Kindness people

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Non capitava di certo tutti i giorni di lavorare la vigilia di Natale, ma quest'anno era toccato a me. Non ero mai stata una ragazza alla quale piaceva apparire, ma per questa volta avevo deciso di fregarmene del pensiero altrui e di mettermi in mostra. Sarebbe stata una giornata fiacca, perché era raro che a degli agenti facessero fare dei sopralluoghi delle indagini proprio in questi giorni di festa, quindi quella mattina decisi di osare più del dovuto. Indossai un tubino rosso che mi aveva regalato Giselle qualche mese prima. Evidentemente ero anche ingrassata, perché mi era decisamente troppo stretto e aderente. Quando chiesi il parere a Giselle su come mi stesse il suo regalo, lei mi fece uno sguardo strano. E io sapevo perfettamente cosa significava.
«Credo che qualcuno farà fatica a tenerlo nei pantaloni.» Questa era stata la frase con cui aveva ammirato il mio look, per poi congedarsi dalla mia stanza prima e poi dalla nostra casa, facendomi sbuffare.

Ecco perché in quel momento, mentre percorrevo il corridoio del mio piano al dipartimento, mi sentivo gli occhi, dei pochi agenti presenti, addosso a me. Sopra al vestito avevo abbinato una giacca elegante nera con i bottoncini oro e ai piedi, avevo messo i miei immancabili stivali. Per completare il look avevo indossato un cappotto nero lungo, una sciarpa di lana sempre nera e una borsetta piccola nera. Il freddo si faceva sentire e i primi fiocchi di neve avevano già imbiancato la città. Tenevo tra le mani un caffè caldo e dei fascicoli nuovi sul caso che stavamo seguendo, che erano arrivati questa mattina. Avevo fretta di mettermi al lavoro e magari, scoprire anche qualcosa di nuovo. Non sarebbe poi stato così male fare dei passi avanti in questo caso.

«Ehi Jess avrei bisogno che mi firmi delle scartoffie.» Kyle Peterson era un mio collega e anche uno schianto. Era bello da far paura e non lo sapeva nemmeno, no forse lo sapeva e usava la sua ingenuità a suo favore.
«Ciao Kyle. Se mi dai giusto due minuti che appoggio le mie cose, dopo firmo tutto quello che vuoi.» Sorrisi al ragazzo che si era fermato di fronte a me. Quegli occhi, cielo santo!
«Oh si certo scusami.» Arrivai davanti al mio ufficio e aprii la porta. Appoggiai sulla scrivania il caffè e i fascicoli nuovi, per poi iniziare a togliermi la giacca. Lasciai tutto sulla sedia della scrivania, tanto oggi non sarebbe venuto nessuno in ufficio. Mi girai verso Kyle una volta finito di spogliarmi e gli sorrisi. I suoi occhi saettarono sul mio corpo, studiandone e analizzandone ogni centimetro. Mi stava facendo una radiografia bella e buona o era solo una mia impressione? Lo lasciai fare, era bello essere guardata in quel modo da un ragazzo che reputavo serio e non da uno come Brian, uno che pensava solo a portarti a letto. Ecco, Brian. Perché arrivavo sempre a pensare a lui? Accidenti a me e al mio inconscio!

«Devo firmare quei documenti?» Chiesi indicando i fogli che teneva stretti tra le mani. Lui mi sorrise cordiale, prima di allungarmi i famosi documenti. Stavo per firmare senza leggere ciò che contenevano, quando mi tornò in mente uno dei consigli migliori che mi era stato dato: leggi sempre ciò che firmi. Quando capii che erano solo fogli prettamente burocratici relativi a privacy e ad aggiornamenti periodici, firmai senza remore. Mai fidarsi troppo.
«Grazie mille.» Mi disse Kyle mentre prendeva dalle mie mani tutti i fogli firmati, sfiorandomi le dita.
«Figurati, anzi grazie a te.» Sorrisi e mi alzai per accompagnarlo alla porta. Mi sistemai il vestito che quando mi ero seduta si era alzato appena e quando alzai nuovamente il volto, Kyle sembrava essere sul punto di morte. Era bianco come un cencio e avvertivo il suo stato d'ansia anche senza fissarlo troppo.
«Ehi Kyle tutto bene? Sei un po' pallido.» Gli posai una mano sulla spalla che tolsi non appena lo sentii sussultare. Lui poi prese un profondo respiro e si passò una mano sulla fronte. La sua espressione, se possibile, era peggiorata.
«Senti Jess, lo so che non sono fatti miei, ma esci ancora con Brian?» Non credevo di avere sentito bene. Forse era meglio chiedergli di ripetere, perché se ciò che aveva detto era vero, questa volta avrei ucciso davvero Brian. Lo avrei ucciso con le mie stesse mani, considerando che dovevamo ancora chiarire il discorso del party a cui avevo partecipato qualche sera prima.
«Cosa?» Domandai cercando di essere il più neutra possibile. Non volevo alzare polveroni a causa di un bambino che non ha ancora imparato a gestire le situazioni con carattere.
«Si, tu mi piaci da tanto anche, ma siccome Brian ci aveva detto, qualche mese fa credo, che uscivate insieme, non ho neanche provato. Ora però volevo chiederti di uscire, siccome ho notato che da qualche settimana a questa parte tra te e Brian non c'è molto feeling, ma vorrei essere sicuro di non pestare i piedi a nessuno. Ecco tutto, quindi che dici?» Ora capivo perfettamente perché Kyle gestiva gli interrogatori. Se lui parlava così tanto e così in fretta era facile distrarre e far fare confusione a chi era sotto interrogatorio. Dovevo assolutamente tenere a mente questa sua capacità.

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