Un'altra settimana era volata ed un altro venerdì si era concluso.
Nei giorni che susseguirono dopo la scenata durante l'ora di pranzo, Danielle aveva provato a rimanere per più tempo possibile lontano da suo fratello nonostante non fosse un impresa semplice visto che vivevano sotto lo stesso tetto.
La sua vicinanza scaturiva in lei fastidio accompagnato da mille brividi che le cospargevano la pelle
A pranzo non mangiava più con i suoi amici ma con Chase, motivo per il quale Alex non faceva altro se non riservarle occhiatacce taglienti da lontano senza però mai dire una parola.
Quando erano a casa da soli, cosa che capitava spesso, si chiudeva in camera con le cuffiette nelle orecchie per evitare di sentire qualsiasi cosa, a volte anche i suoi stessi stessi pensieri che la spaventavano più di quanto volesse ammettere.
Ogni giorno la sua testa era sempre più offuscata, più confusa e meno lucida.
Inoltre il rapporto con i suoi genitori andava via via peggiorando. Si parlavano sempre meno, si guardavano solo quando capitava e si ascoltavano solo quando era strettamente necessario. Tutto questo non faceva altro se non peggiorare le condizioni di Danielle che, demoralizzata da tutto ciò, aveva fumato la sua prima sigaretta anche se schifata dal sapore e dall'odore.
Si era promessa che sarebbe stata la prima ed ultima. Lo aveva fatto in un momento di totale perdizione e se ne era pentita l'attimo dopo.
Ad ogni tiro sentiva i polmoni gonfiarsi e la gola bruciarle, eppure l'aveva consumata tutta fino al filtro per poi calpestarla l'attimo dopo con la suola delle sue scarpe, ancora e ancora, come se non volesse mai più vedere il mozzicone rimasto, come se volesse eliminare le tracce di quell'azione così poco da lei.
Ogni giorno, ora, minuti, secondo sembrava più difficile per lei e niente volgeva a suo favore. Avrebbe voluto essere in grado di spiegare come si sentiva, cosa provava e cosa, invece, non riusciva più a sentire come ad esempio la spensieratezza, ma era troppo difficile, soprattutto perché lei era la prima a non sapere da dove iniziare.
Lo stare male la maggior parte delle volte è inesprimibile, soprattutto perché con le parole non si riesce mai ad arrivare al nocciolo di ciò che si sta veramente provando. Descrivere il dolore nei minimi particolari non è possibile, soprattutto se cerchi di farlo capire a chi male non sta. Come può una persona felice avere il tempo di pensare all'infelicita e l'insoddisfazione di un'altra persona? Ma soprattutto, come può capire se non l'ha prima vissuto sulla sua pelle?
Le persone che ti sono vicine possono essere un appiglio a cui aggrapparsi quando senti di non riuscire più a reggere tutto il peso sulle tue spalle, ma non possono sopportare tutto il carico al posto tuo perché soltanto tu sei il protagonista del tuo dolore.
Così Danielle si trovava con il suo massiccio fardello da portare lungo un percorso che sembrava non avere una fine nonostante fosse iniziato da poco e durante un freddo venerdì sera camminava sola per il quartiere mentre gli unici suoni percepibili erano quelli del suo respiro pesante, dei passi veloci e dei denti che battevano tra di loro a causa della bassa temperatura.
Doveva capire che forse era arrivato il momento di trovare un'alternativa alle passeggiate notturne per scaricare la tensione e liberare la mente quel poco che le bastava per permetterle di non sprofondare.
Così proseguì lungo la strada che non sapeva dove l'avrebbe condotta mentre un venticello autunnale le spettinava i capelli, le faceva accapponare la pelle e le rendeva le mani fredde al tatto.
Stava riflettendo talmente tanto che nel frattempo era arrivata, quasi istintivamente, sotto casa dei Wood, eppure non si ricordava di aver trascorso gli ultimi due minuti così in fretta.
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•Color Souls•
Romance"Qual è il tuo colore preferito?" le domandó senza smettere di guardarla negli occhi. Così come Danielle era rimasta ancorata a quel contatto visivo, allo stesso modo aveva fatto Brayden mentre nelle loro teste si aggrovigliavano molteplici pensier...