15. Non piccoli miracoli ma grandi botte di culo ~ 😇

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La chat si era come bloccata, il client si era arrestato. Il sistema informatico della prigione aveva individuato una falla nel sistema, cioè il nostro profilo, e aveva arrestato la comunicazione. «Porca puttana! E ora?!» Murdoc si era fatto prendere dal panico ma io con prontezza avevo preso l'immagine dalla galleria e l'avevo inviata ad una mail che avevo creato apposta per l'occasione, per non destare sospetti. «Liberati del fantoccio e fa finta di niente!» dissi alzandomi per sgusciare via dal piccolo cantuccio che stavo condividendo col prigioniero. Shaun mi aprì in fretta la porta per farmi uscire, e richiudendola mi chiese preoccupato «Che succede?». Io intanto spensi il cellulare e me lo infilai in tasca alla svelta «Il sistema ci ha beccati. Non hanno dato alcun allarme però... strano» mormorai alzando lo sguardo verso gli altoparlanti. Shaun seguì il mio gesto e si grattò la testa, più confuso che preoccupato. «Forse quei due in Sorveglianza hanno combinato qualcosa...». Annuii e con passo svelto ma disinvolto, mi diressi nell'Ufficio della Sorveglianza. Le celle intorno a me erano pressoché vuote, cosa che ci aveva reso il compito un filino più facile. La mia paura restava però il messaggio apparso sullo schermo. Il sistema ci aveva beccati e nessuno si era ancora mobilitato... era una cosa troppo sospetta.

Arrivata davanti alla porta dell'Ufficio, presi un gran respiro e aprii lentamente l'uscio per trovare solo Mike seduto al portatile sulla destra della stanza, spalle rivolte alla parete alla mia sinistra accostata da una scrivania piena di scartoffie. La parete davanti a me consisteva in uno di quei pannelli di video-sorveglianza con gli schermi perennemente accessi e... bloccati. Mike - la guardia più asciutta che Murdoc ha detto di aver visto su siti poco raccomandabili il giorno della rissa in mensa - si voltò verso di me e mi sorrise. «Giusto in tempo!» si alzò dalla scrivania sulla quale era chino, spostando di poco il portatile per permettermi di guardare lo schermo: il desktop era pieno di finestre aperte con scritte in verde su sfondo nero, per un attimo mi parve di aver messo piede in Matrix. Lo guardai confusa «Che hai combinato?» gli chiesi muovendo un passo verso di lui, confusa. Lui mi rispose con un sorriso fiero, mettendosi i pugni ai fianchi e rivolgendo la testa di profilo, come se stesse imitando la posa di un qualche super-eroe «Ho salvato la pellaccia del signor Niccals e la tua, oh dolce Cheryl!». Charles e Mike - questi erano i nomi delle due guardie della Sorveglianza - scoprirono la mia tresca con Murdoc non molto tempo dopo il mio primo giorno di lavoro accanto al bassista. Promisero di non dire nulla a nessuno, di volere quel "bastardo di un bassista" fuori dalla prigione per tre motivi: 1) a loro piaceva la musica dei Gorillaz, 2) combinava solo guai e 3) di conseguenza questo metteva nei guai loro, proprio come accadde il giorno della rissa in mensa. In cambio chiedevano solo che uscissi dalla prigione durante il mio turno per passare a qualche fast-food e portar loro da mangiare, visto che loro avevano turni più lunghi dei miei e che la loro presenza era sempre richiesta. Charles era probabilmente al bagno in quel momento, considerato il cibo che ingurgitava ci passava almeno 8 ore totali al giorno. Mike invece era più il tipo da insalata e salsine allo yogurt. Tutta quella situazione mi portava a riflettere... e se qualcuno ci avesse scoperto? Qualcuno che poi non si sarebbe schierato dalla nostra parte, o qualcuno di importante come lo stesso capo della prigione - che per chissà quale grazia divina - era sempre poco presente nella struttura. Dopotutto non stavamo facendo nulla di male, farlo evadere non era il nostro obiettivo... quindi cosa sarebbe mai potuto accaderci? In ogni caso mi sentivo fortunata ad aver trovato degli alleati come la signora Jacques, Shaun, Charles e Mike.

«E come avresti fatto, di grazia?» dissi strizzando lo sguardo sullo schermo del portatile, come prr capirci meglio. Nonostante avessi passato dieci anni sulla Terra, alcune cose erano ancora un mistero per me... o cubi di rubik, dipendeva dai casi. Mike si batté il pugno sul petto in segno di virilità, il suo volto coperto da una barbetta incolta nera sprigionava orgoglio da ogni poro «Ho bloccato l'allarme che il sistema avrebbe dovuto lanciare, visto che avete fatto irruzione nel firewall della prigione. Avreste potuto avvisarmi però. Se non fossi stato alla postazione tutti sarebbero venuti a saperlo» si tirò su gli occhiali, due lenti prive di contorno ma con due asticelle bianche che si posavano sulle sue orecchie olivastre «Ho risolto l'errore nel sistema, e riassumendo la cosa così che tu possa capire, è come se il firewall non fosse mai stato attaccato. Tutto normale. Tutto sicuro. Tutto pulito». Più lo guardavo e più mi risultava impossibile che qualcuno mi stesse aiutando a scagionare Murdoc. Non che credessi ancora alla storia "è cattivo, lasciatelo marcire in prigione", più che altro era perché non mi pareva vero che la gente potesse esporsi fino a tal punto per salvarlo.

Murdoc mi piaceva per quel suo lato cattivo avevo avuto modo di saperne ancora di più in quegli ultimi dieci anni senza di lui. Non era una persona splendida, è vero. Ma dopotutto chi lo è? Non ci sono più santi a questo mondo e credetemi, io lo so bene. Ma non era solo quel suo lato infame ad attrarmi, era quella sua spontaneità nei gesti e nelle parole, quel suo fare imprevedibile e un po' da buffone che mi faceva scompisciare durante le interviste rilasciate nel periodo di Humanz. Era spontaneamente cattivo col prossimo. Ma io lo avevo visto ridere, ingelosirsi, piangere, amare... io sapevo chi era, sapevo che sotto a tutto quell'essere bastardo c'era qualcosa di più prezioso che intendeva custodire, ma che aveva finito col dimenticare e lasciare a prendere polvere. «Grazie Mike sul serio, non so proprio come ripagare te e Charles per quel che state facendo per me e Murdoc» lui mi interruppe, sistemandosi la cravatta da sotto la giubba da sorvegliante «Consegne a domicilio dal McDonald's all'angolo vanno più che bene cara Cheryl, lo sai! E poi liberarci di quel cetriolo avvizzito è già una ricompensa in sé. Ancora non so come tu faccia a vederci del buono ma... contenta tu!». Ormai lo avevo capito settimane orsono che aveva una cotta per me e lui aveva capito che io non ero interessata a lui. Un po' mi faceva tenerezza, ma non così tanta dal farmi cambiare idea. Era rassegnato, glielo leggevo negli occhi. Credo continuasse a comportarsi da cavaliere con me solo per migliorarsi. Credo.

Charles rientrò nell'Ufficio di Sorveglianza giusto in quell'istante. Sembrava un po' sfibrato, cosa che mi preoccupava. Mangiare tutta quella roba non fa bene a nessuno. «Anche oggi abbiamo intasato il cesso, Charles?» Mike punzecchiò il collega mentre questi andava a sedersi con una certa difficoltà sulla sedia con rotelle davanti al pannello. L'uomo grassottello schiacciò diversi bottoni e in un baleno gli schermi tornarono attivi «Non cagare il cazzo Mike».

«Se non la pianti con tutta quella roba a cagare cazzi sarai tu. Io almeno mi limito alle insalate e solo ogni tanto mi sacrifico con uno di quei panini ammazza-organismo» rispose Mike incrociando le braccia, poggiandosi alla scrivania dietro di lui. Charles si tolse il cappello per sventolarselo in faccia nel tentativo di alzare un po' d'aria, mettendo in mostra la sua testa poco rivestita da capelli sottili e arruffati e decisamente sudaticci «E va bene, nutrizionista mancato, stasera mangerò insalata! Ma offri tu!». Il venticello scaturito dal movimento del cappello fece cadere le ultime briciole della merenda di Charles dalla sua barba riccioluta e lunga, che gli arrivava sul petto.

«Sentito Cheryl? Stasera due menù a base di insalata per entrambi!» echeggiò Mike vittorioso. Per un attimo mi sembrò di rivedere quella strana coppia che incontrai su Plastic Beach, il gabbiano e il pellicano, ma a corpi invertiti... più o meno. «Ricevuto! Più tardi fatemi sapere cosa vorreste di specifico e per le otto andrò a prendervelo!». Detto ciò scambiai qualche battuta con i due, e finimmo col decidere di vederci più tardi quella sera per non destare sospetti nei colleghi. Tornai nel corridoio che conduceva allala dove si trovava la cella di Murdoc e mi fermai non appena sentii i miei tacchi battere sul pavimento bagnato. Voltai la testa verso la cella alla mia destra per vedere Murdoc tentare di sfilare dalla tazza del water il fantoccio. «Hey infermiera! Chiama quelli delle pulizie che qua è un macello!» urlò il bassista dopo essere riuscito a sturare il water, nascondendo lex cuscino sotto al suo letto «Quel pollo al curry mi ha fatto cagare massi grandi quanto uova di struzzo!». Una piccola scenetta per far credere di aver passato l'intero pomeriggio sulla tazza, non male come idea. Shaun - che era ancora lì a sorvegliare il corridoio - si stava tenendo una mano sulla faccia in segno di disapprovazione. Con Murdoc non c'era giorno che non gli scappasse un facepalm, poveretto. Io sorrisi, e stando attenta a non scivolare corsi a chiamare qualcuno delle pulizie per rimediare al finto allagamento.

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