “Gregor è tornato” più nominavo il suo nome più non me ne convincevo. La prima idea fu di chiamare Harry e chiedergli aiuto ma dato che ero a pochi centimetri dal formidabile udito di Rose bocciai immediatamente l'idea. Se avrei detto la verità a Rose avrei solo peggiorato le cose e probabilmente l'avrei messa in pericolo. Così pensai ad un semplice messaggio ma mi ricordai della grande curiosità di Rose e bocciai anche quest'altra idea. Così decisi che, una volta a Parigi, con un scusa mi sarei assentata, non troppo lontano, e avrei chiamato il mio fidanzato che mi avrebbe tratta in salvo da quella situazione incredibile. Cercai di nascondere la mia preoccupazione, forse fin troppo evidente, e tentai di recitare la parte della persona più solare e tranquilla del mondo, iniziando con un sorriso a trentadue denti, che provocò una risatina preoccupata da parte della bionda al mio fianco. Il viaggio sembrò più lungo del previsto provocandomi forte fitte sulla bocca dello stomaco provocate dall'ansia e tachicardia. Una volta scesa dall'auto finsi di avere un bisogno urgente del bagno lasciando Rose a pochi centimetri dalla lucente Range Rover di Harry. Cercai il bagno pubblico più vicino e mi serrai in un bagno, poco pulito con numeri telefonici e satanici scritti qua e la “bhe un bel posticino” pensai a ,forse, un tono di voce troppo alto.

Composi il numero del bel riccio moro, dopo qualche squillo rispose una risata non proprio familiare <<povera piccola>> ghignò una voce dall'altra parte del display <<hai chiamato il tuo tanto adorato Harry per farti salvare eh? Peccato che non gli arriverà mai la tua chiamata>> disse lasciando poco all'immaginazione, <<cosa gli hai fatto?>> cercai di sembrare calma e distaccata mentre dentro morivo <<io niente, ho solo manomesso il tuo cellulare, qualunque numero tu chiami  o scrivi riceverai una risposta solo da me, meraviglioso quasi quanto il bagno dove ti trovi ora non credi?>> disse rispondendo alla domanda prima che gli fosse chiesta <<si, so dove ti trovi>> ghignò. Attaccai e buttai a terra il telefono schiacciandolo a terra e correndo fuori dal bagno cercando la mia amica, facendomi un segno con la mano <<hey tutto bene? Sei pallida>> disse accarezzandomi il viso <<mh si... mi daresti il tuo telefono?>> chiesi sorridendogli <<eh? Oh! Si ma c'è un problemino... è morto>> disse mostrandomelo <<non ne capisco il motivo era a cinquanta percento di batteria>> disse confusa guardando il display con una punta di malinconia. Le mostrai un sorriso a trentadue denti mentre dentro morivo dalla paura. Mi scervellavo per una nuova idea per farci tornare a casa sane e salve dato che Rose aveva fatto tornare a casa, l'autista dandogli un orario preciso per tornare a prenderci ovvero per le sedici di questo pomeriggio.

Dopo un pranzo leggere e nessuna cabina telefonica in vista io e Rose ci dirigemmo verso le vaste vetrine di Parigi, e di tanto in tanto comperavamo qualche cosa. Cercavo di forzare il mio viso in una smorfia di tranquillità dato che una adolescente nella media, trova che fare shopping sia un toccasana, eppure io continuavo a guardarmi in torno sgranando gli occhi di tanto in tanto quando qualche figura aveva somiglianze con il mio rapitore, ma dopo il tempo passato, la sua immagine nella mia mente era sfuocata e di certo non avrei fatto i salti di gioia per ricordare Gregor e ciò che in quei due mesi aveva arrecato a me, a Harry e alle nostre famiglie per non parlare della piega presa dalle nostre vite dopo che ero tornata.

Rose mi trascinò dentro un negozio di abbigliamento giovanile, una volta entrate percorremmo ogni centimetro quadrato del negozio finché non decisi di acquistare una canottiera bianca con la scritta nera “impossible” ed un paio di skinny jeans neri strappati che insieme alla canottiera e alle Vans bianche fanno un trio perfetto. <<sei sicura di volerti cambiare le scarpe? Stavano così bene>> disse la bionda con un cenno di tristezza nella voce <<si sicura, non riuscirei a fare un altro passo>> dissi poggiando ad un muro in una vietta di negozi piuttosto isolata. Una volta cambiata le scarpe, guardando l'orologio compresi con felicità che erano quasi le quattro chiesi gentilmente a  Rose di incominciarsi ad avviare verso il posto dopo a breve avremmo dovuto incontrare l'autista, che mi avrebbe salvato da quel senso di inquietudine e riportata fra le braccia di Harry. Una volta assicuratami che Rose non si facesse abbindolare da qualche vetrina tornai ai miei scomodi tacchi da sistemare e rimettere in borsa. Mentre mi inginocchiai verso le calzature buttate e terra una figura si avvicinò a me, quando alzai gli occhi per incontrare i suoi mi venne un colpo al cuore nonostante avevo già capito che quell'uomo non poteva essere Harry. << ora, io e te ci divertiamo>> disse a voce roca Gregor. Balzai in piedi cercando di correre verso l'autista ma, naturalmente inciampai nei miei stessi tacchi lasciati ancora a terra. Con un gesto veloce, quasi quanto quello dell'incubo, mi cinse la vita con un braccio e con l'altra mi chiuse la bocca <<non vorrai mica scappare vero?>> la sua camicia era impregnata di fumo così come il suo alito vicino al mio collo <<è un peccato che tu non ricordi quei due mesi... mi sono divertito così tanto a far trapassare la tua  pelle bianca sai?>> disse lui lasciandosi sfuggire una risata di poco gusto.

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