Mother fucker

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Tra tutte le cose che amo del Natale, quella che più mi fa emozionare è lo spirito delle persone. A Natale si è tutti più buoni e, anche se siamo solo a metà novembre, l'atmosfera natalizia è già alle porte, trasformando la fredda e grigia New York in uno spettacolo surreale. Anche i cuori più duri a Natale dovrebbero sciogliersi, e dico dovrebbero perché il cuore di Brian Logan non lo ha ancora fatto e non sono sicura lo farà mai. Essere apatico 365 giorni all'anno è nel suo DNA!

Anche stamattina, quando sono andata nel suo ufficio per portargli dei documenti che doveva firmare mi ha trattata come se fossi una delle sue servette. Santo cielo, ma che cosa c'è che non va nel suo cervello?
Dalla nostra ultima discussione è passato più di un mese, ma lui non sembra farci più caso. Dalla sera alla mattina è tornato ad essere con tutti, ma non con me, il solito Brian affabile e lusinghiero. Il suo sorriso acceca e mette a tappeto le nuove reclute femminili, trovando qualche grado di apprezzamento anche tra le fila maschili, il che non mi stupisce più di tanto.

«Jess tra due minuti nell'ufficio di Brian. Ci sono novità sul caso Mark.» Ian bussa velocemente alla mia porta, prima di scomparire nuovamente dalla mia vista. Sbuffo abbandonandomi allo schienale della sedia e sbottonando qualche bottone della mia camicetta. Non riesco proprio a comprenderlo, non ci riesco. Sistemo il fascicolo sul quale stavo lavorando e faccio quanto mi è stato chiesto. Non sopporto dover rispettare degli ordini di Brian, ma questo fa anche parte del mio lavoro e non posso cambiarlo, a meno che non cambi lavoro.

«Ian lo sai benissimo il perché. È inutile fingere ancora, tanto Jess ormai ha capito tutto.» La voce di Brian riempie la distanza che mi separa dal suo ufficio. Tendo le orecchie e rimango in ascolto.
«E tu ci credi anche? Non devi dare ascolto alle donne Brian! Ti manipolano e ti usano.» Ian non sembra più essere se stesso, ma ormai non mi stupisco di nulla. Non ho voglia di sentire quante altre stupidaggini gli passino per la testa, quindi mi avvicino picchiando i tacchi sul pavimento, per poi bussare alla porta. Entro senza aspettare il permesso di Brian, ormai non faccio più caso a queste formalità, soprattutto se sono arrabbiata come ora.

«Ciao Jess.» Alzo lo sguardo e incontro quello scrutatore di Brian.
«Buongiorno. Avevate bisogno di parlarmi?» Dritta al punto, ovvero meno tempo che devo passare qui con loro due, falsi e traditori della patria e del ruolo che ricoprono. I due uomini in questione si scambiano un'occhiata per poi tornare a concentrare la loro attenzione su di me.
«Sì infatti. Domani sera ci sarà un party esclusivo al quale parteciperanno tutti i mafiosi più importanti di New York. Tu ed io dovremo andarci.» Tralasciando il fatto che non mi ha posto una domanda, ma mi sta dando un ordine, sorrido ironica conscia del fatto che per ora, ho io il coltello dalla parte del manico.
«E dimmi Brian, cosa ti fa pensare che io voglia venire a questo party esclusivo con te? Perché non andare con Ian?» Chiedo avvicinandomi a Ian e posando una mano sulla sua spalla, per poi lasciarla scivolare sul suo petto, iniziando ad accarezzarlo in mondo sensuale. Ian non si aspettava questo mio gesto, esattamente come Brian che mi guarda senza parole. Se entrambi prima sospettavano che io avessi potuto sentire qualcosa della loro conversazione, ora fortunatamente non più.

«Jess...» Sento Ian sospirare. Povero cucciolo, è visibilmente in imbarazzo.
«Che c'è? Pensate di essere gli unici a saper flirtare voi uomini? Siamo decisamente più esperte noi donne.» Mentre parlo guardo dritto negli occhi Brian, accennando un sorriso alla fine e continuando ad accarezzare le spalle di Ian. Se pensava di prendermi in giro e farmi passare per stupida ha sbagliato, ancora una volta.
«Comunque ci sarò capo.» Mi stacco velocemente da Ian e mi avvio verso la porta, sorridendo soddisfatta. Ancheggio fino alla porta per poi fermarmi di colpo dopo averla aperta.
«Ah Brian, dimenticavo. Hai un po' di bava, proprio qui accanto al labbro.» Gli dico toccandomi le labbra, per poi fargli un occhiolino ed uscire dall'ufficio.

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