Kill me if you can

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Brian era in ritardo, come sempre. Avevo scelto di indossare un abito diverso dal mio stile. Era verde militare, aveva le maniche lunghe a palloncino che lasciavano le spalle scoperte con uno scolo a barca e arrivava fino a terra con un piccolo strascico. Aveva uno spacco sulla gamba sinistra e una cintura sottile in vita, arricchita da dei brillanti. Evidenziava ogni mia forma alla perfezione, senza però essere volgare. Ai piedi Giselle mi aveva consigliato di indossare una décolleté color oro che mi aveva gentilmente prestato per l'occasione. Eh che occasione signori! Sotto all'abito avevo messo una fascia elastica alla coscia, nella quale avevo incastrato un coltello militare e una pistola. Era un'abitudine o un brutto vizio, ma sta di fatto che non sarei mai uscita di casa senza armi. Non in quella serata. I miei capelli erano stati acconciati in un semi-raccolto, con qualche ciocca di capelli che mi cadeva sul viso.

«Sei una visione! Se Brian non ha un'erezione appena ti vede, ritorno sulla mia ipotesi iniziale della sua omosessualità.» Era stata la frase con la quale Giselle si era congedata prima di uscire con un ragazzo. Speravo tanto che non fosse Ian. So che Giselle si sa difendere e lo sa fare molto bene, ma non avevo ancora avuto il tempo di parlarle di tutto quello che era successo e nemmeno di informarla sulle ultime cose che erano accadute. Ecco perché la sua ultima frase mi vorticava ancora in testa come un mantra. Non volevo che Brian reagisse in qualche modo vedendomi, non poteva solo dire che stavo bene?

Ero intenzionata a cambiarmi d'abito, ma il suono del campanello spense ogni mia iniziativa. Scesi, dopo aver indossato il mio cappotto color cammello, senza neanche chiedere chi era, perché sapevo che era lui. Avevo visto la sua macchina dalla finestra. Lo avrei ucciso appena uscita dal portone di casa. Eppure quando me lo trovai davanti agli occhi in tutto il suo splendore non riuscì più a dire una parola. Non capitava spesso di vederlo con una camicia bianca, ecco perché vederlo con anche la giacca nera rendeva tutto più unico.

Ero senza parole e anche senza fiato. Anche Brian mi sembrava essere nella stessa situazione, mi ripresi quando sentii in lontananza un clacson suonare. Mi avvicinai a Brian e gli diedi un bacio sulla guancia.
«Ciao Brian.» Sorrisi aspettando che mi aprisse la portiera, cosa che grazie al cielo fece poco dopo.
«Ciao Jess.» Prese la mi mano per aiutarmi ad entrare in auto e, prima di chiudere la portiera, mi diede un bacio sul dorso della mano. Mi sentivo euforica e questo non andava bene, per niente. Il tragitto in auto passò velocemente e fortunatamente avvolto in un silenzio quasi tombale, a parte qualche commento relativo alla serata e al comportamento da tenere.

Una volta arrivati, notai che il party si sarebbe tenuto in un hotel, ma non in uno qualsiasi, ma al Palace Hotel, uno dei migliori di tutta la città. Mi stavo chiedendo come accidenti potesse essere possibile una cosa del genere, poi mi ricordai della persona accanto a me che era decisamente del settore e probabilmente ne sapeva molto più di me. Tuttavia non feci in tempo a parlare, perché Brian fu il primo ad aprire bocca.
«Ah mi sono scordato di dirti che era un party in maschera.» Brian mi stava porgendo una maschera in pizzo color oro che aveva qualche piccolo brillante sulle punte. Era bellissima.
«Grazie. Mi puoi aiutare?» Mi girai per fargli legare la maschera, poi lo aiutai a mia volta.
«Sei bellissima Jess, proprio da togliere il fiato.» Passò un braccio attorno alla mia vita e mi attirò a se.
«Anche tu non sei male sai?» Sorrisi ironica, prima di prenderlo a braccetto. La sua mano sui miei fianchi stava scendendo pericolosamente e quella sera era meglio evitare distrazioni.

Brian diede a un uomo baffuto che teneva tra le mani un elenco, i nostri due biglietti, il quale ci fece passare con un sorriso gentile. Accanto al signore c'erano infatti due omoni, che avevano tutta l'aria di essere dei buttafuori. Feci un respiro profondo, poi mi concentrai sulla missione: analizzai l'ambiente, le persone e le possibili vie di fuga in caso di necessità. Poi la domanda che mi ero posta poco prima tornò a ripresentarsi nella mia mente è questa volta era giusto il momento di rispondere alla mia curiosità.
«Come è possibile che dei mafiosi facciano un party esclusivo in uno degli hotel più famosi di New York?» Avevo la mente concentrata su ciò che mi accadeva intorno e le orecchie tese ad ascoltare la risposta di Brian.
«Nello stesso modo in cui io e Ian lavoriamo nell'FBI. I soldi comprano tutto e tutti, non dimenticarlo mai.» Fermò nel mentre, un cameriere e prese due calici di champagne. Iniziai a berne un poco, se volevo sopravvivere a quella serata avevo assolutamente bisogno di alcol in corpo. Ne avevo decisamente tanto bisogno.

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