1. Who cares?¿

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Ci sono due tipi di persone al mondo: quelle che hanno ogni cosa e quelle che aspettano un miracolo. Io, ovviamente, faccio parte della seconda categoria. Sono diciannove anni che aspetto che la vita mi dia una gioia, ma per il momento ancora niente. Forse avevo fatto qualcosa di male nella mia vita precedente e me la stavano facendo pagare, oppure ero stata maledetta fin dalla nascita. Sono le uniche due cose sensate che mi vengono in mente per spiegare la mia costante sfiga. E mentre aspetto il mio fatidico miracolo, vado avanti con la mia vita, cercando di non combinare troppi guai, una cosa impossibile per una persona come me. A volte vorrei tanto essere come la mia migliore amica, Hannah, ma poi mi ricordo tutto ciò che ha passato e mi ritengo parecchio fortunata a non aver avuto quel tipo di problemi. Lei è italiana, ma vive in America da quasi due anni e frequenta l'Università di criminologia qui a San Francisco. Si è trasferita così lontano per sfuggire ai suoi genitori, degli idioti se mi è permesso dirlo. Ci siamo conosciute subito dopo il suo trasferimento, dato che non appena ha messo piede in città ha subito iniziato a cercare un lavoro. Abbiamo fatto il colloquio nello stesso giorno e temevo che avrebbero preso lei invece che me, dato che sembrava molto più carina e gentile, ma alla fine avevano preso entrambe, anche perché il nostro capo è un idiota. Abbiamo legato molto e non potrei essere più felice di avere una persona come lei nella mia vita. Merita ogni cosa bella. Mi ha raccontato che durante la sua adolescenza i suoi genitori la pressavano parecchio, volevano che fosse come sua sorella maggiore, che trovasse un ragazzo di buona famiglia e si sposasse. Lei non è quel tipo di persona e l'ho capito fin da subito, credo che abbia fatto bene a trasferirsi dall'altra parte del mondo. Non mi è permesso raccontare la sua storia, probabilmente un giorno lo farà lei, ma dico solo che Hannah, con le sue forze e con i risparmi di una vita, è riuscita ad uscire dalla gabbia in cui era stata rinchiusa dai suoi genitori e a rifarsi una vita completamente nuova. Ammiro il suo coraggio. Attualmente lavoriamo entrambe nel nightclub più famoso di San Francisco e se devo essere sincera le ore di lavoro non si sentono molto quando lei è con me. Stasera c'è il pienone, non ho mai visto così tanta gente in questo locale e sinceramente non ne capisco il motivo. Okay è famoso, ma non c'erano mai state così tante persone.

"Rosie! Preparami un giro di shottini e due cocktail!" Sento urlare dalla mia migliore amica, posizionata dietro al bancone insieme a me, mentre serve un cliente. Sbuffo scocciata, è l'una di notte e ho un sonno tremendo, se mi urla di nuovo nelle orecchie giuro che la prendo e la attacco al muro nonostante io le voglia un bene dall'anima. La musica questa sera mi sta piacendo parecchio, David si è deciso ad assumere un DJ decente finalmente.

"Senti, il giro di shottini puoi portarcelo al tavolo? Siamo nel privè numero tre" Sento dire dal ragazzo di fronte la mia migliore amica, che annuisce con un sorriso cordiale sul volto. Non capisco come faccia ad essere sempre così carina con tutti, io sono scorbutica 24 ore su 24, soprattutto quando non dormo. Preparo velocemente il giro di shottini, sistemando tutti i bicchierini su un vassoio abbastanza grande.

"Hannah, prepara i cocktail, porto questi al tavolo e torno" La avverto, gettandole un'occhiata giusto in tempo per vederla annuire. Prendo un respiro profondo e afferro il vassoio, tenendolo saldamente tra le mani prima di dirigermi verso il privè numero tre. Prima di avvicinarmi del tutto osservo i sei ragazzi presenti al tavolo, seduti sul divanetto lungo in pelle bianco, colorato solamente dalle luci dei neon sparsi per il club. Mi faccio coraggio e mi avvicino, poggiando subito il vassoio sul tavolino nero, non vedendo l'ora di andarmene.

"Ecco a voi" Dico, cercando di usare il tono più gentile che conosco. Faccio per andarmene, ma una voce mi blocca.

"Quanta fretta dolcezza" Okay, calma Rosie. Calma. Mi giro nuovamente verso di loro, osservando il ragazzo seduto al centro, quello che mi ha richiamata. I capelli scuri ricadono dolcemente sulla sua fronte, ha un naso decisamente enorme che quello di mia zia Geltrude può solo accompagnare e riesco ad intravedere anche qualche tatuaggio sulle sue braccia muscolose.

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