MarioArrotolo il foglio su cui ho realizzato il mio progetto e lo ripongo nell'apposito contenitore, la notte è giovane ed io voglio portarlo a casa e studiarmelo ancora un po'.
Sicuramente finirò con il passare la nottata a cercare su internet lo spunto giusto per dei motivi decorativi, ma sempre meglio che mettermi nel letto e ritrovarmi a fissare il soffitto perso nei mille ricordi di un passato, che ho a lungo cercato di dimenticare e che prepotente è tornato a bussare alla mia porta.
È così infatti che ho passato le ultime tre notti, a rimuginare senza sosta, e devo ammettere che il mio fisico ne ha risentito, ma la mia mente, se possibile, anche di più.
Da quando ho visto Claudio piombare di nuovo nella mia vita, mi sono sentito debole e indifeso come non mi sentivo da tempo.
Sono stato costretto a dover provare nuovamente quella sensazione che mi ero ripromesso non avrei più provato in vita mia, e questo mi fa sentire ancora vulnerabile.La sua presenza non mi fa vivere serenamente perché mi riporta alla mente ciò che mi ha ferito, ciò che mi ha reso la persona schiva e diffidente che oggi sono.
Claudio è stato in grado di regalarmi il paradiso e poi, subito dopo, mi ha fatto sprofondare all'inferno.Oggi mi sono trattenuto più del dovuto in ufficio e quando butto un occhio sul quadrante del mio orologio e vedo che segna già le 20:30.
Avverto una presenza alle mie spalle e poi sento il rumore della porta che si chiude."Sabrina scusa sto andan-" mi volto, ma noto che non è Sabrina la persona di fronte a me.
"Sorpresa" si stampa il suo solito snervante sorriso in faccia e si va ad appoggiare alla sua scrivania con nonchalance.
"Che ci fai qui.." il mio tono esce quasi disperato e non ho nemmeno la forza di insultarlo o prendermela con lui, in questo momento ho solo bisogno di andare a casa mia, restare solo e dedicarmi al mio lavoro per tenere la mente impegnata.
"Ho detto a Sabrina che avremmo lavorato fino a tardi e poi chiuso tutto insieme" alza le spalle come a dare per scontate le sue parole e poi inizia tamburellare con una penna sul tavolo.
"Il fatto che usi il plurale mi disgusta" distolgo lo sguardo da lui per voltarmi di nuovo e recuperare la mia cartellina nera, poi sento i suoi passi muoversi nella mia direzione.
Resto calmo, non mi scompongo minimante mentre continuo a recuperare matite e bozzetti."Mario.." si avvicina a me e posa una mano sulla mia spalla.
In risposta a quel contatto mi irrigidisco e per un secondo penso che, il solito Mario, in questo momento vorrebbe voltarsi ed iniziare una nuova guerra all'insegna del rancore, poi però mi chiedo se ne sarei in grado, e quindi sospiro limitandomi ad incontrare il suo sguardo con rassegnazione.
"Con quale coraggio.." sorrido con sarcasmo, mentre porto lo sguardo sulla sua mano ancora salda sulla mia spalla, a lambire la camicia nera che indosso.
"Dobbiamo parlarne non possiamo andare avanti così" il suo tono è ora pacato, sembra quasi sinceramente interessato e desideroso di sancire una specie di pace con me.
"Magari non sono all'altezza di poter parlare con te, no?" rispondo piccato mentre sostengo il suo sguardo e gli ricordo le parole di qualche ora fa.
So già che parlare con lui è come parlare al vento, e sono consapevole che non capirà mai quanto le sue parole siano spesso fuori luogo e inopportune.
Lui non capisce che ciò che per lui è niente, per me tutto, non lo ha mai capito ne mai lo capirà."È stata una frase detta così Mario, lo sai," sbuffa ed alza gli occhi al cielo, quegli occhi verdi che a lungo mi hanno abbindolato facendomi credere al nulla come uno scemo.

STAI LEGGENDO
Du und ich
Fanfic• Opera coperta da COPYRIGHT • Mario si ritrova a dover lavorare con Claudio nella stessa azienda per uno strano scherzo del destino e, nonostante provi a ribellarsi al suo volere, il fato sembra voler giocare in favore del suo insopportabile colleg...