Due settimane. Erano passate due maledette settimane. Jack subito dopo quella serata che definire particolare era un eufemismo, mi aveva rinchiuso in uno scantinato, in un luogo a me sconosciuto. Mi aveva fatto perdere i sensi in auto con l'aiuto del cloroformio. Tre uomini contro una donna è poco equo, anche per un mafioso, ma Jack aveva un modo tutto suo di fare. Un modo che io definirei di merda. Quella sera non me la sarei scordata per parecchio tempo e ne avrei portato con me i ricordi per sempre, senza saperlo ancora. Quando avevo visto Ian e Brian in quell'angolo appartato, avevo mentalmente tirato un sospiro di sollievo. Entrambi stavano bene. Avevo capito ormai che non erano loro il mio vero nemico, ma erano solo delle persone non cattive, che si erano trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato e avevano fatto parecchie scelte sbagliate nella loro vita e per questo sicuramente ne avrebbero un giorno pagato le conseguenze, in un modo o in un altro. Ma in quel momento non spettava a me giudicarli.
Potrei dare la colpa all'alcol o all'adrenalina mischiata all'alcol per ciò che avevo fatto quella sera, ma la verità era un'altra e io ne avrei portato con me i risultati per tutta la vita. Jack mi aveva trascinata di sua spontanea volontà da Ian e Brian, il che era stato piuttosto strano, considerando le scenate di gelosia morbosa che, da qualche giorno a quella parte, sembravano seguirlo quando si trattava di parlare della sottoscritta.
«Vedo che chi non muore si rivede, Brian.» Jack strinse la presa intorno alla mia vita, era ovvio che voleva provocare Brian usando me. Mi sentivo quasi come un sacco da boxe che i vari amici di una cosca si passavano tra loro. Stavo iniziando a stancarmi davvero tanto della situazione. Il mio limite di sopportazione era già pieno da parecchio tempo.
«Non sono qui per te Jack. Dovresti saperlo bene, quindi se non ti dispiace lasciami parlare per un po' con Jess, poi mi toglierò di mezzo per sempre. Onorerò il mio patto a distanza.» Brian ancora una volta stava parlando di cose di cui non sapevo nulla e mi stava trattando come un oggetto. Stavo per rispondergli quando intravidi qualcosa sbucare appena dalla sua tasca interna della giacca, qualcosa che lui non doveva avere. Accettai di seguire Brian solo perché volevo sapere cosa accidenti stava succedendo, non ero mai stata abituata a non avere la situazione sotto controllo.
«Vai pure Jess. Mi raccomando fai un lavoretto accurato!» Jack mi diede un pizzicotto sul fianco prima di lasciarmi andare con Brian. Ian ci seguì con lo sguardo fino a quando non salimmo in ascensore. Non sapevo perché ma Brian aveva ancora il potere di tenere in mano Jack e questo era piuttosto strano, visto quanto era successo negli ultimi giorni. Speravo solo che Giselle stesse bene, perché se così non era, avrei smosso mari e monti pur di vendicarla. Sapevo bene che la vendetta non serviva a nulla, perché non spettava a me giudicare, ma almeno mi avrebbe fatto sentire meno inutile.Brian mi portò in una terrazza di una suite, la situazione era piuttosto tesa e anche insolita a dire il vero.
«Ti chiedo scusa per tutto Jess, anche se so che a te non importano le scuse.» Brian era agitato e la sua fronte si stava imperlando di sudore. Non volevo le scuse, piuttosto volevo sapere cosa accidenti ci faceva con la mia giarrettiera nera per il mio coltello militare in tasca, ma cercai di mantenere la calma ed essere una persona ragionevole.
«Sono io che ti devo chiedere scusa, ti ho praticamente torturato in quella stanza, non sapevo che altro fare per entrare nelle grazie di Jack e sperare che ti lasciasse andare.» Sorrisi appena e mi avvicinai a Brian che si era lasciato cadere sulla ringhiera della terrazza. Infilai nella sua tasca la mano ed estrassi la mia giarrettiera per poi infilarmela.
«Sei pazzesca Jess.» Mi osservava attentamente, studiando ogni movimento.
«Si lo so, grazie.» Gongolai sorridendo.
«Intendo che... Anche quando sono gli altri a sbagliare, vuoi prenderti tu le colpe. Tu vivi per la giustizia, non quella delle leggi, ma quella morale. Le persone come te non esistono più. Non ti merito, ne ora né mai.» Brian mi spostò dietro l'orecchio una ciocca di capelli e mi sorrise appena. Il suo sguardo era malinconico, vacuo e triste. Era come vedere un morto che cammina: sai che c'è, ma non realmente con la testa.
«Difatti non sono tua Brian. Io non sono di nessuno.» Non distolsi lo sguardo neanche per un istante dai suoi occhi, che in quel momento sembrarono essere attraversati da una strana luce. Forse di sfida.
«Però tu mi piaci, se è questo che ti vuoi sentir dire.» Continuai appoggiandomi a mia volta alla ringhiera, a qualche centimetro di distanza da lui. Ero stanca di giocare.
«Sei una tentazione Jess vestita così. Lo sei già di solito, ma vestita così...Wow!» Brian azzerò la poca distanza che ci separava e avvolse un braccio intorno alla mia vita. Negare o fingere che Brian non mi piacesse era inutile e non avrebbe portato a nulla, considerando che al momento non avevo molta speranza di vita.
«Vorrei tanto che tu fossi mia, così ti potrei baciare.» Era solo una mia impressione o Brian era cambiato? Non era l'uomo pauroso e insicuro che avevo conosciuto io mesi prima. Possibile che una persona potesse cambiare in così poco tempo? Forse.
«Chi ti dice che non puoi baciarmi?» Posai le mie mani sulle sue braccia e le feci risalire verso il suo collo. Gli accarezzai i capelli e glieli tirai appena. Brian mi sorrise per poi tuffarsi sulle mie labbra e io lo lasciai fare assecondandolo. Era da parecchio tempo che non lo baciavo, ma non era cambiato niente. Era sempre un Dio a baciare, non c'era niente da fare. Non so il motivo per il quale non ci fermammo solamente a un bacio, non lo seppi mai in realtà. L'unica cosa di cui però ero certa era che ciò che stava succedendo tra me e Brian mi piaceva, mi piaceva perché c'era lui con me. In quella mezz'ora che passammo in quella camera da letto dell'hotel avevo svuotato la mente e non avevo pensato a nulla che non fosse Brian insieme a me. Potevo confermare con tutta me stessa che le voci che giravano sul suo conto alla centrale erano totalmente vere. Ci amammo per due volte, una dopo l'altra, senza pensare a cosa poteva succedere se non si usavano le giuste precauzioni. Ci salutammo con un lungo e bellissimo bacio, che sarebbe rimasto con me per sempre, come tutto quello che era successo in quella suite. Non avrei mai dimenticato nulla. Era marchiato a fuoco nella mia anima, nella mia mente e nel mio cuore.
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Faster
RomanceJess Pine è una poliziotta dell'FBI a New York. Lei ama profondamente il suo lavoro e le riesce anche molto bene. Nata da una famiglia di immigrati Irlandesi, Jess ha iniziato la sua carriera lavorativa entrando inizialmente nell'esercito degli Stat...