III

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Nico

Il viaggio di andata a Seoul è stato un incubo. Sette ore di differenza si fanno sentire: se da me adesso è mezzanotte, Sia e Danie staranno litigando per il pranzo in questo momento. Ma non è questa la cosa più snervante: in aereo, nel sedile dietro al mio, c'era un bimbo delle elementari. A me i bambini piacciono, è vero (a differenza di Danie, che li vorrebbe tutti bruciati). Ma non riesco a sopportare un bambino che non fa altro che tirare calci da dietro, frignare e lamentarsi. Tutto ciò mi ha urtato il sistema nervoso e per tutto il tempo sono stata a fissare il vuoto con la testa che scoppiava e con le mani che mi prudevano.

Scaccio via questi pensieri, quando vedo nel parcheggio il mio manager. Si chiama Wu Bosong e l'ho visto più volte nelle foto della BigHit.

Mi avvicino felice e saltellante, mentre lui mi guarda dalla testa ai piedi.

-Piacere, sono Nicoleta! Lei deve essere Wu Bosong!- dico in coreano con tutta la felicità del mondo.

Tendo la mano.

Non si disturba neanche afferrala.

-Ni-co-le-ta, giusto?- mi scandisce il nome guardando delle carte.

Annuisco ritirando la mano offesa. Ma che razza di manager ho?

-Ecco- .Mi porge un bigliettino con un indirizzo scritto in penna blu.

Lo guardo confusa.

-Devo prendere un altro idol, più famoso di te...- dice impaziente.

Questo fa scatenare la mia rabbia. Come si comporta?! Che razzista! Non è che se sono un idol straniera sono inferiore! Stupido coreano.

Vado sul registro di chiamate e chiamo un numero che ho registrato con "Non rispondere".

Intanto che chiamo Danie, comincio ad insultare il mio "manager"...in italiano. Mi sta guardando come una pazza: probabilmente sto facendo una pessima figura, ma non mi interessa.

-Pronto?- sento dire dal altro capo del telefono.

-TU RAZZA DI...- lo insulto mentre mi allontano da quello che ora definisco rifiuto umano.

-Tutto ok, lattina?- mi chiede spaventata.

-No, no...- continuo a ripetere.

-Perché?-

-Come faccio ad arrivare alla BigHit?!- dico mentre le persone intorno a me sembrano guardarmi con una pazza.

-Ma non doveva prenderti il tuo manager?- mi chiede confusa.

Sento Sia borbottare qualcosa.

-Sì, ma a quanto pare deve accompagnare un altro idol! Lo odio-

La sento ridere mentre Sia sospira.

-Danie, non ridere! Non è divertente!- le dico.

-Ok, ok. Allora- tenta di continuare senza ridere- solitamente negli aeroporti dovrebbero esserci diversi taxi, no?-

Mi guardo intorno. -Sì, ci sono taxi gialli e neri...-

-Bene- continua a parlare Sia- fatti dare un passaggio da uno giallo, dato che sai il coreano. Quelli neri sono per gli stranieri che sanno solo l'inglese-

-Ok-

Continuò a sentire Danie che ride.

-Daniela, mi sto innervosendo...- l'avviso.

-No...è divertente- dice semplicemente.

-Cosa?- chiede Sia al posto mio.

-Chissà, magari nasce una storia d'amore tra te e quel Wu Bosong...- ci dice divertita.

-Danie...ti ricordo che sei appena uscita da una relazione...- le ricorda Sia severa.

-Non voglio relazioni di quel tipo, ok?- dice con tono lagnante- io voglio una persona responsabile, di un...-

- ...di uno psicologo. Ecco di cos'hai bisogno- finisco io la frase.

Sia si è messa a ridere.

-Esci dal mio studio, Sia!- tuona Danie offesa.

-Ragazze, ora vi devo lasciare- dico io -vi richiamo domani-

-Va bene-

-Pregherò per te, Sia. Spera solo di non venire uccisa durante la notte- le dico prima di chiudere la chiamata, davanti al taxi giallo.

Guardo l'autista e capisco subito che è più simpatico del mio manager.

[]

Sono dentro la BigHit, dopo aver fatto un altro lungo viaggio in taxi.

Mai prima di adesso sono stata così stanca, ma decido comunque di prendermi qualcosa nel ristorante interno alla BigHit (nonostante sia l'una di notte) , poi andrò a dormire.

Il ristorante è quasi vuoto, se non per qualche persona che lavora al computer o sta ad ascoltare un po' di musica.

Sto andando in fondo al ristorante, per sedermi nei tavolini più appartati, quando sento qualcosa.

-Cioghiyo!-

Cioghiyo è una specie di ehy in coreano e sembra proprio essere rivolto a me.

Quando mi giro, mi ritrovo un ragazzo che mi fissa seduto su una comoda sedia.

Ha gli occhi a mandorla neri, capelli biondi (ovviamente tinti). E guardandolo meglio, penso che non sia poi così alto. Ma la cosa che subito noto di lui sono le labbra...così piene...

-Cioghiyo, vorrei ordinare- mi dice sventolando il menù.

Fatico a credere alle mie povere orecchie. Ma che...

Continua a fissarmi con il menù in mano.

-Aspetta, forse sei nuova e non sai il coreano- dice all'improvviso mentre il mio povero cervello è ormai fuso

-I need...food- dice in un inglese stentato.

Nonostante io in inglese sono tutta Shish, almeno questa frase riesco a capirla. E realizzo solo in questo momento che mi ha scambiata per una cameriera.

Se ne accorto anche lui di questo errore, perché ha notato che non ho il cartellino con il mio nome. Immediatamente arrossisce.

-Ah, no, sorry... I, you...sorry...me...-

Possibile che in un solo giorno abbia vissuto due esperienze negative a Seoul?

-Oh, no. No, sorry. I lob you!- dice notando la mia rabbia, cercandosi di scusare con il limitato inglese che conosce.

Sto per dirgli che io in realtà conosco benissimo il coreano, quando sentiamo un'altra voce che si rivolge a noi.

-Ehy, Chim-Chim. Cosa stai facendo?-

È un ragazzo alto (più di quello che ho davanti) dai capelli viola e occhi scuri. Si avvicina a quello che ho capito essere Chim-Chim, che è diventato un pomodoro vivente.

-Hyung...- sussurra lui in evidente difficoltà.

Solo allora il Hyung sembra notarmi. Sorride mostrando le fossette.

-Hi, my name is Kim Namjoon, but you can call me RM or Rap Monster if you want. Who are you? Are you a Jimin's foreign friend?-

Ok...forse ora sento la mancanza di Sia con me. Non ho capito nulla di ciò che ha detto, ha parlato troppo in fretta. Avere Sia come traduttrice sarebbe molto utile. Ma non Danie, no. Lei probabilmente starebbe a guardare la scena di me che tenta di dire due parole in inglese senza aiutarmi.

Sento il tipo biondo dire: "Non la conosco, Hyung"

Decido così di rompere il ghiaccio.

-So parlare il coreano- dico stupendo i due amici.

-Ah, bene. Comunque io sono Kim Namjoon ma puoi chiamarmi anche RM o Rap Monster se vuoi...- dice il viola.

-...e lui è Park Jimin-.

Teach me to love, Park JiminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora