16. Segni di cedimento, proprio quando c'è una piccola speranza! ~ 😇

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Verso le sette mi recai negli spogliatoi dell'infermeria per cambiarmi. Non potevo uscire con la divisa dopotutto, e nel togliermi i vestiti gettai un'occhiata al mio orario di lavoro appeso all'armadietto:

LUN - MER – VEN = 15:00 - 22:00

MAR - GIO = 10:00 – 15:00 / 20:00 - 23:00

SAB = 12:00 - 15:00

DOM = RIPOSO

«Oggi turno lungo... menomale che la giornata è quasi finita» mormorai mentre indossavo i panni formali. Avevo imparato a guidare e spostarmi da casa a lavoro non era poi così difficile, ma per il McDonald's a pochi passi da lì non mi serviva un veicolo. A volte mi capitava di andare a lavoro per niente, nel senso che non avevo detenuti a cui badare in infermeria. Però capitava sempre che qualcuno si sentisse male o si ammalasse, quindi la mia presenza – insieme a quella della signora Jacques – era indispensabile. Una volta indossati jeans neri a vita alta, tank top color pesca e sandali, afferrai la borsa e andai in strada. Tutto intorno era già buio, il sole aveva appena superato l'orizzonte per andare a nascondersi dall'altra parte del globo. I lampioni iniziavano ad accendersi pigramente lungo i marciapiedi, lampeggiando un paio di volte prima di illuminarsi del tutto. Mike mi aveva informato con un sms del menù che volevano che io prendessi, quindi sapevo già cosa ordinare una volta arrivata al bancone. Intanto Murdoc era su di giri per essere riuscito ad ottenere le coordinate, al sicuro sulla mia e-mail. Siccome Mike si era occupato di tutto, non serviva più nemmeno che mi liberassi del cellulare di Noodle, quindi avrei potuto consultare la foto stesso da lì. Ora però avevamo un altro problema... e cioè "cosa farsene di queste coordinate?". Sapevamo dov'era il suo nascondiglio, certo, ma come avremmo fatto a raggiungerlo? Quanto sarebbe stato pericoloso? Di certo Murdoc non poteva andare in Patagonia - le coordinate portavano in Argentina, avevo controllato su Google Maps - e nemmeno io, perché avevo un lavoro che avevo sudato per ottenere pur di star vicino al bassista; anche se non ero più un angelo o un demone, la mia agilità e i miei riflessi non sarebbero bastati a scampare a qualsiasi sistema di difesa che El Mierda avrebbe potuto avere nel suo covo. Dovevamo chiedere aiuto a qualcuno... ma a chi?

Intanto ero arrivata al fast-food e nell'attesa del mio turno, ripresi il vecchio cellulare di Noodle tra le mani. Quel video di 10 anni fa mi aveva permesso di recuperare la memoria di Murdoc... senza quello mi chiedo come avrei mai fatto a convincerlo. Avevo fatto una copia del video sul mio cellulare, tanta era la paura di perdere quel ricordo... Murdoc non sembrava cambiato in dieci anni, almeno fisicamente. Anzi, forse era anche più attraente in qualche maniera. Caratterialmente invece sembrava più... positivo? Non sapevo spiegarmelo, ma mi andava bene così.

Il mio turno al bancone arrivò senza che me ne accorgesse e dopo aver preso i due menù, tornai alla Wormwood Scrubs senza fare deviazioni. In quel breve tragitto però mi venne un'idea. Dovevo assolutamente parlarne con Murdoc.

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Il giorno dopo raggiunsi Murdoc nella sua cella. «Ascolta... so a chi possiamo chiedere aiuto per scovare El Mierda». Avrei voluto rendere la conversazione più breve dato che mi trovavo in corridoio e lui in cella. Le telecamere non erano più un problema... ma gli altri detenuti sì. Murdoc balzò giù dal suo lettino e mi venne incontro, aggrappandosi ai tubi di metallo che ci sparavano «Avanti allora, spara! Che aspetti?» c'era una fervida eccitazione nei suoi movimenti. Presi un bel respiro, e gli dissi con determinazione «Chiediamo a Noodle». Il suo sguardo si contorse in un'occhiata sottile, scettica, il sorriso scomparve. Quella grata che ci divideva stava iniziando a darmi sui nervi. Volevo abbracciarlo, stringerlo tra le mie braccia e rassicurarlo perché sentivo che ne aveva bisogno... e invece dovevo trattenermi. «E credi che accetterà?» mi domandò incredulo abbassando lo sguardo. «Non lo so, ma dobbiamo pur provare... non abbiamo nessun altro» conclusi io con una sottile vena di ostinazione. «Glielo chiederai tu allora. Dubito che voglia anche solo ascoltare quel che ho da dire... e pensare che quando era piccola si divertiva un mondo con me. Ora gli starò sul cazzo come a tutti gli altri... come è giusto che sia, del resto». C'era una sorta di... arrendevolezza nelle sue parole. Era rassegnato all'idea di aver perso per l'ennesima volta la sua unica famiglia. Solo che stavolta non era colpa sua, e credo che questo gli facesse ancora più male.

«Sta tranquillo Murdoc...» mormorai infilando le braccia tra le sbarre per potergli afferrare il viso e alzarlo verso di me «Andrà tutto per il meglio. Ci sono sempre io qui con te... e anche gli altri» non potevo fare nomi, le celle a quell'ora non erano mica vuote «Prima o poi uscirai di qui, e tutti sapranno che sei innocente. Devi solo portare pazienza...».

In quei primi istanti temetti che si sarebbe messo a fare una scenata melodrammatica, non una buona idea. Fortunatamente - oppure no - sembrò convincersi delle mie parole e con dolcezza strofinò la sua guancia nel palmo della mia mano sussurrando ad occhi chiusi un mogio «Sì... sì, certo. Hai ragione Cheryl... Come farei senza di te?». Sospirò, e mi diede un bacio sulle dita.

Lo sentivo. In qualche modo, stava per cedere.

Gorillaz ||Why, Why the Evil 2||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora