Epic(o)

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Lauren fu tanto gentile da portare la mia valigia, appena atterrammo a Los Angeles, perchè le mie condizioni erano pietose, tra il lungo viaggio e la tortura psicologica che mi ha apportato per tutto il volo. In aeroporto c'era la solita folla di fan, più di Lauren che miei. Era capace di andare nel buco più recondito del pianeta e trovare dei suoi fan incalliti. Le nostre guardie del corpo ci scortarono fino alla macchina della Epic, che ci attendeva fuori dall'aeroporto, e LA continuava a chiamare Lauren insistentemente.

"E' la settima volta, ma che diavolo ha?", chiedo a Lauren, snervata dal suono del telefono di lei che aveva ripreso a suonare ancora una volta.

"LA è sempre molto impaziente quando si tratta di programmare.", lo giustifica Lauren rispondendo alla chiamata, dicendo al produttore di essere in macchina e di essere quasi arrivate.

Alzo gli occhi al cielo, per l'insistenza dell'uomo, e mi guardo attorno, scrutando fuori dal finestrino oscurato della macchina. Los Angeles è bella così come la descrivono. Piena di colori, di odori, di rumori, ventilata e... piena di palme. Dopo una mezz'ora di traffico arriviamo davanti ad un edificio enorme, tutto bianco, con la grande scritta rossa 'Epic'. Il mio cuore fa un balzo e inizia a tamburellarmi in petto. E' davvero tutta realtà. Sono a Los Angeles, la città dello spettacolo, con Lauren Jauregui, davanti all'edificio di una delle più grandi case discografiche degli Stati Uniti, e ho un contratto con loro.

"Wow... Lau è bellissimo... E' come in un sogno!", mi mordo il labbro, una volta uscita dalla macchina, fermandomi a guardare in alto, l'edificio e cercando di metabolizzare le mie plurime emozioni in quell'istante. Lauren alle mie spalle fa uscire un fiato dal naso, accennando un sorriso,  "Ti verrà a noia, vedrai..."

Lauren mi fa cenno di avviarci all'entrata e bisbiglia qualcosa al mio orecchio, "Pronta a sorridere? Fai la diva."

Non ebbi il tempo di capire cosa intendesse con quelle raccomandazioni, che un fiume di flash inondò me e la donna al mio fianco, così, presa alla sprovvista cercai di trovare un contegno e salutai con un cenno della mano i giornalisti all'ingresso della Epic. Lauren non fece altro che tirare dritto, rivolgendo sorrisi pacati, alle macchine fotografiche, ignorando le urla dei giornalisti che speravano in qualche rilascio di informazione da parte sua, 

"LAUREN! LAUREN! DICCI QUALCOSA SUL TUO TOUR"

"LAUREN E' VERO IL RUMOR DELLE CAMREN?"

"MISS CI PARLI DELLA NUOVA STELLA DELLA EPIC RECORDS, E' SEMPRE INSIEME A LEI, DEVE SAPERE MOLTO DELLA SUA VITA"

"LAUREN I FAN PENSANO CI SARA' UNA SORPRESA PER LORO NEL TUO PROSSIMO TOUR, E' VERO?"

Il tonfo rumoroso delle porte d'ingresso di vetro, si lasciò alle spalle le urla e i flash dei giornalisti. Io guardai appena Lauren, quasi stordita. "Non dirmi che sarà sempre così...", risposi ironica, con un fondo di speranza. Lauren adesso ride più visibilmente, rivolgendomi uno sguardo paterno, "Ti verrà a noia anche questo... Ci farai l'abitudine."

"Lei mie stelle!"

La voce scura di LA risuonò nell'ingresso e ci porta a posare l'attenzione su di lui che, con le braccia aperte pronto ad un abbraccio, cammina verso di noi, tutto sorridente.

"Hei vecchio", lo beffa Lauren, mentre lui ci chiude tra le sue braccia, come due figlie.

"Saliamo, ragazze. Ho in programma cose grandiose per voi due."


Lo studio di LA è una vera figata. Ampio, pareti a vetro con vista su Los Angeles, arredamento bianco e nero. Mi ricorda un po' la casa di Lauren di Miami, probabilmente deve averci messo lo zampino LA... No, forse è più probabile che sia Lauren ad aver messo lo zampino sull'arredamento dello studio di LA.

I WANT YOU || CAMREN || The Epic Records ExperienceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora