13. Un time skip spudorato fino all'inizio della subdola farsa ~ 😇

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Murdoc passò circa quattro giorni in infermeria al sicuro da sguardi accoltellanti e bestemmie degne di un'orda di ossessi. Io e una guardia - il nome sulla targhetta indicava "Shaun" - lo riportammo nella sua cella il lunedì mattina senza l'ausilio di una sedia a rotelle o di stampelle, visto che era di nuovo capace di camminare. L'occhio del bassista era ancora coperto da delle garze perché ancora fotosensibile, ma la palpebra almeno si era rimarginata ed era in via di guarigione. Ottenni il permesso di occuparmi del cambio della medicazione nella sua stessa cella, fino a quando non fosse del tutto guarito, sotto l'attenta osservazione della guardia che si occupava di quell'ala, ovvero Shaun stesso. Quando il sorvegliante richiuse Murdoc dietro le sbarre della sua cella, il musicista si aggrappò ai tubi in metallo rinforzato e richiamò l'attenzione di entrambi con un "pssst". Shaun fece roteare gli occhi e insieme a me si avvicinò di nuovo alla cella «Senti Shaun... mi spiace per la faccenda delle chiavi. Ma se le avessi prese a qualcun altro non sarei ancora su questo pianeta, capisci?» mormorò accennando un sorrisetto complice «La vedi questa bambolina?» disse poi indicando la sottoscritta «Lei è mia. Lunga storia. Ti basta sapere che se le guardi lo scollo della divisa o l'orlo della gonnella ti ammanetto nelle docce a culo all'aria. E sai che succede a chi resta nudo nelle docce per troppo tempo» concluse con il palmo della mano aperto su un lato della bocca, come a voler indirizzare tutti quei bisbigli unicamente al diretto interessato. Io però avevo sentito tutto benissimo, e sorrisi alla guardia che mi guardò con una certa confusione e una punta di ostilità.

«Non sono qui per farlo evadere, se è questo quello che ti preoccupa» dissi con tono basso ma deciso a Shaun. Col passare degli anni avevo perso l'abitudine di rivolgermi agli estranei usando la terza persona, e inoltre quello Shaun sembrava avere qualche anno in più di me... ero sicura che fosse convinto di avere a che fare con una sotto i venti anni. «Sono qui per aiutarlo a scagionarsi, il che è ben diverso». Murdoc iniziò a storcere la faccia, sapeva che stavo per mettermi a spifferare tutto, ma arrivati a quel punto dovevo per forza dire tutta la verità. «Ci sono molte persone lì fuori che credono nella sua innocenza, e anche qui dentro ce ne sono. Dalla nostra parte abbiamo alcuni membri del personale della prigione...stanno tutti rischiando per lui» dissi indicando Murdoc con la coda dell'occhio, per poi tornare con lo sguardo determinato sugli occhi di Shaun «Quindi tu che vuoi fare? Rischi con noi o vuoi far saltare tutto?» riassunsi schiettamente. I suoi occhi castano chiaro mi sondarono il volto in cerca di un qualche indizio, forse una bugia, un tentennamento, rimorso. Ma io ero seria e decisa a non tornare indietro.

«Coso, guardala ancora un altro secondo e giuro che domani ti svegli senza l'uccello» la minaccia di Murdoc giunse alle orecchie di entrambi e sollecitò Shaun a parlare «E va bene, e va bene!» disse in fretta, sommessamente e sforzandosi di tenere la voce bassa «Ma pretendo qualcosa in cambio dopo che tutta questa storia sarà finita, comunque vada!» puntò l'indice attraverso le sbarre, spingendolo ripetuta prepotenza sul petto di Murdoc. «I soldi non mi mancano, lo sai. Non appena mi scongeleranno il conto in banca ti ritroverai a nuotare nel denaro come Zio Paperone. E adesso acqua in bocca» concluse il bassista con lo sguardo cupo e infastidito fisso sulla mano di Shaun che dal suo petto, era tornato dall'altra parte delle sbarre. Le danze erano appena state aperte.

Di lì a qualche settimana passai il mio tempo come semplice infermiera all'interno della prigione. Dopo che l'occhio di Murdoc fu guarito del tutto finimmo col vederci sempre di meno. Io però sgattaiolavo quando potevo nel corridoio che conduceva all'ala dell'edificio dove si trovava la sua cella per poterlo salutare, anche solo con un'occhiata sfuggente. Oppure fingevo di dover recarmi nella zona degli Uffici passando per la mensa. I prigionieri sembravano essersi come scissi in due gruppi dopo il suo "scontro" con Big Balls: c'erano quelli che lo volevano morto più di prima, e quelli che sembravano fregarsene della sua esistenza. Una buona cosa, ipotizzammo. Shaun parlava più spesso con lui, e ogni volta che sentivo una voce su Vlad l'Inalatore confidavo la cosa alla guardia che si occupava poi di fare passaparola a Murdoc. Ben presto arrivò quel venerdì fatidico, il giorno in cui avrei dovuto fingermi Millie per trarre in inganno Vlad e farmi dare le coordinate per la base di El Mierda. Ma anche se le avessimo ottenute... che cosa ce ne saremmo fatti?

Murdoc finse di avere un'indigestione, facendo così credere a tutti di essere rimasto bloccato nel bagno col mal di pancia tutto il pomeriggio, evitando così di passare fuori cella l'ora di libertà. Shaun si mise a fare da guardia fuori la cella. Murdoc aveva spostato leggermente in avanti il letto, in modo che potessimo sederci tra la testata e il muro con la finestra. Sulla tazza, un fantoccio arrangiato con il cuscino del letto di Murdoc con un registratore nascosto nella fodera. Versi pre-registrati di Murdoc che si lamentava di avere lo stomaco spappolato. «Non il migliore dei nascondigli...» gracchiai sistemandomi nello spazietto angusto. Il bassista aveva appena finito di hackerare il profilo di Millie e mi tese il cellulare di Noodle con la chat già aperta e pronta all'uso. Vladimir era appena apparso online.

«Per me lo è» mi rispose guardandomi con una certa espressione maliziosa, i nostri volti erano molto vicini. «Tu pensa ad estorcergli la foto delle coordinate... mentre io mi godo lo spettacolo~» concluse, lasciando cadere lo sguardo sui miei seni che sporgevano dalla divisa per colpa delle ginocchia che stavo stringendo al petto a causa del poco spazio. «Se crederanno a questo mio attacco di diarrea userò di nuovo la scusa per tenerti qui in cella con me e... divertirci un po'» mi sussurrò all'orecchio scostandomi un ciuffo di capelli, facendomi rabbrividire. Il suo alito caldo che mi accarezzava l'orecchio mi piaceva, le sue dita strofinavano la mia ciocca di capelli come se il fruscio servisse ad ipnotizzarmi, e la sua proposta mi allettava da matti. Mi voltai a guardarlo con gli occhi dispersi nelle sue iridi scintillanti di malizia. Il fiato già mi mancava al solo pensiero di ritrovarmi di nuovo unita a lui, la sensazione delle sue mani sul mio corpo, la sua voce roca, il suo odore, le sue labbra così inaspettatamente appetibili... stavo per commettere un errore.

*po-plin*

Un messaggio era appena arrivato sul cellulare che tenevo ancora tra le mani, facendomi sobbalzare e allontanare dalla bocca di Murdoc alla quale mi ero avvicinata inconsciamente. Era Vlad. «No-Non distrarmi...» riuscii a fiatare, concentrando la mia attenzione sullo schermo. La missione era cominciata.
Intanto Murdoc spostò il letto più in avanti facendo leva con le gambe. L'aria mancava ad entrambi. O meglio, mancava a noi due e al suo "dragone" che al momento necessitava di più spazio vitale...

Gorillaz ||Why, Why the Evil 2||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora