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"Dani, dannazione fermati" urlava Christine mentre cercava di raggiungere l'amica che ora sfrecciava tra la marea di gente presente nei corridoi.

Non aveva voglia di parlare, non se la sentiva di dare spiegazioni non solo a lei, ma anche a Cole e Dylan.

Sapeva che avrebbero iniziato a consolarla a darle consigli, non sapevano però che a lei tutto ciò non serviva.

Quella discussione tra lei ed Alex era il risultato di anni passati a tenersi dentro i giudizi peggiori, se avessero parlato prima dei difetti che vedevano nell'altro, forse non si troverebbero a litigare così pesantemente.

Era dall'inizio delle lezioni che sfuggiva dagli sguardi e dalla presenza dei suoi amici ed in cuor suo sapeva di star sbagliando.

Prima o poi avrebbe dovuto parlare, perciò, nonostante dentro di lei vari sentimenti stessero lottando per prevalere sull'altro, si bloccó di colpo.

"Ti sei decisa ad ascoltarmi!" le disse Christine con tono di rimprovero.

"Senti, non mi va di sentirmi dire cose che già so, che dovrei parlare con Alex e che siamo fratelli che dobbiamo sistemare le cose e tutto il resto" parló prima che potesse farlo l'amica.

"Non sono qui per dirti questo infatti".

Tale frase attiró l'attenzione di Danielle che la spronó a continuare.

"Ci tenevo solo a dirti che posso capire Alex".

"Christine ho app..."

"Non mi interrompere" disse di nuovo "Dicevo, posso capire Alex perché i suoi stessi sentimenti li ho provati anche io quella sera. Era preoccupato, non sapeva, non sapevamo, dove fossi, capisci?"

"Si, lo capisco, ma ho anche spiegato che non era mia intenzione e che di certo non è stata una mia scelta rimanere chiusa in un bagno sudicio in compagnia di una persona odiosa" ribattè.

"Perché non riesci a capire Christine? Perché non sei dalla mia parte?"

Nel frattempo i corridoi si stavano svuotando, gli studenti stavano rientrando nelle loro classi per svolgere le ultime lezioni di quella giornata.

I professori si sarebbero accorti della mancanza delle due studentesse se non avessero chiuso velocemente quel discorso.

Nonostante ciò proseguirono nel parlare, fregandosene di ciò che sarebbe potuto succedere, al massimo si sarebbero beccate una punizione.

"Non sono dalla parte di nessuno Dani, sto cercando di dirti che Alex può averti detto delle cose cattive, ma non aveva intenzione di ferirti. Lui ci ha raccontato cosa vi siete detti".

"Non mi ha ferita, me lo aspettavo questo comportamento da parte sua". La ragazza tirò un forte sospiro e guardò Christine negli occhi sperando di trasmetterle ciò che non era in grado di esprimere a parole.

"Alex non capisce che non può controllarmi, non può pretendere di tenermi chiusa in una gabbia per il resto della mia vita. Io gli voglio bene, ma volergli bene non significa che non debba volerne a me e fare ciò che mi sento di fare".

Quel discorso non era riferito soltanto all'accaduto di sabato sera, ma a tutto ciò che era successo negli anni precedenti.

Per una volta Danielle sentiva di averla detta tutta, un sentimento di leggerezza le invase il petto e si sentì bene.

L'amica non rispose, la guardó mentre appoggiava il dorso della mano ad uno dei tanti armadietti.

Ora il silenzio le circondava, ma sapeva che era un silenzio comprensivo, che qualsiasi altra parola detta in quel momento avrebbe perso il proprio significato.

"Dobbiamo sbrigarci ad andare a lezione" fu la risposta dell'amica e Danielle annuì semplicemente per poi dirigersi verso la sua classe.

Quella conversazione le era rimasta impressa nella mente.

——

Terminate le lezioni finalmente era arrivato il momento di rincasare.

I cinque ragazzi, terminata la mattinata, si trovavano sempre all'uscita per percorrere il tratto di strada che collegava la scuola alle loro case.

Il sole durante quella giornata non era caldo, segno che ormai il periodo più freddo dell'anno stava arrivando.

Non si sentivano più gli uccellini cantare, nè i fiori contornare i grandi campi, le aiuole, i parchi, questi ultimi erano ogni giorno meno affollati ed i bambini che erano soliti trovarsi per giocare, erano sempre meno numerosi.

"Dopo oggi ho bisogno di almeno sette weekend per riprendermi" esclamó Cole appoggiandosi alla spalla del fratello.

"E siamo solo all'inizio fratello mio" lo consoló Dylan prendendogli il braccio e togliendolo per poi mostrargli una faccia semi disgustata.

"Com'è andata la vostra di giornata invece?" domandarono.

Danielle rimase silenziosa per quasi tutto il tempo, si sentiva per la prima volta fuori luogo.

Com'era andata la sua giornata? Non saprebbe nemmeno lei come definirla, avrebbe voluto rispondere 'è andata', ma non lo fece, si limitó ad ascoltare alcune delle battute più orribili che avesse mai sentito ed ovviamente provenivano dalle bocche dei gemelli.

Sorpassarono la fermata del pullman e nel mentre la ragazza continuava a guardarsi attorno, sempre più esternata dalle chiacchiere del gruppo.

Dall'altra parte della strada, proprio seduto su una panchina ad aspettare l'autobus c'era una figura.

Strizzó gli occhi per mettere meglio a fuoco il viso del ragazzo e subito riconobbe Chase, si era proprio lui, zaino in spalle e cuffiette nelle orecchie.

Dal momento che i suoi amici sembravano non calcolare la sua indifferenza verso di loro, decise di attraversare la strada ed andare a salutare il moro che, proprio nel momento in cui si stava avvicinando, sollevò il capo.

Sfiló entrambi gli auricolari e fece un mezzo sorriso alla ragazza.

"Ehi, ciao" disse

"Ciao" rispose lui.

E ora cosa poteva dirgli? Non ne aveva idea, non sapeva nemmeno perché si fosse avvicinata, poi la sua mente glielo ricordó...per un saluto, ecco perché, quindi ora avrebbe dovuto voltarsi ed andarsene?

"Stai aspettando il pullman?" chiese ingenuamente.

Rendendosi conto poco delle della domanda stupida che aveva appena posto caccio una risata forzata maledicendosi mentalmente.

"Che stupida sennò perché dovresti stare fermo qui impalato come un cretino" disse ancora "Cioè, non che tu sia un cretino sia chiaro però insomma..." si bloccó.

Stai dicendo un mucchio di stronzate, le disse la sua voce interiore, come se non lo sapesse già.

"Io sono Danielle Blake, non mi ero ancora presentata ecco" allungó una mano verso il ragazzo che ora la guardava con uno strano cipiglio disegnato sul volto, stava più o meno sorridendo.

"È un piacere Danielle, io sono Chase" rispose stringendole la mano, gesto che fece tirare alla bionda un sospiro di sollievo.

"Chase Wood" concluse.

Se un attimo prima era sollevata, l'attimo dopo si trovava bloccata con la mano ancora saldamente ancorata a quella del ragazzo, immobile.

Wood, quel cognome ora risuonava come un eco nella sua mente e si ripeteva ancora e ancora portando a galla il ricordo di sabato sera e non solo.

Il plettro che gli aveva riconsegnato e che lui stava sbadatamente per perdere aveva inciso una B, tutto coincideva, non c'erano dubbi, erano fratelli.

——

BOOM 🤷🏼‍♀️

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