Polaroid

1.6K 153 38
                                    





Mario

Apro gli occhi infastidito da un tuono che rimbomba dritto tra le mura di casa e mi raggomitolo sotto il piumone in cerca di calore.

Ho quasi paura ad alzarmi dal letto se ripenso a ieri, al fatto che Claudio è di là che dorme beatamente sul mio divano, o che siamo stati scoperti in atteggiamenti decisamente compromettenti nel nostro ufficio.

Da quando il destino ha deciso di far incrociare di nuovo le nostre vite, il caos che per dieci lunghi anni avevo con fatica riordinato, è scoppiato di nuovo nella mia testa rendendomi la vita un inferno.

Un secondo tuono mi fa sobbalzare dal letto costringendomi ad alzarmi, così prendo coraggio e sposto le coperte dal mio corpo rabbrividendo appena per il freddo.

Cammino a piedi scalzi verso il salone, e mi preparo mentalmente un discorso da fare al mio ospite sul fatto che dovremmo mantenere una certa distanza, perché episodi di un certo tipo non devono più ripetersi, ma quando arrivo in sala non ci sono tracce di Claudio.
Sul mio divano c'è solo il plaid rosso che gli ho prestato ieri notte accuratamente ripiegato e lasciato lì, in un angolo.

Provo a controllare in bagno ma niente, Claudio non è in casa.

Se da una parte sono sollevato di non doverlo affrontare, dall'altra il suo non essere qui mi lascia un velo di tristezza.
Faccio scorrere le dita sul tessuto lanoso del plaid e poi lo afferro per odorarne il profumo. Sa di Claudio, il suo profumo è lo stesso di dieci anni fa, e sorrido al ricordo di quanto, un tempo, quell'odore fosse per me familiare e rassicurante.

Provo a scacciare quel pensiero mentre cammino verso la cucina, prendo due arance nella cesta della frutta e mi avvicino allo spremi agrumi, ma nel farlo mi cade l'occhio sul tavolo, dove vedo un bicchiere con della spremuta, due fette biscottate con burro e marmellata e due con la cioccolata.

Sorrido intenerito da quella visione perché nessuno, se non Claudio, può esserne l'artefice, ma ciò che più di tutto cattura la mia attenzione, è l'istantanea accuratamente posizionate tra le quattro fette che mi ritrae mentre dormo rannicchiato sotto le coperte.

Ripenso a ieri sera ed afferro la polaroid per osservare la mia immagine lì catturata.
Rabbrividisco se mi metto nei panni di chi l'ha scattata e, se provo a pensare al fatto che ha speso qualche minuto del suo tempo a guardarmi dormire, mi imbarazzo un po'.

Quando la giro mi fermo qualche istante ad osservare la sua grafia veloce e incomprensibile, e devo ammettere che solo il mio cuore è in grado di riuscire a decifrarla ancora nonostante gli anni trascorsi.

"Io sono qua, accanto alla felicità che dorme."

Sospiro e chiudo gli occhi dopo aver letto quelle parole, poi avverto un vuoto allo stomaco e stringo quella polaroid al petto.

Claudio è sempre stato così, a lui piace cantare, e spesso esprime con delle frasi di canzoni quello che il suo cuore ha da dire, ma la bocca non riesce a fare.

Lui per me è ancora un tasto dolente, me ne rendo conto giorno dopo giorno, ma il difficile è non riuscire a capire se, il mio, sia solo un capriccio, il desiderio di prendermi una rivincita, o ancora amore.

Senza contare il fatto che non credo alla sua sincerità, temo che il suo sia solo un voler entrare in competizione con Davide e rovinare di nuovo la mia vita, negandomi la felicità per la seconda volta.

Do un morso alla fetta biscottata con la marmellata e poi bevo un sorso, quando sento il campanello suonare.

"Arrivo" urlo dalla cucina e mi muovo a piedi scalzi verso la porta, passando per il piccolo corridoio.

Du und ichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora