Wärme

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Mario

Busso per la terza volta e mi convinco che se nemmeno a questa risponde me ne torno a casa mia.

Ho bisogno di qualcuno con cui parlare e desidero un volto amico che mi faccia distrarre e che non chieda, ma forse sto cercando nel posto sbagliato o semplicemente sto sbagliando a cercare.

Sono uscito dal lavoro arrabbiato ed ho deciso istintivamente di prendere due pizze e venire qui, ma solo ora mi rendo conto che forse queste cose patetiche accadono solo nei film.
La scena in cui tu bussi alla porta e chi è dall'altra parte ti apre subito, capisce ogni tua perplessità e ti aiuta a lasciare il mondo fuori, è finzione dettata da un copione.

Mi volto per andarmene quando sento una voce alle mie spalle "Ei Mario."
Il cuore torna a battere in petto e sorrido perché forse a volte la finzione riesce a mischiarsi perfettamente con la realtà.

Torno a voltarmi e comprendo subito il motivo per il quale Davide abbia tardato così tanto ad aprirmi. Lo osservo per qualche istante mentre è in accappatoio, e con i capelli scompigliati che gocciano acqua ovunque, mi guarda riservandomi un sorriso che sa già di conforto, "scusa, ero in doccia."

Adesso sì che mi sento ancora più stupido e in imbarazzo "no cioè, scusa tu" farfuglio un po' mentre abbasso lo sguardo sui due cartoni che tengo stretti tra le mani.

"Ti perdono perché sei stato previdente, sta sera sarei andato al letto a stomaco vuoto" allunga le mani per afferrare le pizze, poi mi invita ad entrare.

"Conosci già la casa," posa i cartoni sul tavolo in sala e mi fa cenno di togliermi la giacca, "io mi vesto e arrivo."

Annuisco e lo vedo allontanarsi mentre mi guardo intorno e recupero due tovaglioli, due birre in frigo e le posate.

Casa di Davide è piccola e confortante, nonostante sia qui da poco più di me è riuscito ad arredarla e renderla un po' più sua, cosa che paradossalmente io non sono stato in grado di fare.

Mi avvicino alla finestra e mi fermo ad osservare il mio balcone che si trova all'esatto lato opposto rispetto al suo, rifletto sul fatto che forse sarebbe carino comprare qualche pianta e popolarlo un po' anziché lasciarlo così smorto ed insipido.

Ripenso a quando abbiamo scoperto di vivere così vicini.

"Non ci credo, non ci posso credere" continuavo a ripetergli mentre ridevamo insieme e condividevamo una sigaretta in compagnia.

"Mi stai facendo stalking" mi aveva accusato subito senza perder tempo, e detto in toscano faceva anche più ridere della sua faccia teatrale.

"Allora, che succede sei troppo muto stasera" richiama la mia attenzione destandomi dai pensieri in cui mi ero perso, torna con indosso una canotta ed il pantalone di una tuta mentre con un asciugamano si massaggia i capelli per asciugarli appena.

Davide ha un bel fisico, è uno di quei ragazzi a cui puoi mettere addosso tutto, perché puoi star certo che su di lui starà sempre bene.
Capelli castani ed occhi nocciola, pochi tatuaggi e ben nascosti a causa del suo lavoro, giusti però per dargli quell'aria un po' più ribelle quando sveste i panni di sommelier e torna ad essere un semplice trentenne.
Ha un piccolo neo sul labbro superiore che sembra quasi un tocco artistico messo lì per completare l'opera e coronare il suo sorriso.

"Perché mi fissi, che ti prende" sorride mentre apre le birre e me ne porge una.

"Scusa, sono solo stanco.." minimizzo e prendo posto di fronte a lui mentre cerco di tagliare la mia pizza, ma lui prontamente mi toglie le posate dalle mani non appena si rende conto della troppa foga che ci metto " lascia.." e si sostituisce a me.

"Ci siamo promessi di essere d'appoggio l'uno per l'altro, ma mai un peso" cerca il mio sguardo che però resta fisso sulla lama del coltello che affonda "quindi nessuna domanda, ma lo sai che ti ascolterei qualora tu lo volessi."

Sospiro indeciso sul da farsi e penso a quanto in così poco tempo lui si sia dimostrato corretto e rispettoso nel miei confronti, e questa cosa mi lusinga, mi piace.

Davide mi regala attenzioni che mai nessuno mi ha riservato e questa cosa mi dà serenità, mi fa sentire coccolato e protetto, così decido di optare per una mezza verità.

"Il mio nuovo collega non mi piace" afferro un pezzo di pizza ed inizio a spezzettarlo.

"E perché non ti piace?" a questa domanda non posso rispondere come vorrei, così decido di rispondere come posso.

"Non è affidabile, è un presuntuoso figlio di papà e pensa che tutto il mondo giri intorno a lui" gli elenco i difetti che ricordo di Claudio, quel poco che non ho forzatamente cercato di rimuovere.

Noto la faccia perplessa di Davide e capisco che forse ho esagerato con la mia descrizione, troppo accurata per un tizio qualunque con cui dovrei aver condiviso solo otto ore di vita.

"È solo un collega Mario, capita, devi solo imparare a conviverci" porta un pezzo di pizza alla bocca e la morde, e solo adesso noto quanto sia perfetto e composto anche in questo.

Davide non è stupido, ha solo finto di esserlo per non farmi sentire ancora più a disagio.

Ogni tanto mi chiedo se è uscito da un film perché stento a credere che questo ragazzo non abbia nemmeno un difetto.
Insomma sarebbe il ragazzo perfetto per chiunque.

"Hai intenzione di mangiarla o vuoi continuare a vivisezionare quella pizza?" lo guardo speranzoso che capisca di cosa ho bisogno perché sarò strano, ma in questo momento faccio fatica a capirlo anche io.

"Non ho fame" allontano il cartone con la mano ed inizio a giocherellare con il laccetto della mia felpa.

"Vieni" mi fa cenno con la testa di seguirlo mentre si alza dalla sedia e va a prendere posto sul divano.

Lo guardo per qualche minuto indeciso sul da farsi e poi decido di avvicinarmi anche se mi sento in imbarazzo perché sono impacciato e non riesco mai a trovarmi a mio agio in certe situazioni.

Iniziamo a guardare un film finché Davide decide di annullare la distanza tra i nostri corpi, forse spinto dallo snervante tintinnio del mio piede che si rifiuta di smettere di battere sul pavimento per il nervoso.
Mi avvicina a se ed inizia a massaggiarmi la schiena, ed io finalmente mi rilasso mentre appoggio la testa sul suo petto e, con naturalezza e senza malizia, respiro il suo profumo.

Stacco il cervello e regolarizzo il respiro in risposta alle sue attenzioni. Semplicemente mi calmo.

"Se era necessario questo per farti stare meglio bastava dirlo" sorrido e chiudo gli occhi mentre mi addormento cullato dalle sue carezze.

Intanto però un pensiero fisso scava prepotente come un tarlo nella mia mente.

Se è vero che la vita ti stupisce di continuo, il passato è tornato a bussare alla mia porta e questa volta forse sarò costretto ad affrontarlo.

Du und ichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora