MarioBusso alla porta di Davide e stringo tra le mani un pacchetto con dentro dei pasticcini.
Ho cercato su internet un posto in cui comprare dolci, dato che ancora non sono granché pratico della città, e ho letto le recensioni di una piccola pasticceria che tutti dicono essere la migliore qui a Milano. Così sono andato lì ed ho preso un vassoietto con paste di ogni tipo.Oggi sono esattamente cinque giorni che non lavoro e mi manca andare in ufficio ed immergermi nel mio mondo, mi manca litigare con i fornitori e discutere con i committenti dei progetti. Ho finito con il chiudermi in casa tra le scartoffie per usare comunque il tempo in modo produttivo e, soprattutto, ho allontanato Davide, entrando nella mia bolla fatta di solitudine.
Sono praticamente sparito dopo quella sera e mi sento una merda per questo, ma sono successe troppe cose ed io ho avuto bisogno di metabolizzare da solo il tutto.
È così che faccio quando qualcosa non va, mi chiudo in me stesso e provo a cercare una soluzione ai miei problemi da solo, ovviamente finendo sempre per sbagliare.Se penso al fatto che il mio comportamento possa averlo ferito in qualche modo ci sto male, voglio che lui sappia quanto le sue attenzioni mi facciano bene, quanto i suoi baci mi piacciano e quanto io senta la necessità di cercare protezione tra le sue braccia, ed è per questo che ho pensato di provare a sorprenderlo, con la speranza che gradisca.
La porta si apre lentament e il castano a piedi scalzi è difronte a me, con i capelli scompigliati, a torso nudo che mi guarda con un velo di tristezza negli occhi.
"Ciao" il mio è un sussurro carico di dispiacere che non trova risposta, così abbasso lo sguardo ed inizio ad osservare imbarazzato la carta verde che tengo tra le mani, senza sapere cosa dire o fare.
"Ciao" si allontana dalla porta ed indietreggia per poi dirigersi verso la cucina.
Entro e chiudo la porta alle mie spalle, cammino verso di lui e noto un solo piatto sul tavolo, un bicchiere e due posate.
Un sorriso amaro si disegna sul mio volto se penso alle nostre cene insieme, a lui che cucina per me e si avvicina con il cucchiaio di legno alle mie labbra per farmi assaggiare le pietanze."Mangiavi?" domando stupidamente mentre poso i pasticcini proprio di fronte al suo piatto ancora mezzo pieno.
"Si, anche se da solo è un po' triste.." sorride amareggiato e cerca di evitare il mio sguardo.
"Mi dispiace," sospiro per poi fare un passo verso di lui, poi parto in quarta senza nemmeno dare un ordine mentale alle mie parole "è successo un casino al lavoro, sono stato sospeso per colpa di quel cretino e..," ma mi blocco quando lo vedo stranirsi e sorridere colpito dalle mie parole.
"Quel cretino è lo stesso che l'altra sera era a casa tua?" sgrano gli occhi e non capisco come faccia a saperlo.
"Come faccio a saperlo?" forse ha letto l'interrogativo direttamente nel mio sguardo.
"Mi ha risposto al telefono, lasciando intendere che tu fossi stanco per..." abbassa lo sguardo ferito dai suoi stessi pensieri "chissà cosa."
Mi tornano in mente le immagini dell'altra sera e penso a quanto io sia stato stupido, a come Claudio mi renda ancora debole e mi usi come un oggetto tre le sue mani.
"No, non è come sembra" mi avvicino a Davide che prontamente si allontana andandosi ad appoggiare contro il piano cottura della sua cucina.
"Non devi giustificarti, non mi devi nulla" alza una mano come a volermi chiedere implicitamente di non proseguire oltre, ma io mi paro davanti a lui e porto la mia mano sulla sua guancia per costringerlo a guardarmi.
"Non mi sto giustificando, non ho nulla da giustificare," accarezzo il suo zigomo e poi i suoi capelli "voglio solo dirti la verità" poi appoggio la mia fronte contro la sua nella speranza che percepisca la mia sincerità e mi lasci spiegare.

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Du und ich
Fanfiction• Opera coperta da COPYRIGHT • Mario si ritrova a dover lavorare con Claudio nella stessa azienda per uno strano scherzo del destino e, nonostante provi a ribellarsi al suo volere, il fato sembra voler giocare in favore del suo insopportabile colleg...