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Il viaggio di ritorno con Brayden era stato rapido e silenzioso, sembrava come se tutto ciò che si erano detti facesse solo e soltanto parte di un miraggio. L'aveva lasciata qualche metro più indietro rispetto a dove doveva scendere per evitare che, nella peggiore delle ipotesi, suo fratello la vedesse con lui.

Successivamente nemmeno un saluto, nemmeno un misero e singolo 'ciao' pronunciato anche solo per sbaglio, ma d'altronde forse un po' se lo aspettava, non dobbiamo dimenticare che il ragazzo in questione era Brayden.

Così le loro strade si divisero nuovamente come la prima volta nella quale, per casualità, si erano incontrati e poi lasciati, ma non nel verso senso della parola, loro si erano lasciati in sospeso con giudizi sfocati l'uno nei confronti dell'altro e un briciolo di curiosità, seppur represso.

Di nuovo si trovava a tremare sotto il portico di casa. Anche questa volta suonare il campanello non fu un gesto immediato e facile, ci mise il tempo che ci voleva mentre dentro la sua mente già si stavano susseguendo le immagini di cosa sarebbe potuto succedere dopo.

Si aspettava di tutto, davvero di tutto, ma mai che i suoi genitori, Sally particolarmente, la ignorassero.
Non aprirono bocca, la guardarono solo una volta, ovvero quando le aprirono la porta, per il resto fu come se lei non fosse mai tornata a casa.

Era arrivata a casa trascinandosi lungo le scale e poi nel corridoio per poi lasciarsi cadere liberamente sul suo letto una volta raggiunta la stanza.

Rimase a fissare il soffitto bianco immaginando di dipingerlo con tanti colori diversi.
Il primo a cui pensó fu il verde.

Istintivamente un abbozzo di sorriso si fece spazio sul suo volto, anche se la sua durata fu quella di mezzo secondo.

Dopo pensó al blu, il suo colore preferito, paragonabile all'oceano, all'acqua, alla profondità, al mistero.

Un giorno lo avrebbe fatto, avrebbe dipinto la sua camera con mille colori diversi per ricordarsi nei momenti più bui che non esiste solo il nero.

In un secondo momento aveva provato a far riaccendere il suo telefono, ma sembrava non dare segni di vita, probabilmente più tardi avrebbe tentato col metterlo in una ciotola di riso, con Alex aveva funzionato il giorno in cui gli cadde nella ciotola del cane di Cole e Dylan.

Rimase ancora per poco con lo sguardo rivolto verso il nulla, poi si alzó e tiró fuori dall'armadio un pantalone della tuta, una maglione leggero, largo e comodo ed infine un completo intimo.

Uscì dalla sua stanza prestando attenzione a non fare rumore e camminó in direzione del bagno fino a chiudersi al suo interno.

Una volta che si fu liberata dai vestiti che portava addosso, entró nella vasca che nel frattempo si era riempita di acqua calda.

Si immerse completamente beandosi di quel momento. I suoi muscoli si rilassarono una volta che fu completamente immersa e la tensione abbandonò il suo corpo.

In casa sua non si sentiva nemmeno una voce girare. L'unico suono era quello dato dallo sguizzare delle sue mani nell'acqua.

Le passava lentamente avanti e indietro osservando le piccole onde che si creavano sulla superficie e nel frattempo cercava di tenere la mente lontana dai brutti pensieri e godersi quel breve momento di pace.

Restó a mollo fin quando le punte delle sue dita non si raggrinzarono, dopodiché si lavó velocemente, si asciugò e si vestì per poi uscire dal bagno e gettarsi per la seconda volta sul letto lasciando che i capelli umidi e gocciolanti si spargessero sul materasso.

Mentre era rimasta sdraiata a pancia in su con gli occhi chiusi un picchiettio continuo attiró la sua attenzione. Non proveniva dall'interno, ma dall'esterno, precisamente lo percepì in direzione della finestra.

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