Le presi penna e foglietto di mano per poter scrivere, ma visto che mi serviva una superficie piana su cui scrivere presi anche lo specchio alla mia sinistra. Vi poggiai il foglio sul retro e tenendolo fermo per il manico con un pollice sull'angolo della carta, presi a scrivere.
"hai letto? vlad l'inalatore! questo tizio sa qualcosa su el mierda e devo sapere il più possibile su di lui per arrivare a quello stronzo che mi ha incastrato! hai detto che non devo evadere, no? bene! vedi, il mio piano consiste nello scagionarmi rivelando a tutti la verità, ovvero che sono innocente! e per farlo devo sapere il più possibile su quel bastardo! conciato come sono ora non posso fare molto però... quindi ti chiedo questo, visto che puoi spostarti più facilmente di me qua dentro: indaga su di lui!"
Dopo aver scritto di fretta quel messaggio, le passai il foglietto e lei con attenzione ne lesse ogni parola. Credo sorridesse mentre rileggeva quelle frasi, e quando finì di guardare il foglio ne capii il perché «Ma che bravo... e io che pensavo volessi evadere da qui come qualsiasi altro prigioniero! C'è sempre da sorprendersi con te! Questo allora lo tengo io... non sia mai te lo trovino addosso» piegò il foglietto e se lo mise nella tasca che aveva sul fianco, piccola e stretta. Ora ero geloso anche di quel foglietto.
Mentre pensavo a quanto quel foglietto fosse schiacciato tra la stoffa che nascondeva il suo bel corpo, la porta si aprì. Era la signora Jacques con il carrello per le colazioni, di quelli alti a più "scaffali". Di solito per la colazione spostavano i detenuti in mensa, e così era per ogni altro pasto. Le soluzioni erano due: o l'avevo fatta grossa e avevano recluso tutti con una "colazione in camera" o in infermeria funzionava così e io non ne sapevo nulla. La signora prese un vassoio preconfezionato e raggiunse Cheryl accanto a me per consegnarglielo, mentre con lo sguardo sorridente mi fissava quasi compiaciuta. Sapeva che non potevo aprire la bocca e che mi sarei fatto un male cane a provare a mangiare, la stronza. «Ci sono problemi?» domandò alla biondina, la quale sorrise e rispose «Tutto a posto, non si preoccupi». La non tanto buona Hattie si mise le mani ai fianchi e con lo stesso sguardo con cui ci aveva lasciati prima, varcò la soglia della porta per uscire e non fare più ritorno. Aveva già capito tutto, la grassona.
La mia attenzione si spostò sulla colazione, avvolta nel cellofan e quasi incastrata in quella scatolina di plastica bianca. Cheryl invece spostò i suoi occhi azzurri su di me «Non puoi mangiare questa roba... non ce la fai ad aprire la bocca». Capitan Ovvio. Lei si alzò e raggiunse i piedi del mio letto, prendendo dal bordo del letto quella classica cartellina medica che indica dati, sintomi e cure per il paziente. «Ma hai la mandibola lussata! E non te l'hanno rimessa a posto?! Ci credo che non puoi parlare!» rimise la cartellina a posto e subito tornò accanto a me con un fare che non mi piacque per niente.
"C-Che vuole fare?! No no no no no!!". Di indietreggiare non se ne parlava, ero infermo sul letto. «I manuali medici insegnano tanto se li sai leggere, sai?» sembrava parecchio sicura di sé mentre si toglieva i tacchi per un motivo che ancora non avevo ben capito, ma che mi fu chiaro quando iniziò a salire sul letto «Per la Manovra di Nélaton devo starti davanti... non agitarti ora, okay?». Di prepotenza mi infilò i suoi pollici in bocca e iniziò a spingere sui molari dell'arcata inferiore, facendomi un male non indifferente. Avevo studiato medicina anni fa in quella prigione in Messico, sapevo bene in cosa consistesse quella manovra. In meno di due secondi la mia mandibola emise un TRACK che insieme al mio urlo di dolore pervase tutta la stanza «Sshhh sshhh! Va tutto bene! È tornata come prima! ... Vero? Ti prego dimmi che non ti ho staccato la mascella!». Tutto il cranio mi pulsava, ma relativamente riuscivo a muovere la mandibola senza provare tutto il dolore eccessivo di prima.
«Mmmh...» mugugnai tenendomi la mascella con una mano, aprendola e chiudendola per abituarmi alla sensazione «No, niente di rotto. Non male per una semplice infermiera...» le risposi senza aprire troppo la bocca, per evitare sforzi. Sulle sue labbra si formò un largo e sottile sorriso, cosa che mi distrasse dal realizzare che si trovava ancora a cavalcioni su di me. Mi scese di dosso e di conseguenza ritornò con i piedi per terra, prendendosi più tempo del dovuto per rimettersi le scarpe solo per nascondermi quel suo faccino che avevo visto cambiare colore da bianco latte a un debole rosso vino. «Adesso puoi mangiare questa colazione...» prese in mano il contenitore, soffermandosi su quel che conteneva «A base di uova sode, una fetta di pane, uno scatolino di marmellata alla ciliegia e i due würstellini più piccoli che io abbia mai visto» concluse con indifferenza.
«Non appena capiterà l'occasione ti farò rivedere il würstel più grande del mondo, non temere».
«Pensa a mangiare, scemo! Hahahaha!»
Beh, rideva. Quindi era un "sì".
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Gorillaz ||Why, Why the Evil 2||
FanfictionChayyliel è tornata. Anche se, a dirla tutta, non se ne è mai andata. Dalla fine degli eventi di Plastic Beach ha sempre tenuto d'occhio il bassista dei Gorillaz, e ora che le cose si sono fatte pericolose si vede costretta a piombare di nuovo nella...