30. Altro che "dietro l'angolo" il pericolo ora arriva a domicilio! ~ 😇

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«Qualcosa non va ragazzi... nessuna di loro risponde e sono in ritardo di mezz'ora ormai» mormorai impensierita. Che cosa aveva mai potuto trattenere Noodle e le sue amiche? E dire che quelle due erano sempre puntuali e si erano promesse di non fallire questo loro incarico. La cosa puzzava di marcio lontano un miglio.

«Forse c'è traffico...» ipotizzò 2D, cercando di mantenere alto l'umore dei presenti. Purtroppo però aveva l'effetto opposto. Anche a piedi ci avrebbero messo meno di mezz'ora, il posto dal quale venivano non era tanto lontano e Noodle era capace di gestire le folle di fan che le andavano dietro in ogni eventualità. L'unica spiegazione possibile era che le fosse successo qualcosa di grave. Murdoc parve realizzarlo prima di tutti e subito sfiderò le chiavi della sua auto, incamminandosi all'uscita «Vado a cercarla!».

«E dove?» gli andò dietro Diana, seguita da Stuart, me e Russel. «Non lo so. A casa della sua amica magari. Non è che abbiamo altra scelta!» rispose lui mettendo la mano sul pomello. Nel momento in cui lo fece girare, la porta si spalancò con violenza respingendo il bassista all'indietro. Dall'altra parte c'era... un uomo. Un viso familiare, se non fosse stato per l'enorme cicatrice che gli deturpava il collo e i capelli rizzati in testa come se avesse messo due dita in una presa elettrica. In mano aveva una pistola, addosso una tuta arancione. Senza pensarci sopra due volte corsi verso Murdoc, mentre 2D si parò davanti a Diana e tutti gli ospiti alle spalle di Russel sussultarono all'unisono. 

«T-Tu... tu sei...!» Murdoc lo riconobbe subito. Quella corporatura scomposta, lo sguardo allucinato, i capelli arruffati...

«SI, SONO IO! RONALD!!! TI RICORDI DI ME, VERO MURDOC?!?!».

Il detenuto si chiuse la porta alle spalle e puntò la pistola su Stuart «Tu! Sì Tu! Chiudi la porta a chiave! Muoviti!». 2D sembrò essersi fatto di gelatina ma inspiegabilmente non si mosse da lì. Tremava lì dove si trovava ma non muoveva un solo muscolo e teneva i suoi occhi ancora bianchi fissi sull'uomo armato. «HEI!!! MI HAI SENTITO TESTA DI CAZZO?! O VUOI CHE TI FACCIA UN BUCO IN FRONTE?!». Nonostante le grida Stuart non si muoveva e capii il motivo solo dopo avergli guardato le spalle: stava proteggendo Diana. Lei sembrava averlo capito e aveva le lacrime agli occhi, più di tutti i presenti che stavano facendo del loro meglio per mantenere la calma «T-Ti prego Stu... v-vai...» la sentii mormorare queste parole e 2D fece come ordinatogli, con una riluttanza mai vista prima. I suoi occhi si fecero neri in un istante. Le chiavi erano già dietro la porta così dovette solo raggiunger
le e girarle nella serratura - con addosso il mirino della pistola automatica - per poi estrarle sotto indicazione di quel Ronald. Se le fece consegnare e se le lasciò scivolare nella tasca della tuta. Stuart tornò subito accanto a Diana mentre io ero riuscita a far alzare Murdoc senza fare troppi movimenti bruschi che potessero far insospettire quel pazzo armato.

«Allora Murdoc, Finalmente ci rivediamo. Io e te, faccia a faccia!».

Sentivo le membra di Murdoc vibrare dalla furia. Da quanto mi aveva raccontato, per scatenare la rissa in mensa che gli aveva permesso di sgattaiolare nell'Ufficio della Sorveglianza aveva lanciato qualcosa a uno dei detenuti, facendo inciampare il tizio che avevamo ora davanti in modo che sembrasse un "finto incidente" per mano dello stesso Ronald. Oltre alla cicatrice fresca sul collo aveva diversi punti della pelle leggermente violacei e qualche dente mancante, a quanto pare le ferite di guerra erano ancora presenti su di lui.

«Dopo la bella esperienza che mi hai fatto passare dovevo per forza fare un salto qui da te per porgerti un salutino! Come immaginavo avete programmato una vella festicciola per quella racchietta dagli occhi a mandorla... peccato che non tornerà mai a casa!!!».

Tutto di quell'individuo mi comunicava e faceva provare disgusto: la faccia, i gesti, l'odore, la voce. Non riuscii a trattenermi. «Che cosa le hai fatto?!».

«Oh, io? Niente! Chiedilo all'ascensore della palazzina dive abita la sua cara amichetta! Dovrebbero fare dei controlli più frequenti in questi palazzi vecchi e decrepitu, non pensate anche voi? Un giorno prendi l'ascensore e SBAM!!! Crolli dal quinto piano fin giù in garage!».

«Merdoso figlio di puttana!!!» Murdoc scattò verso di lui con in mente chissà che cosa, ma Ronald alzó la pistola al cielo e fece partire un colpo. Tutti gridarono e Murdoc si bloccò sul posto, a pochi passi da me. La tensione era alle stelle «Azzardati a far male a qualcuno qui dentro e giuro sul pene di Rasputin che ho in camera che a fargli compagnia ci sarà anche il tuo...» la minaccia del bassista mormorata con un'intensità tale da far tremare l'aria non sembrò influenzare nemmeno un po' l'aggressore, anzi, lo fece sorridere più di quanto non stesse già facendo.

«Ahh non preoccuparti Murdoccuccio caro! Non è mia intenzione far del male a loro! E riguardo a Noodle... dovevo per forza occuparmi di lei. Tra voi, mandria di fessi, era la più pericolosa, dovevo prevenire il problema. Ma tornando a noi...» Ronald puntò la pistola su Murdoc e ne agitò la punta in direzione della cucina «Andiamo a farci un giretto in cucina, ti va?».

La cosa non mi piaceva. Non mi piaceva per niente! Senza alcuna obiezione Murdoc si avviò verso la parete attrezzata della cucina digrignando i denti per trattenersi dal lanciarsi addosso a quel maniaco. «Aspetta aspetta. Voi. I vostri cellulari, buttateli a terra e calciateli verso il divano! FORZA!». Tutti gli obbedirono, tranne per alcune donne - me e Diana comprese - che non avevamo addosso i nostri smartphone datosi che i nostri abiti non avevano tasche. Ora tutti i cellulari erano sotto al divano... per recuperarli avremmo per forza dovuto spostarlo e lui se ne sarebbe accorto. Stessa cosa per il telefono fisso, troppo lontano da chiunque di noi. Ronald riportò la sua attenzione su Murdoc e si fece seguire da tutti nella zona della cucina. Ci fece disporre in cerchio intorno al tavolo, lasciando quel poco di spazio vuoto per lui e Murdoc.

«Allora, Signor Niccals» Ronald si mise a trafficare tra i mobili, evitando fortunatamente il forno con dentro la torta cotta e pronta ad essere servita per la quale Murdoc si era sacrificato tutto il giorno. Si dimostrò particolarmente interessato ai fornelli per pochi secondi, poi si rivolse a Murdoc prendendolo per il colletto della camicia e puntandogli la canna della pistola sotto al mento, trascinandolo al fornello «Accendilo!». Nessuno di noi comprese nei primi istanti, ma la fiammella dell piastra tonda e nera accesa dal bassista sostituì presto la tipica lampadina nelle nostre menti.

«Quindi ora sei di nuovo nella band eh? Mi chiedo come ti sarebbe andata se quel giorno non mi avessi usato come pretesto per far scoppiare quella rissa, facendomi pestare da quel bestione senza alcuna pietà! Te lo dico io: saresti uscito comunque, lurido stronzo!  Sai quanto tempo sono rimasto in ospedale? Almeno un mese! Eppure loro l'album l'hanno registrato senza di te. Scommetto che un altro riuscirebbero a comporlo, anche senza il loro fidato bassista, senza il loro "leader"...» in meno di un secondo Ronald agguantò il polso destro di Murdoc e gli premette con forza il palmo aperto sulla piccola piastra fattasi ormai bollente «CI METTO LA MANO SUL FUOCO!!! HAHAHAHAHAHA!!!». Murdoc lanciò un grido di lancinante sofferenza che parve durare minuti interi. Ronald gli stava trattenendo la mano sulla fiamma e lo lasciò andare dopo un paio di secondi in modo che il fuoco gli trasformasse il palmo in una cinquina bruciata e rossa come la lava.

Non riuscii a tenere lo sguardo sulla scena un secondo di più, iniziai a piangere, come se anche io potessi sentire quello straziante dolore alla mano destra. Anche se mi trattenni dal sospirare o sussultare, Ronald si accorse della mia reazione. «Aspetta un secondo... tu! Ti riconosco! Sei l'infermeria che si prendeva cura di sto' schifoso! Come poterti dimenticare haha! D'altronde... è per merito mio se ti hanno licenziata! Sono stato io a spifferare la tua relazione con un certo detenuto! Che a quanto pare ha deciso bene di tenersi stretta la zoccoletta che lo aveva degnato di attenzioni dietro le sbarre! Furbo tu eh?!» diede una finta pacca amichevole a Murdoc che stava ancora contorcendosi per il dolore, stringendosi il polso della mano destra con la sinistra. «Vieni un po' qui biondina... fammi giocare, dai~» Ronald mi prese per una spalla e mi strinse a lui, sulla sua faccia c'era stampato un ghigno che lasciava trasparire le sue intenzioni. Volevo scappare da quella quella presa morbosa e viscida, ma Murdoc sembrava prossimo a stringere entrambi i pugni per schiacciarli a ripetizione su quella faccia da pervertito senza riflettere sulle conseguenze, nonostante una mano fuori uso.

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