CAPITOLO 16

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Ero decisa, non sapevo cosa sarebbe successo ma, sapevo, che dovevo iniziare a correre la luce era ora mai a pochi metri da me l'aria era soffocante, e il cuore era peggio di un tamburo. Vedevo il mio petto abbassarsi e alzarsi freneticamente, pensavo che era finita. Una mano uscì dalla luce e mi prese per la spalla senza fatica, sembrava quasi  stassi correndo sul posto. Urlai con tutti i polmoni e quando riaprì gli occhi ero li in ospedale, circondata dal silenzio, sentivo il sibilo che la mascherina sul mio viso, credo un respiratore, produceva. Provai a togliermi quel coso ma non riuscì a muovermi riuscivo solo a muovere qualche dito della mano e aprire gli occhi, con la coda dell'occhio vidi fiori palloncini, alcuni sgonfi, peluche e tanti altri gingilli. Continuavo a far guizzare lo sguardo a destra e a sinistra in cerca di aiuto, poi d'un tratto vidi mia nonna paterna con un vassoio in mano si fermo davanti al mio letto e fece cadere il vassoio e i suo contenuto non appena mi vide, esclamando un grandissimo <<santo cielo>>. Corse verso di me prendendomi la mano ingessata << sapevo che non era un riflesso condizionato! Tienila d'occhio mentre vado a chiamare il dottore>> disse singhiozzando euforica indicando qualcuno all'altra estremità della stanza. Ad un tratto sentii l'altra mano scaldarsi pian piano quando spostai lo vidi << mi hai ascoltato vero?>> disse con un sorriso sincero e gli occhi stanchi Harry baciandomi la mano che stringeva. Era rimasto li per tutto il tempo della mia convalescenza. Il medico entrò accompagnato dai miei nonni e dai miei genitori increduli, il dottore dopo aver fatto uscire di nuovo tutti fece entrare i suoi colleghi con un infermiere. << sei stata in coma per due mesi: una costola rotta, il braccio sinistro ingessato,una gamba slogata e una commozione celebrale>> disse una dottoressa controllando con una luce i miei riflessi. Per due mesi?! Stava scherzando vero? Impossibile a me erano sembrate poco più di qualche ora! Rimasi scioccata del tempo in cui rimasi in coma e per quel lasso di tempo Harry era li? << è stabile>> concluse uno di loro terminando quella stressante visita. Fecero rientrare tutti i familiari che si erano triplicati. Mamma e papà erano sconvolti, i nonni Dorian e Colette erano sempre ben curati mentre i nonni Rosa e Mario si commossero. Dorian si sciolse tutto d'un tratto e si commosse seguito dalla nonna. La mamma era di fianco a me che mi accarezzava i capelli e mi ringraziava. Erano tutti felici. Vidi i ricci di Harry spuntare da dietro il cornicione della porta, evidentemente c'era troppa gente per i suoi gusti. Squadrai tutta la gente che c'era, mio fratello mancava, papà se ne accorse e piegandosi verso di me <<lui non sa nulla>> continuò << due mesi fa è dovuto partire, ha chiesto di te, non potevamo farlo preoccupare è in una situazione difficile>> mi sussurrò all'orecchio quasi si vergognasse, capì la situazione, ma rimasi triste, l'unica cosa che pensavo era “ ma non ti sembra strano che per due mesi non hai potuto parlare con me?”  sentii il cuore sfracellarsi dalla delusione. E poi compresi, quel giorno in cui ebbi l'incidente lui era partito, partito senza dirmi nulla di nuovo. Fa male. Dopo svariato tempo le persone man mano diminuirono mamma era uscita con papà e Dorian, li accompagnò fuori a fumare, rimasi li con Colette. <<tesoro mio>> disse accarezzandomi il braccio << in questi mesi ho davvero temuto che non avrei più rivisto quei due occhioni, ora devi essere ancora forte mi raccomando, devi tornare forte come prima>> singhiozzò, ci fu una breve pausa dove lei, si girò verso la finestra senza mai smettere di accarezzarmi il braccio <<scusa, non avremmo dovuto portarti con la forza via dall'Italia, ma non è mai stato per ripicca o convenienza come pensi tu, volevamo davvero rivederti, quando ti ho vista scendere da quell'aereo ho pensato a tutti i momenti in cui parlavo con te al telefono e a quante volte avei voluto stringerti tra le braccia e sentire il tuo odore e ora potevo finalmente... sai lui è venuto qua ogni giorno per due mesi, non ti voleva lasciare mai sola>> disse rivolgendosi verso la porta, rimase li allungo a raccontarmi tutte le volte che da piccola le descrivevo per fino e per segno i miei disegni e le mie giornate e a quante volte la facevo ridere poi mi lasciò con un bacio sulla fronte e usci sussurrando qualcosa a Harry. Ero felice, sentivo che la collera che avevo nei suoi confronti era passata, ma qualcosa mi impediva... << sembri una tigre in gabbia>> disse poggiato sul cornicione, si mise le mani in tasca e un po incurvato si avviò verso di me, tirò fuori una mano dalla tasca e la fece scivolare delicatamente sulla mia guancia, mi squadrava da testa a piedi << non so cosa avrei dato per vederti con gli occhi aperti e ora sto male a vederti così, non puoi fare altro che guardare e subire>> sussurrò con quei occhi che non facevano altro che guardare i tubi collegati al mio corpo, non avevo idea di come ero ridotta se suscitavo così tanta passione. Volevo vedermi, ma non potevo parlare solo guardare e stare zitta o come aveva detto Harry “subire”.Il tempo passava, tra le varie visite mediche e quelle dei parenti e amici, ero sempre più avvilita... il mio corpo non reagiva alle cure giornalieri prescritte dai medici,  non riuscivo a parlare,a esprimere, non potevo nemmeno mangiare o bere, il tutto mi era iniettato direttamente in circolo, ero un maledetto vegetale per non parlare della costante paura che nel tempo a venire la situazione non sarebbe migliorata di una virgola.

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