Dark like your soul

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La gonna era a vita alta, nera a tubino e mi fasciava il corpo come una seconda pelle. Avevo indossato sopra una camicetta bianca di chiffon, lasciando sbottonati più bottoni del necessario, che mettevano in mostra il reggiseno in pizzo, e sopra la giacca nera del completo che era ornata con dei bottoni color oro sull'estremità delle maniche. Il tutto era accompagnato da da delle décolleté nere di vernice di Louboutin. Non ero sicura del perché lo avessi fatto, ma la spiegazione al mio stato d'animo piuttosto alla moda di quella mattina, mi fu chiaro una volta arrivata in ufficio.

Jack, il capo mafioso di Brian, era seduto davanti alla mia scrivania. Brian e Ian erano nell'ufficio del primo con la porta aperta, fingendo di parlare di qualcosa di importante, mentre con lo sguardo osservavano me e il mio ufficio. Non mi fermai, né rallentai la mia andatura quando vidi Jack, semplicemente sospirai. Le gatte da pelare più difficili venivano date alle donne, perché erano le più qualificate per farlo. Semplice e logico.

«Ciao Jack, che piacere vederti.» Entrai tranquillamente nel mio ufficio, con il mio cappuccino da asporto nella mano sinistra e la borsa griffata nella destra, guardando il diretto interessato negli occhi. Lui sorrise. Non so se lo fece per la mia indifferenza nei suoi confronti o se lo fece per il mio tono di voce, in ogni caso lo fece.
«Buongiorno Jess. Sei bellissima stamattina, ma del resto lo sei sempre no?» Mi stava adulando? Aiuto, era molto lontano dall'attirare la mia attenzione. Pensava di addolcirmi in questo modo?
«Cosa vuoi Jack? Se ti sei scomodato a venire fino a qui, significa che è qualcosa di piuttosto rilevante.» Sorrisi falsamente, prima di avvicinarmi e sedermi sul bordo della scrivania, esattamente di fronte a lui. Ci divideva più o meno solo un metro, un metro e mezzo.
«Forse sarò ripetitivo, ma amo la tua schiettezza, davvero. È rara da trovare in una persona oggi.» Jack mi stava davvero antipatico e il suo modo di fare di quel momento, stava solo peggiorando la considerazione che avevo di lui. Brian e Ian continuavano a fissarci dallo studio di Brian, pronti ad intervenire in qualsiasi caso. Come se io potessi davvero fare qualcosa a questo colosso del crimine. Potevo essere istintiva, ma non ero di certo una stupida impudente. Cadenzavo ogni mia azione, anche se probabilmente nessuno lo aveva intuito.

«Te lo chiederò solo un'altra volta. Che cosa vuoi Jack?» La gentilezza aveva smesso di far parte del mio carattere quando ero solo una poppante. Quindi era meglio mettere da parte i sentimentalismi anche in quel momento e tirare fuori gli attributi.
«Qualcuno si è svegliato male stamattina, accidenti! Mi dispiace tesoro. Un bel faccino come il tuo non dovrebbe mai svegliarsi male.» Mi stava palesemente provocando e prendendo in giro, il tutto anche piuttosto bene. Dovevo solo mantenere la calma e fingere che il suo modo di fare non mi stesse innervosendo minimamente. Più facile a dirsi che a farsi.
«Grazie mille per il consiglio. Ora se non hai nulla di meglio da fare, stai pure lì seduto, non sarò di certo io a mandarti via, ma io ho da fare. Quindi se non ti dispiace inizio a lavorare va bene?» L'ironia traspirava da ogni singolo poro della mia pelle ed era palese ciò che stavo facendo, ma Jack non ne voleva sapere di mollare l'osso. Beh, io avrei fatto altrettanto. Mi alzai dal bordo della scrivania e mi andai a sedere sulla mia sedia, esattamente di fronte a Jack e di fianco al computer. Iniziai quindi a lavorare, sotto lo sguardo attento del mio nuovo nemico. Stava cercando di capirmi, di studiarmi ed estrapolare quante più informazioni possibili su di me e sui miei comportamenti. Lo sapevo, perché era esattamente quello che avrei fatto io se fossi stata al suo posto. Sospirai e continuai il mio lavoro, cercando di mascherare le mie emozioni e ciò che realmente ero io, in modo da dare lo stretto necessario al signorotto qui di fronte.

Era circa mezzogiorno quando staccai gli occhi dall'ultimo fascicolo che mi era stato assegnato. Dovevo andare a fare qualche irruzione in qualche nuovo locale che mi era stato appunto segnalato dal comando centrale. Questo caso non aveva nulla a che fare con Brian, Jack ed Ian, ma qualcosa mi faceva pensare che loro sapevano esattamente cosa io avrei dovuto fare. Mi alzai dalla sedia, sulla quale ero stata seduta per circa quattro ore, e andai verso la porta, chiusa quella mattina da Jack, per poter uscire dall'ufficio. Il diretto interessato però mi afferrò il braccio, impedendomi di compiere ciò che volevo realmente fare. Mi strattonò facendomi fare qualche passo indietro e, se non fosse stato per il suo piede, sarei anche rimasta in piedi, ma purtroppo non fu così. Inciampai nel suo piede e caddi in braccio a lui. Durante l'impatto avevo alloggiato una mano sulla sua spalla e l'altra sul suo petto. Le mani di Jack invece avevano trovato subito la strada per i miei fianchi e anche un pochino più in basso.
«Se sapevo che bastava così poco a farti cadere nelle mie braccia, lo avrei fatto prima.» Mi stava sorridendo sornione e non la smetteva di fissarmi negli occhi. Se non lo conoscessi un po', avrei pensato che ci stesse provando con me. Cosa? Aspetta un secondo!
«Jack, ci stai per caso provando?» Chiesi alzando un sopracciglio. Lo avrei menato di santa ragione se solo avessi potuto.
«E se anche fosse, tu cosa potresti farmi?» Ecco. Era proprio questa scontrosa e costante superiorità che mi facevano vedere solo ciò che di negativo c'era in Jack. Non era un brutto uomo, considerando che era decisamente oltre i quaranta, ma questo suo modo di fare lo rendeva uno stronzo patentato.

A quella domanda sorrisi tristemente alzando appena gli occhi al cielo.
«Sono tante le cose che vorrei farti Jack e ti assicuro che nessuna di queste è piacevole nel modo che credi tu, ma sfortunatamente per me, io ho le mani legate.» Feci per alzarmi da lui, siccome per quanto mi riguardava quella conversazione era terminata, ma ancora una volta lui mi strattonò verso di sé.
«Non sai cosa farei io a te, spocchiosa ragazzina. Nonostante io provi verso di te un tale senso di disgusto per tutto ciò che rappresenti, tu mi attrai. Il tuo corpo mi attrae, il tuo viso, il tuo modo di fare, il tuo modo di vestirti, i tuoi capelli. Sei un fottuto diavolo tentatore e sappi che prima o poi sarai mia.» Jack mi stava stringendo un fianco. Non sapevo cosa dire per la prima volta in vita mia. Un uomo come lui che voleva una donna come me? Quante volte era capitato che il dolce agnello bianco cadesse nella trappola del lupo? Troppe volte e troppe volte mi ero ripromessa di fidarmi solo di me stessa e non cambiare mai per un uomo.

Ora, di fronte a me, c'era un uomo che metteva in discussione tutto ciò che io ero, tutto ciò che avevo lentamente costruito solo con le mie forze, per il semplice fatto che era attratto da me?Se voleva anche solo sperare di attirare la mia attenzione, doveva impegnarsi molto di più. Non mi sarei mai annullata, perché stare con un uomo come lui significava annullarsi poco a poco, per un traditore della patria, la stessa patria che io tanto amavo e che avevo giurato sulla mia vita di proteggere.

Scoppiai quindi in una risata fragorosa di pancia. Jack parve sorpreso della mia reazione.
«Caro Jack, devi impegnarti di più anche solo per attirare la mia semplice attenzione. La tua anima è nera Jack e ciò che potresti fare per cambiarla, non rientra minimamente nei tuoi parametri. Quindi ricordati che il cioccolato e la merda hanno lo stesso colore, ma non saranno mai la stessa cosa. Detto questo, ti auguro una splendida giornata Jack. Sono sicura che a tua moglie farà piacere vederti. Saluti!» Esco dal mio ufficio prendendo velocemente la giacca e la borsa, pronta per fare un po' di domande in giro per New York City.








Hola a todos!❄️ Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se qualcosa non va ditemi pure!☘️

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Baci e al prossimo aggiornamento!💖
Marta⭐️

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