||l'urlo della Banshee||capitolo 20||

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"Madison sveglia."

La voce calda di Isaac mi avvolge teneramente accompagnata dalle sue forti braccia.

"Si si, sono sveglia."

Lo guardo per qualche secondo e poi sorrido, le nostre fronti si appoggiano l'una all'altra e ci diamo un casto bacio sulle labbra, per poi sorridere di nuovo e stringerci più forte che mai.

Mi guardo intorno, siamo in un grande appartamento arredato solamente da due divani e un lampadario, le pareti un tempo bianche adesso sono grigie e spente, dev'essere un rifugio temporaneo dopo che i cacciatori hanno trovato la loro casa nel bosco.

"Bel posto eh?'"

Chiede Lydia sorridendo sarcasticamente.

"Ehm..

Molto spazioso direi"

Dico io rispondendo al sorriso.

Per un attimo mi sento come a casa mia, poi inizio a sentire le loro vene pulsare, il profumo del loro sangue invade le mie narici e una fiamma si accende famelica dentro di me, brucia sempre di più la mia brama di sangue.

L'ultima volta che ne ho bevuto un po' è stata circa tre giorni fa, poi tra sopralluoghi e varie discussioni non ne ho avuto tempo. E adesso ne pago le malvagie conseguenze.

"Io.. Dovete andarvene o berrò il vostro sangue."

Intorno a me ci sono Derek, Stiles Isaac e Lydia, che si voltano immediatamente con aria impaurita, tutti tranne la ragazza dai capelli rossi.

Si avvicina a me, così tanto che riesco a vedere le sue vene pompare sangue in tutto il corpo vivo, si sfila la giacca e mi porge il polso, esito, non posso, potrei anche perdere il controllo e ucciderla.

"Bevi!"

Grida.

Afferro il suo polso e affondo i miei canini nella vena come una siringa, ed inizio a bere, sento il mio corpo rigenerarsi dall'interno fino ad ogni cavità, e pian piano la forza cresce dentro di me, colmando le mie viscere.

'Ce l'ho fatta.'

Penso mentre mi stacco dal suo polso per poi mordere il mio, le lascio bere qualche goccia del mio sangue e subito i suoi occhi si accendono, le sue ferite si curano e il suo dolore svanisce.

"Oh."

Geme lei.

"Mi sento..."

"Rinata?"

Continuo io le sue parole.

"Già, rinata."

Sorride e per la prima volta il dolore che si racchiude nelle sue iridi verdi svanisce, guarda verso il basso e poi si volta nuovamente verso di me, dai suoi occhi scende una piccola lacrima, è gioia, e non tristezza.

Si passa il dorso della mano sulle guance per asciugarsi le due piccole goccioline che le rigano il trucco e finge che non sia successo niente, nel suo volto ricompare il dolore, posso curare le ferite nel corpo, ma non quelle nell'anima.

"Credi che l'abbiano portato dove eravamo rinchiusi l'altra volta?"

Ci interrompe Derek, si strofina la barba col pollice e l'indice.

"No, troppo scontato"

Rispondo io.

"Allora dovremo..."

Si interrompe fissando un punto alle mie spalle, così mi volto per capire cosa sta succedendo.

Lydia è inginocchiata sul pavimento, la sua pelle è diventata improvvisamente pallida e i suoi occhi grigi, è immobile, come se il corpo fosse li ma la sua anima fosse volata altrove.

Ad un tratto un urlo riempie la stanza penetrando in ogni nostra vena, fino alla più piccola cellula, la ragazza dai capelli rossi ha le mani strette sulle sue orecchie e grida, un suono simile ad un graffio su una superficie di vetro.

Smette all'improvviso e ricompare il silenzio tra di noi, un silenzio vivo e rumoroso, un silenzio impaziente.

Lei spalanca gli occhi di soprassalto, è di nuovo in sé, si alza in piedi e corre verso di me, mi stringe le mani e mi guarda negli occhi scavandomi dentro, mostrandomi qualcosa, un frammento, un luogo familiare.

"L'hanno portato a casa mia."

È questo ciò che Lydia mi ha mostrato, e non riesco a fare a meno di fidarmi ciecamente di lei.

"L'ho trovato, l'ho trovato."

Lo ripete,come se una volta sola non bastasse, come se avesse fallito in passato e adesso avesse paura di commettere lo stesso errore.

"Grazie"

Dico io, lei sorride.

"Forza andiamo a..."

Propone Isaac.

"No, è una questione tra me e loro questa."

Blocco le sue parole, lui prende fiato ma non fa in tempo a pronunciare una singola lettera che io già non ci sono più, corro come il vento verso quella casa, non voglio che mi porti via qualcos'altro, ho già perso tutto, lui è tutto ciò che mi rimane.

Sono qui, difronte al luogo del mio dolore più profondo, e nel parcheggio c'è un pick-up scuro, sento il profumo di Damon invadermi dentro e lo seguo, salgo sul tetto, sono in camera mia.

Mi affaccio alla finestra con molta cautela e lo vedo, appeso al muro come fosse una bestia, il sangue che gli cola dappertutto, è debole, la verbena deve averlo ridotto così male.

Alza la testa lentamente e mi vede, i suoi occhi si illuminano e sembra riprendere le forze per un istante, sorride e mima qualcosa con le sue labbra sottili, sono così felice di vederlo, non posso vivere senza di lui al mio fianco.

"Sapevo che saresti venuta, piccola"

Già, lui lo sapeva.

La porta della stanza si apre di soppiatto e entra un uomo, lo stesso che catturò anche me, imbraccia un fucile da caccia e lo punta contro il cuore di Damon, urla qualcosa, sta per sparare.

"No!"

Grido.

Mi muovo velocemente, non so con esattezza quello che sto facendo ma mi lancio contro il corpo del bel vampiro, sento lo sparo, mi avvinghio all'uomo e gli spezzo il collo; cado a terra.

"Hei, mi hai salvato."

Sussurra lui con un filo di voce.

Il mio petto sanguina, non si cura, non so perché.

Mi trascino verso di lui, mi aggrappo al suo corpo e riesco ad arrivare alle corde, per poi romperle con le ultime forze che mi rimangono; lui cade a terra, mie prende tra le sue braccia e mi stringe, non c'è niente di meglio di questo, niente è migliore di lui.

"Non ti avrei mai lasciato solo"

Rispondo io mentre chiudo lentamente gli occhi, il dolore è svanito, c'è solo il suo gelido calore che avvolge il mio corpo, ed un maestoso silenzio che danza con i nostri respiri affannati.

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