Tutti abbiamo un angelo.
Un custode che veglia su di noi.
Non sappiamo che forma prenda.
Un giorno è un vecchio, un altro una ragazzina.
Ma non fatevi ingannare dalle apparenze:
possono essere feroci quanto un drago.
Eppure non combattono le nostre battaglie,
ma ci bisbigliano dal nostro cuore per ricordarci chi siamo.[. . .]
Possiamo negare che i nostri angeli esistano.
Convincerci che non possono essere reali.
Ma loro si mostrano ugualmente...
in posti strani... e in momenti strani.
E parlano per bocca di uno qualunque dei personaggi.
Quella urlante di un demone se devono.
Sfidandoci.Incitandoci a combattere.
Sucker Punch
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«Ecc --- padr ---».
«E --- ti aspe--- che creda a --- esta cazzata?».
«Sei odios---».
«Ti p --- i ti --- catt ---».
«No--- vrai la mia prote--- con o se--- cont---».
«Tanto vale aspet--- il Boog --- e far --- finita».
«Loro hanno biso--- di te --- e tu --- loro».
«Perdo---».
«Il m--- ome --- Chayy ---».
«Ti a---».
«Torne---».
«AAAHHH!!!»
Di nuovo. Di nuovo quel sogno, quell'ammasso di fugaci visioni offuscate e voci confuse. Ormai era almeno un anno che mi tormentava, ma per qualche ragione si era fatto più ricorrente ora che ero in prigione. Quella notte - come ogni altra da quando i Gorillaz tornarono in pista con Humanz - mi svegliai in un bagno di sudore sul lettino della mia cara e angusta cella numero 20602. In sé non era un incubo, cazzo io con gli incubi ci convivo dalla nascita e anche da sveglio, ma c'era qualcosa in quelle visioni sfocate che mi turbava. Non sapevo decidermi se fossero postumi di troppe batoste dietro le sbarre o... ricordi tanto lontani da non sembrare miei. Sentivo quelle voci sovrapposte, una di seguito all'altra, alcune come sussurri e altre come grida e il casino che ne veniva fuori mi faceva venir voglia di vomitare. Mi alzai dalla brandina per poter almeno sciacquarmi la faccia al lavandino sotto la finestra, uno scialbo foro rettangolare protetto da sbarre e una rete di metallo. Fuori era buio - credo fossero le due di notte - ma la luna era così splendente che una debole luce pallida illuminava il tavolino al centro della stanza. Le celle lì erano praticamente dei buchi, quindi lo spazio era calcolato per un letto singolo, un tavolo, un lavandino con acqua potabile e un cesso posizionato così strategicamente che pure lo stronzo dalla cella di fronte era capace di vederti mentre cagavi. Quei sogni erano troppo confusi e in un anno non ero riuscito a cavarne un ragno dal buco. Non ci capivo un cazzo. E poi avevo altri pensieri per la testa: ero in prigione. Perché? Per un crimine che per una volta non avevo commesso. Avevo cercato di farlo capire al giudice, agli altri detenuti, pure alla colonia di scarafaggi sotto al mio letto, ma nulla. La cosa che più mi aveva fatto rivoltare lo stomaco però erano stati gli altri, la mia band: Noodle reagì al mio sms di spiegazioni con una singola emoji di un pollice all'insù e come se non bastasse, mi congelò il conto in banca così che non potessi pagarmi la cauzione da solo. E adesso quel citrullo testa blu aveva il comando. Avevo letto le interviste sui giornali, visto il music video di Humility in tv insieme a un branco di criminali dal fetore nauseabondo nella sala comune ricreativa... e devo dire che mi faceva pena. Lo notai subito che stava cercando di copiarmi, il verme. In due o tre scene copiava i miei movimenti da Rock the House e Saturnz Barz e tutti a fargli gli applausi come se fosse la prima volta che le vedevano (a me venivano cento volte meglio). E non so come, aveva anche preso la smania di indossare i MIEI stessi vestiti! Ma parlando degli altri prigionieri, alcuni di loro ci tenevano davvero tanto a rovinarmi la giornata, così, spesso e volentieri, si finiva l'ora ricreativa in gran stile con scazzottamenti e manganellate. Uno spasso. Poi c'era il mio rimpiazzo: Ace D. Copular. Un mio vecchio amico, ed era da un po' che non lo sentivo... come abbiano avuto il suo numero e da dove abbia imparato a suonare il basso, non ne ho idea. In giro c'erano queste voci, queste "campagne" iniziate con dei semplici hashtag chiamate #freemurdoc e #embraceace... inutile dire per la quale TUTTI avrebbero dovuto schierarsi. I Gorillaz erano GORILLAZ solo se c'ero anche io, membro fondatore della band da almeno 20 anni! Non potevano prendere il primo tizio verde al supermercato e schiaffarlo al mio posto!
«Fanculo tutto... e tutti» mi dissi dopo essermi asciugato il volto con quello che doveva essere un asciugamano... anche se a guardarla sembrava la maglietta che non indossavo da quando avevo messo piede lì dentro. Addosso avevo una tuta arancione vecchio stile. Non potevano cagarmi il cazzo su una scelta stilistica personale ed ero intenzionato a far valere quel mio diritto, per quanto potesse essere inutile o stupido. Ma non mi arrendevo. Non ancora. Quella roba targata "Free Murdoc" online mi avrebbe dato la libertà: fan da tutto il mondo avevano racimolato i loro bei soldini per contribuire alla causa e farmi uscire. Ohh sì, già vedevo 2D sul palco spiazzato dai cori "FREE MURDOC", cartelloni a scritte cubitali e ragazzine bagnate con indosso solo la maglia e il cappellino più in voga del momento, solo per me.
La situazione si stava più o meno sistemando là fuori... ma non dentro, non dentro la mia testa. Più cercavo di distrarmi con le cose importanti, e più pensavo a quei sogni che mi facevano venire le emicranie. Era dal nostro concerto a Margate che non facevo sogni tranquilli... da quando avevo scambiato quattro paroline con quella ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri come il mare limpido di mezzogiorno. Quelle cose che mi disse... mi suonarono sospettosamente familiari. Il suo nome me lo ero appuntato a mente, Cheryl. Era come se la conoscessi già. Ma il fatto era che non mi ricordavo dove e come l'avessi conosciuta. Eppure una bambolina come quella era difficile da dimenticare, e considerato il tempo che passai rinchiuso sottoterra e quello in superficie per registrare Humanz, non credevo di averla mai vista prima di allora. Su Plastic Beach c'eravamo solo io e 2D, e per qualche breve periodo anche Russel e Noodle... super brevissimo dato che ci attaccarono e fummo tutti costretti prendere strade diverse. E ancor prima di quello, zero totale. Sentivo che quella ragazza e i miei sogni confusi erano come... collegati tra loro. E che non avrei trovato pace fino a quando non l'avrei incontrata di nuovo. Le avevo dato il mio numero di cellulare - per un bel faccino come quello questo ed altro, pensai allora - e prima di essere sbattuto in prigione non avevo ricevuto nemmeno una sua chiamata. E Satana solo sapeva se ora che ero in gattabuia lei ci avesse provato. «Non posso far altro che aspettare...» mi dissi lasciandomi cadere sul letto, la testa dai pensieri vorticosi finì sul cuscino scomodo, probabilmente con del piombo al posto delle piume e imbottitura varia.
«Tutte le notti sempre lo stesso sogno... cazzo, potrei scriverci un libro. Chissà, potrebbe uscirci un capolavoro come quello di Hit- ...» quella banale osservazione mi guizzò nel cervello come una pallina in un flipper e nel giro di un nanosecondo, divenne un'idea niente male, mi considerai un'idiota a non averlo fatto prima «Perché non ci ho pensato prima?!».
Balzai giù dalla brandina e mi spostai al tavolino al centro della stanza. Sopra c'erano diverse cianfrusaglie come riviste vecchie di mesi dove mi divertivo a sfigurare i volti famosi, un mazzo di carte francesi (me lo aveva fatto recapitare Russel... solo che lo stronzo aveva sostituito tutte e 54 le carte con degli assi di picche e io ovviamente le avevo lasciate lì a prendere polvere), un posacenere per quando riuscivo a farmi spillare qualche sigaretta dalle guardie e quant'altro, ma io miravo alla penna e il blocchetto di carta sul quale scarabocchiavo cagate prima dell'ora di cena. Mi misi al tavolino e con penna alla mano, iniziai a scrivere ogni parola, anche solo una lettera, che mi era capitato di sentire nei miei sogni, anche quelle che sembravano non avere un minimo di senso. «Se non dovesse funzionare... beh, mi toccherà passare di nuovo dallo psichiatra una volta uscito da questa latrina».
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Gorillaz ||Why, Why the Evil 2||
FanfictionChayyliel è tornata. Anche se, a dirla tutta, non se ne è mai andata. Dalla fine degli eventi di Plastic Beach ha sempre tenuto d'occhio il bassista dei Gorillaz, e ora che le cose si sono fatte pericolose si vede costretta a piombare di nuovo nella...