ClaudioTre giorni che lavoro qui dentro e tre giorni che Mario non mi rivolge parola.
Lavorare così è veramente pesante ed anche se io ci provo a trovare il giusto equilibrio, lui è testardo, persino più di quanto ricordassi.
Con lui non puoi farci una pacifica convivenza, lui riesce a far dannare anche i santi in paradiso.
Con Mario devi farci la guerra.
Le porte dell'ascensore si aprono ed io faccio rientro dalla mia pausa pranzo.
Quando passo di fronte alla vetrata dell'ufficio di Mario, che ormai è anche un po' mio, mi rendo conto che è ancora lì, a combattere con quei mobili in legno di ebano a cui sta disperatamente cercando di dare una giusta decorazione.Gli è stato chiesto di renderli eccentrici, ma allo stesso tempo non eccessivi, eleganti,
ed è per questo che ora sta impazzendo.
Effettivamente è una richiesta improponibile, ma conoscendo Mario so già che alla fine sarà lui ad averla vinta.Capisco che ho fatto bene a pensare di portagli qualcosa da mangiare, dal momento che sono più di cinque ore che lavora interrottamente curvo su quel foglio di carta.
Mi faccio coraggio ed entro nella tana del leone deciso e senza pensarci troppo su.
"Ti ho portato una panino, dovresti mangiare" gli porgo la bustina di carta bianca con dentro un toast formaggio e prosciutto, perché ricordo che lo mangiava così tempo fa durante le pause ridotte che duravano giusto il tempo di passare da un'aula all'altra dell'università.
Ma capisco di aver sottovalutato il suo astio quando prontamente lo allontana con il suo solito modo brusco, ed io a quel punto non ci sto, va bene tutto, ma non così.
"Ei" sbatto la mano sul tavolo per richiamare la sua attenzione ed esasperato mi paro di fronte a lui distanziandolo dalla scrivania, "dovresti smetterla di fare il ragazzino, mi stai snervando" poi lo spingo verso il muro per costringerlo a guardarmi.
"Non devi toccarmi" porta il palmo aperto sul mio petto per allontanarmi, che illuso, non lo sa che più fa così più mi impegnerò a rendergli la vita infernale, se è davvero questo ciò che vuole.
"Altrimenti?" allontano il suo polso e scaccio via la sua mano, mi avvicino al suo volto e lui cerca di sfuggire a quell'incontro troppo ravvicinato voltandosi e facendomi sorridere con malizia.
Il fatto che non riesca a sostenere il mio sguardo mi lusinga, e mi rende ancora più sicuro di me stesso.
"Sei un ragazzino, sono passati anni Mario, e tu ancora mi odi" non avrei mai immaginato di poterlo rincontrare, e forse nemmeno speravo più che accadesse.
Dovevamo rincontrarci a suo tempo, quando il terreno era ancora fertile per permettere al nostro rapporto di germogliare, ma adesso è tardi, è tutto troppo sterile e tra noi non potrà esserci nient'altro che il gelo.
Tuttavia il rancore, dal momento che lavoriamo insieme, dovrebbe lasciare spazio alla professionalità, e le questioni private dovrebbero restare fuori da queste mura.
"Io non ti odio, io non ti considero proprio" mi guarda per la prima volta negli occhi e un po' mi ci perdo, non li ricordavo così profondi e scuri.
"Perché.. non ci passi sopra?" provo ad addolcire il tono ed anche lo sguardo, ma di risposta ottengo tutt'altro che il tentativo di incontrarsi a metà strada, e così capisco che se lui non vuole cedere, allora non sono disposto a farlo nemmeno io.
Capisco che il ghiaccio forse lo potremmo trasformare in fuoco.
"Mai nella vita!", mi spinge prendendomi di sorpresa e mi fa barcollare un po'.
Mi sono sempre sentito attratto dalle sfide, e se è questo ciò che mi sta chiedendo glielo darò.
Lo vedo torturarsi le labbra per la rabbia e mi ci perdo un po', poi decido di osare, perché sono fatto così.
"Che c'è.." mi avvicino ancora al suo viso a pochi centimetri dalle sue labbra rosa che danno un tocco di stacco con la sua pelle olivastra, e proprio in quel punto sussurro "nessun altro è stato all'altezza?"
Poi quella scintilla che era diventata un vero e proprio incendio si spegne, muore nei suoi occhi mentre lo vedo abbassare lo sguardo.
Per un secondo sono quasi certo di aver sentito il suo cuore frantumarsi, così lo libero dalla mia presa e mi rendo conto che forse questa potevo risparmiarmela.Restiamo per qualche istante così, io che aspetto una sua reazione e lui che fissa a terra, impietrito, algido.
"Mario io non.." io non pensavo che questa cosa ti facesse ancora così male, questo è quello che vorrei dirgli, ma un banale "scusa" appena sussurrato e tutto ciò che riesce a venir fuori dalla mia bocca.
Senza degnarmi di uno sguardo si allontana da me e da quel progetto di cui ora sembra non importagli più nulla.
Mario non lascia mai niente a metà, ed è per questo che mi rendo veramente conto di quanto le mie parole siano state fuori luogo." Mario.." provo a fermarlo, ma lui esce dalla stanza.
Mi passo una mano nei capelli e li tiro un po' per il nervoso. Sono uno sbaglio vivente.
Rifletto sul male che possano avergli fatto quelle parole, sul fatto che per noi le parole hanno sempre avuto significato diverso ed io puntualmente continuo a dimenticarlo.
Che quello che per me può essere uno scherzo o una stupida provocazione, per lui si trasforma in motivo di odio, perché è questo il sentimento che ormai lui prova per me.Poi vengo distratto dal suo smartphone sulla scrivania che inizia a vibrare e mi avvicino per prenderlo e approfittare di questa scusa per portarglielo.
Nell'afferrare il telefono inevitabilmente l'occhio mi cade sullo schermo e leggo che la chiamata in entrata è da parte di: "Davide."
Mi fermo sulla soglia della porta e non so per quale ragione, ma decido che a quella telefonata Mario non risponderà.
Torno indietro e mentre sto per posare il telefono sulla scrivania, una notifica me lo impedisce.
Da Davide: "Spero che quel grullo del tuo nuovo collega non ti stia facendo impazzire più del dovuto."
Per prima cosa mi fa piacere constatare che un tizio che nemmeno conosco mi ha appena dato del babbeo, ma poi continuo a leggere.
"Passo a prenderti alle nove, ho una sorpresa per te."
Ed è proprio in questo momento che decido che questa sera lui non passerà a prendere proprio nessuno.
Cancello i messaggi e rimetto il telefono sulla scrivania.
Poi scrivo a Paolo di non aspettarmi.
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Du und ich
Fanfic• Opera coperta da COPYRIGHT • Mario si ritrova a dover lavorare con Claudio nella stessa azienda per uno strano scherzo del destino e, nonostante provi a ribellarsi al suo volere, il fato sembra voler giocare in favore del suo insopportabile colleg...