La mia piu grande conquista

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Roma, Project
Ore 05:30
La discoteca avrebbe chiuso a breve, ma Elena, Arianna e Selene non erano intenzionate ad andarsene prima del tempo. Selene in particolare non riusciva a staccarsi da Gabriel: ballavano, parlavano, di tanto in tanto pomiciavano, non troppo o sarebbero finiti a fare sesso sulla pista. Arianna ed Elena li guardavano e non potevano non pensare che fossero una coppia stupenda. Purtroppo c'era qualcosa che non andava, come sempre d'altronde.
-Io non mi fiderei troppo di quel Gabriel.- Sentenziò Alessio.
-Lo dici perché lei non è interessata a te?- Lo punzecchiò Elena.
-No, lo dico con cognizione di causa.-
Detto ciò sparì tra la folla con la bottiglia di champagne.
Arianna pensò che nonostante l'evidente rodimento di Alessio, qualcosa di vero doveva averlo detto, perché di quel Gabriel non aveva mai sentito parlare. Vivendo nella periferia di Roma, purtroppo tutti si conoscevano, anche se non direttamente ma di vista o per nome; Gabriel era un fantasma, non aveva social e quando gli aveva chiesto il cognome era stato troppo evasivo. Ok, poteva essere un tipo riservato, ma tutta la situazione ad Arianna, puzzava un po' troppo.
E lei doveva proteggere Selene.
Decise di parlarle sulla via del ritorno.

-Non c'è la vostra amica mora?- Chiese Gabriel troppo vicino all'orecchio di Selene. La ragazza sentì il fiato di lui solleticarle i capelli.
-No, lei è troppo vip per stare qui. Ma la amiamo lo stesso.-
-Anche tu sei sprecata per stare qui, e purtroppo anche per me lo sei.-
Improvvisamente era diventato serio: il tono che avevano usato fino a quel momento era leggero, ma Gabriel stava cambiando velocemente umore, e sembrava triste.
-Di che parli?-
-So che praticamente non ci conosciamo, ma hai sentito anche tu la scintilla che è scattata tra noi no? Però non posso stare con te, anche se tutto il mio corpo e il mio cuore mi urlano di fondermi con te. La mia testa mi riporta alla realtà.-
-Perché stai facendo discorsi così empirici?! Non vedo dove sia il problema tra noi due: ci piacciamo, molto, ci troviamo bene insieme, potremo uscire e vedere come va.-
Intanto avevano smesso di ballare, e stavano al centro della pista l'uno davanti all'altra, immobili, occhi negli occhi.
-Sel, io non posso stare con te perché ci rimetteresti, persino la vita.-
-Spiegami.-
-Non posso.-
-Bene.-
Selene lo guardò intensamente notando il disagio di lui; sembrava combattuto internamente, sembrava debole e indifeso. Una persona completamente diversa da prima, ma ugualmente affascinante agli occhi di lei.
-Cazzo, mi tiri fuori le parole... io spaccio Selene, non come i ragazzini sotto casa, ma come i professionisti.- Lo disse buttando fuori una gran quantità di ossigeno. Selene non aveva cambiato espressione, lo guardava ancora come se volesse scavargli dentro.
-Alloggio in hotel e ostelli per non coinvolgere famiglia e amici; spesso devo fuggire nel giro di pochi minuti, a volte mi seguono con le armi, a volte mi ricattano. Purtroppo è il mondo della droga.-
-Per questo dici che non possiamo stare insieme?-
-Esatto, non voglio coinvolgerti. Non voglio sapere il tuo cognome, il tuo indirizzo, il tuo numero di telefono. Mi basta sapere che esisti e che sei stata la mia più grande conquista. Finché non sarò libero da questo spettro, sarò sempre una palla demolitrice per chiunque.-
Selene ascoltò attentamente il discorso, poi affondò il viso nel petto di lui aspirandone il profumo.
-Anche Erik spaccia vero?- Sussurrò lei.
-Diciamo che lui è il più pulito tra noi, ma si, fa soldi in questo modo e non si preoccupa di nasconderlo.-  Rispose lui prendendo ad accarezzarla sulla testa. Ora dondolavano leggermente, in netto contrasto con la musica martellante che c'era nella discoteca.
Probabilmente, entrambi non avrebbero mai dimenticato l'altro, ma di sicuro, dovevano separarsi alla svelta.

Roma, Pontina
Ore 07:00
Il viaggio di ritorno procedeva in un insopportabile silenzio. Solo Alessio ed Elena scambiavano qualche parola di circostanza, "domani è bello il tempo?", "vuoi dire oggi!", "ah sì ormai oggi", "guarda il cielo", "mmm si sarà bello".
Selene guardava fuori dal finestrino le prime luci dell'alba e gli uffici dell'Eur.  Immaginava tutte quelle persone che andavano al lavoro che guardavano una 500 bianca sfrecciare dalla parte opposta della carreggiata, e criticarla per l'orario in cui tornava. Non riusciva a pensare ad altro che a delle stronzate pur di riempire quel vuoto che si era creato in lei una volta salutato Gabriel.
Il loro addio era stato struggente: roba che Selene avrebbe trovato stucchevole in altre circostanze. Eppure, ancora sentiva l'odore di lui sulla sua pelle, o vedeva la sfumatura dei suoi occhi mentre le parlava del suo "lavoro".
Selene si rese conto che sarebbe stato difficile dimenticarlo e lo odiava per questo.
Arianna aveva saputo tutto una volta entrati in macchina. Gabriel e Selene si erano salutati in modo troppo romantico per essere un normale "a presto". Ci aveva visto bene, dato che Selene, una volta in macchina, non aveva smesso di parlare di ciò che era accaduto e di incolpare anche Alessio che sapeva tutto fin dall'inizio. Ovviamente non era colpa sua, ma fa sempre bene scaricarsi su qualcun altro no?
Giunti a casa di Selene, le ragazze decisero di restare a dormire con lei; salutarono Alessio ed entrarono a casa.
-Sel, ora che i tuoi genitori partono, che ne dici di organizzare un party? Hai una casa enorme e possiamo ordinare la pizza così non dovrai preparare.- Propose Arianna.
Selene sorrise, più per il tentativo dell'amica di distrarla che per l'idea in sè.
-Ma certo, mi sembra un'ottima idea Ari. El, ovviamente verrai anche tu.-
-Sempre presente!- Esclamò Elena.
Ma la domanda che frullava nella testa a Selene era un'altra: Natalia, sarebbe stata sempre presente come Elena e Arianna, ora che aveva trovato un uomo?

Il giorno dopo.
Selene si diede da fare insieme alle sue amiche: pulirono la cantina da capo a fondo, lustrandola, addobbandola e rendendola accogliente. Era il luogo perfetto per una festa sfascio. Insonorizzata, fornita di finestra, con accesso al garage per i fumatori, ghiacciaia e frigo per alcol e bibite varie, un tavolo da biliardo ed uno normale dove mangiare. C'era anche un salottino con divani e poltrone, al centro un tavolino basso e vari giochi di società per ingannare il tempo. La tv c'era, ma decisero di staccarne la spina per non distrarsi. Il fuoco nel camino non lo avrebbero acceso perché era settembre e le temperature erano ancora abbastanza alte. Avevano chiamato per ordinare la pizza al metro e si erano organizzate con i soldi: 10€ a testa per cibo, alcol e dolce. Era un prezzo ragionevole considerando che Selene metteva a disposizione casa sua anche per la notte.
Gli invitati erano ovviamente i loro compagni di vacanza, ma anche i vicini di casa, il cugino di Selene e i suoi amici nerd, qualche collega di Arianna, e Natalia che però non aveva ancora risposto all'invito.
La festa si sarebbe svolta tra due giorni e la loro amica aveva visualizzato il messaggio senza però rispondere. Un oltraggio bello e buono, secondo Selene.

Nel pomeriggio
Elena si trovava al lavoro, in un negozio di giocattoli sul litorale, sempre deserto eccetto qualche ragazzino molesto e zingari fissi.
El, veniva lasciata sola tutto il giorno dalla proprietaria (che andava a farsi gli affari suoi), doveva aprire e chiudere il negozio, pulirlo e sistemarlo ogni santo giorno. Non le pesava molto, ma spesso entravano brutte persone che cercavano di circuirla, e lei non si sentiva al sicuro.
Venne la sera; Elena prese il guadagno del giorno (pochi euro) e li chiuse nella piccola cassaforte sotto la cassa. Spense le luci, chiuse lo stabile e le serrande. Infilò le chiavi nella borsa e si avviò verso casa a piedi: erano le 20:30 e nonostante fosse ancora settembre, il cielo iniziava a scurirsi. Elena non ci fece molto caso perché era abituata a fare quel pezzo a piedi. Procedeva con la borsa che le pesava sulla spalla destra e il cellulare all'orecchio, mentre si sorbiva l'ennesima ramanzina di sua nonna, che pretendeva un matrimonio entro e non oltre i 25 anni. Elena aveva provato a spiegarle che i tempi erano cambiati, ma non c'era verso di farle cambiare idea.
Decise di troncare la chiamata e di mandare un messaggio alle sue amiche.
Fatto anche quello, si mise ad ascoltare i messaggi vocali sul gruppo della palestra e proprio in quel momento, una mano forzuta la prese per una spalla, facendola voltare di scatto. Elena riuscì a captare poco del suo aggressore prima che questi le sferrasse due pugni in faccia, uno tra gli occhi e l'altro in pieno sull'occhio sinistro. La ragazza sentì la sua borsa sparire dalla spalla, il cellulare cadere a terra e l'aggressore dire qualcosa ad un altro che evidentemente faceva da palo.
Dopodiché lui la buttò a terra con forza facendole sbucciare i palmi delle mani.
Nel caos generale, Elena riuscì a capire di essere rimasta sola, in mezzo alla strada, sanguinante e abbandonata. Non vedeva nulla a causa del sangue e dei pugni sugli occhi, aveva lo stomaco sottosopra e sentiva freddo, ma doveva rimanere lucida per chiedere aiuto.
Cercò a tentoni il cellulare, si ricordò il punto in cui aveva posizionato la rubrica con le ultime chiamate e provò a contattare il padre. Per fortuna rispose e lei gli disse di raggiungerla immediatamente, che era stata derubata e aggredita. Il padre non la fece nemmeno finire di parlare che partì immediatamente da casa. Elena si sentiva svenire ma doveva fare un'altra chiamata prima di lasciarsi andare.
Tentò di aprire un occhio, e nonostante bruciasse da morire e vedesse tutto rosso, compose il numero del suo capo e disse che i ladri avevano intenzione di entrare nel negozio.
Fatto ciò, si accasciò al suolo freddo dell'asfalto, si raggomitolò stringendo il cellulare al petto, come unica salvezza, attendendo l'arrivo del padre.

LE TRE GRAZIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora