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Si giró di colpo, presa alla sprovvista.

Potè giurare di aver sentito il suo stomaco contorcersi, attorcigliarsi e districarsi tutto in una volta sola. Ormai le pellicine attorno alle sue unghie erano deturpate, quella dell'indice destro aveva addirittura iniziato a sanguinare appena, motivo per il quale lo teneva stretto tra i denti cercando di nasconderlo alla vista di Alisha.

La figura di Chase apparve sulla soglia del soggiorno, ma non lo riconobbe come la persona che aveva conosciuto.

Era teso come una corda di violino e dal modo in cui la guardava non sembrava affatto felice di vederla lì.

Ebbe paura di aver appena fatto qualcosa di tremendamente sbagliato senza saperne il motivo e a giudicare dalle pupille dilatate e dai pugni stretti lungo il bacino del ragazzo, pareva essere qualcosa di veramente grave.

Guardandolo negli occhi percepì una scarica elettrica trapassarle anima e corpo, non vedeva più quella persona dolce ed estremamente premurosa che fino all'altro giorno si era preoccupata di non farla stare male, ora vedeva rabbia, disprezzo ed un pizzico di collera.
Sembrava che mille tarantole velenose lo avessero punto dappertutto trasformandolo nella versione furibonda e furente di Chase.

"Ciao.." disse semplicemente con la voce che le moriva in gola. Poteva percepire il groppo bloccarle la trachea, difatti faticava a mandarlo giù.

"Cosa ci fai qui Danielle?" chiese per la seconda volta provando a mostrarsi meno inquieto.

"Oh io-"

"Chase! Che modi sono? È soltanto passata per salutare" lo rimproverò la madre.

"Poteva salutarmi lunedì a scuola, ci vediamo tutti i giorni" rispose acidamente scandendo lentamente parola dopo parola.

La ragazza sentiva una forte voragine aprirsi nel suo petto ogni volta che una nuova sillaba veniva pronunciata dalla bocca di colui che, fino a quel pomeriggio, le sembrava la persona più buona del mondo, quella più simile a lei, colui che, forse, era realmente in grado di capire il suo stato d'animo. Vide ben presto quell'idea sgretolarsi sotto i suoi occhi lasciando soltanto macerie e polvere dietro di sè. Ció che sembrava una colonna portante si era dimostrata soltanto per ciò che era davvero, un debole e piccolo bastoncino di legno.

"Non sarei dovuta venire, mi dispia-"

"Ma no, che dici! Non badare alle stupide risposte di mio figlio" disse girandosi verso di lui e guardandolo torvo per poi riposare gli occhi sulla ragazza "A volte non usa la testa prima di rispondere".

Avrebbe voluto contraddirla, dire che non era affatto vero, che in realtà era un ragazzo con la testa sulle spalle, saggio e che quello che stava vedendo non era Chase, ma la realtà era che quella che lo aveva sempre visto nel modo sbagliato non era la madre, ma lei.
E faceva male. Aver trovato quell' appiglio che nessuno, fino a quel giorno in cui i loro cammino si erano incrociati, le aveva mai dato, sentirsi dire di non essere l'unica a vedere il suo mondo sgretolarsi mattone dopo mattone a causa della sua famiglia, di suo fratello...

Il bisogno di avere certezze era ormai costante, non sapeva più da che parte girarsi, dove aggrapparsi senza avere il timore di aver trovato un aggancio sicuro e non un anello debole, capace di rompersi appena sfiorato delicatamente.

Ma non erano solo quelle le emozioni che crescevano in lei, perché nonostante la delusione l'avesse appena avvolta tra le sue braccia così come una bambina abbraccia un padre che non vede da settimane, allo stesso tempo un bruciore causato dalla rabbia si stava accendendo sotto la sua pelle.

Lo sentiva proprio lì dove batteva il suo cuore, era qualcosa di caldo, come una fiamma in procinto di espandersi per causare un devastante incendio.

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