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Successe per puro caso che si trovasse a sfrecciare per la seconda volta tra le strade di Portland insieme a Brayden.

Il freddo, nonostante fosse acuto e le pizzicasse la pelle ripetutamente, non era più un problema. Teneva le mani strette al petto caldo del ragazzo che ogni tanto accelerava solo per sentirsi stringere più forte dalle braccia minute di Danielle.

Vedere la città da quella prospettiva era decisamente diverso. Tutto scorreva veloce sotto i suoi occhi attenti che, meravigliati, ammiravano il paesaggio scorrere svelto e si sentiva bene nonostante la velocità, l'adrenalina, la rapidità e l'agilità con cui il ragazzo passava le curve. Il cuore le batteva forte ma si sentiva libera, le sembrava di correre lontana dai problemi e dalle preoccupazioni, scostando tutto ciò che, colpendola, avrebbe potuto ferirla.

Loro due così piccoli visti dall'alto.

Messi a confronto con quella città così grande apparivano solo come due puntini collocati in uno spazio ed era bello sentirsi così, avere la consapevolezza di non essere visti da vicino e avere la possibilità di scappare dai giudizi altrui.
Danielle pensava che chiunque avrebbe dovuto vivere così, non sentendosi tutti gli occhi puntati addosso, essere completamente consapevoli delle proprie scelte e allo stesso tempo sapere di non scaturire pregiudizi nelle altre persone che ti stanno attorno.

Ma la vita non è un film, quella era la vita reale e loro non stavano scappando per sentirsi più liberi, lo stavano facendo per difendersi e mentre pensava questo il freddo aveva riiniziato a pungerla violentemente e la paura di poter cadere non la lasciò nemmeno per un momento fin quando arrivarono a destinazione.

Nell'ultimo tratto aveva tenuto la testa ancorata alla schiena di Brayden non volendosi sporgere per guardarsi attorno, per questo quando sentì il motore spegnersi ed alzó il capo non impiegò molto per capire che quello non era il suo quartiere e intorno a loro non ci fosse nemmeno una singola casa, tantomeno la sua.

Al contrario, si trovavano sull'argine del fiume, distanti dal centro rumoroso dove passavano tutte le automobili, i taxi e i pullman. Lo scorrere dell'acqua era fluido e il suo leggero guizzare arrivava limpido alle orecchie dei due ragazzi che non avevano ancora pronunciato una parola.
In lontananza, sullo sfondo ti tale paesaggio, mille luci illuminavano Portland rendendola vivace e piena di vita all'apparenza, ma ormai era chiaro che a loro non piacessero le cose sfarzose, si erano accontentati di un piccolo spiazzo di terreno, lontano da quel luccichio.

"Avevi detto che mi avresti riaccompagnata a casa" disse sussurrando girandosi verso il ragazzo che era rimasto aggrappato alla sua moto.

Nel mentre si era acceso una sigaretta e la guardava rimanendo serio, motivo per il quale si strinse maggiormente nel suo giubbino, tentando invano di difendersi dal suo sguardo.

Rilasciò una boccata di fumo. "Non ho mai specificato quando" rispose interdetto.

"Perché siamo qui?"

"La vera domanda è: perché non dovremmo esserci?" esclamò indicando ciò che li circondava "Insomma ti si leggeva in faccia che non volevi tornare a casa e non voglio sapere il perché, so che non me lo dirai, così come io non ti dirò perché non mi piace stare in casa mia" concluse aspirando di nuovo.

"Ma perché proprio qui?"

"Perché mi fa pensare al blu e al verde questo posto" rispose sincero tornando a guardare Danielle. "E mi ricordo che il blu è il tuo colore preferito nonostante quella sera fossi ubriaco".

Sentire quella frase le provocò una strana sensazione allo stomaco, come se si stesse lentamente compattando ed attorcigliando su se stesso.

Non sapeva nemmeno bene cosa rispondere, cosa dire e come comportarsi, non si aspettava per niente che lui ricordasse una cosa così banale, ma forse lo aveva sottovalutato davvero troppo.

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