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[la foto sopra l'ho fatta io, finalmente l'ho sentito cantare live 😍]
⬇️INIZIO CAPITOLO⬇️
<ops, ho poggiato il gomito sul piano, scusa> dice Fabrizio alzando il braccio di colpo.
<sei una testa di cazzo> gli urlo mettendomi una mano al petto per sentire se c'è ancora un cuore funzionante.
Poi lo vedo iniziare a ridere:
<hai fatto un salto di due metri-continua a ridere- sc.. scusa>
Non la smette, anzi, la sua risata risuona sempre più forte nelle mie orecchie.
Cazzo che bel sorriso... me l'ero dimenticato.
<smettila di ridere coglione> bofonchio io sottovoce.
Fabrizio continua a ridere e si alza per venire verso di me.
Cerco di resistere il più possibile ma la sua risata è troppo contagiosa: inizio a ridere anche io e ci ritroviamo ad un passo di distanza a scherzare e ridere come amici di una vita.
Poi vedo Fabrizio avvicinarsi: le sue mani scorrono sui miei fianchi fino a scivolare da sopra a sotto la mia maglia.
La sua pelle calda che scivola sulla mia mi fa venire i brividi.
Smettiamo entrambi di ridere mentre Fabrizio attacca la fronte alla mia .
Vedo un sorriso malinconico dipingersi sul suo volto, che si replica a sua volta sul mio.
Stiamo lì per un po' di secondi a fissarci negli occhi fino a quando le sue mani  si spostano velocemente dai miei fianchi alla mia schiena e la sua testa sulla mia spalla.
<Ah bene ragazzi, vedo che state facendo amicizia> dice Andrea dall'altra parte della stanza.
Ci stacchiamo.
<Già, Ermal è veramente una brava persona> Fabrizio si rivolge al cantautore.
<Già,pure Fabrizio, anche se non me l'aspettavo devo dire> confermo io ad Andrea, trovandomi sotto lo sguardo del moro.
<Dai, cominciamo a lavorare alla canzone> conclude Febo.

La mattinata passa velocemente, scriviamo un paio di versi nuovi e ci decidiamo sugli accordi della canzone, che sono come quelli che mi ricordavo.
Mentre sto per andarmene, Fabrizio mi tira in parte.
<vuoi pranzare insieme?>
<Io... non lo so, cioè... > perchè non riesco a spiccicare una parola?
<Dai Erm, dovrò farmi perdonare per tutti questi anni in cui ti ho fatto soffrire... lasciami offrirti il pranzo per iniziare>
<okay>
Pronuncio l'ultima parola con un tono debole ed incerto, forse perchè non credo a quelle scuse, forse perchè ci credo ed ho paura di ricominciare.
Paura di rituffarmi in quel fiume di sofferenza che per anni ha avuto il nome di Fabrizio Moro.
I miei pensieri vengono interrotti dalla mano del ragazzo che mi sfiora la spalla.
<hey tutto okay?>
<si, andiamo>
Inizio a camminare e Fabrizio mi segue fino all'uscita.

•Fabrizio POV•
Seguo Ermal fino alla porta di ingresso, poi usciamo e mi posiziono al suo fianco, sempre camminando.
<allora, tu che conosci Milano, dimmi un posto buono dove mangiare... anzi dimmi il tuo preferito> chiedo ad Ermal allegro, principalmente per il fatto che abbia accettato il mio invito.
Le mie scuse sono sincere, con lui voglio ricominciare, ma ho paura di averlo ferito troppo.
Ed ora che l'ho ritrovato mi chiedo come io abbia fatto. Come io abbia fatto a vivere tutti questi anni senza di lui.

<a me piace un ristorante ai Navigli, ma è tanto costoso quindi mi va bene anche una pizza> sorride e mi guarda.
<Hai detto Navigli? Perfetto portami lì allora>
<no Fabrizio, non voglio farti spendere un patrimonio, poi non ho nemmeno molta fame, va bene una pizza>
<okay... però un'altra volta ti ci porto al ristorante che ti piace>
<va bene Fabrizio, basta che non fai il solito cocciuto> mi guarda e sorride.
<Ah, io sarei cocciuto?> esclamo io in tono di sfida.
<si tesoro, tu sei cocciuto e anche troppo>
<ma stai zitto va, che per una settimana così a Sanremo non resisto, prima o poi te la faccio pagare>
<dai dai, che fra cinque giorni inizia Sanremo, poi altri 5 giorni e non mi vedi più, contento?>
Quella che doveva essere una frase divertente, diventa come un proiettile che si fa strada nel mio petto e molto velocemente mi colpisce con un impatto esagerato.
La mia espressione diventa subito triste, abbasso lo sguardo e rispondo:
<no. Non voglio lasciarti andare più>
<Cosa?> si ferma e mi guarda.
<No niente Ermal... scus-> la mia voce viene interrotta dalla sua, che d'improvviso si abbassa di una tonalità:
<ripeti quello che hai detto, solo se sei stato onesto però>
<Ermal Meta, dopo dieci anni ti ho ritrovato- inizio a parlare velocemente: non so che mi sia preso, ma ora nella mia mente c'è solo un riflesso di ciò che eravamo, che mi lascia un vuoto più profondo dentro e so che solo lui può riempirlo- ed ho capito che senza di te non posso vivere bene, voglio riallacciare i rapporti, come amici ovviamente>
Vedo il suo sguardo scrutarmi attento, cercando di capire se la mia è solo una menzogna.
Dopo svariati secondi sento la sua voce incrinarsi su quattro semplici parole :
<mi sei mancato Moro>
Mi stringo a lui e lo abbraccio con una forza esagerata, facendolo sobbalzare inizialmente.
Poi sento le sue dita farsi strada fra i miei capelli, in una lunga carezza di cui mi godo ogni momento.
Lo sento staccarsi piano e pronunciare in altra manciata di parole, purtroppo meno romantiche delle precedenti:
<e la mia pizza?>
<Subito capo>
Mi inchino davanti a lui e ridendo raggiungiamo la prima pizzeria che troviamo.

The kissing booth|metamoro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora