||tra il cielo e la terra||capitolo 22||

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'Buongiorno piccola, sarò fuori tutto il giorno, ci vediamo stasera.'

Mi sono appena svegliata, un bagliore di luce penetra dalla finestra del salone creando un'atmosfera dolce e accogliente, sul tavolo mi attende questo biglietto, inconfondibilmente scritto da Damon.

"Finalmente un giorno senza cacciatori, lupi e battaglie"

Pronuncio questa frase come fosse un sospiro di sollievo.

Mi siedo sul divano, mi verso un pò di bourbon in un bicchiere di cristallo e lo sorseggio allegramente, quasi come mi fossi dimenticata di tutto e di tutti, forse è vero che dopo la tempesta, torna la pace.

Osservo ciò che mi circonda come fosse un luogo nuovo, e mi accorgo di particolari che non avevo mai notato come le foto di 'famiglia' poste su un piccolo tavolino adiacente alla cucina, così mi avvicino per osservarle meglio.

In una foto c'è suo fratello, mentre in un'altra lui sorseggia del wishky in compagnia di un'uomo sui quarant'anni, il viso ricoperto da una barbetta incolta e gli occhi dolci, in entrambi riesco a vedere la felicità, dei meravigliosi sorrisi accendono i loro volti.

Poi alzo lo sguardo e sul muro scorgo un piccolo quadro, nascosto nell'ombra di una libreria; l'immagine rappresenta una ragazza bellissima dai lunghi capelli castani, un'espressione raggiante, è Kathrine, la ragazza del bosco.

'Drr'

La vibrazione di un telefono interrompe le mie riflessioni.

"Bonnie"

Dico io portandomi il telefono all'orecchio.

"Hei Madison, ho saputo che Damon non è con te."

La sua voce trema, quasi come se avesse paura a rivolgermi la parola.

"Si, sono a casa"

Rispondo io cercando di tranquillizzarla con un tono melodioso e leggero.

"Bene, spero che non ti dispiaccia se ti raggiungo, a presto."

Vorrei rispondere ma lei mi ha già attaccato, credo che stia per dirmi qualcosa di molto importante, l'ho captato dal suo tono di voce e dal suo respiro irregolare, riuscivo a sentire il ticchettio delle sue dita sul tavolo dal telefono.

Passano dieci minuti di assoluto silenzio, minuti in cui mi chiedo cosa possa allarmare così tanto la giovane strega, cosa sia successo di così grave e urgente da sistemare.

Sento dei passi, le foglie scricchiolano rumorosamente sotto i piedi della ragazza, che si precipita alla mia porta ed inizia a bussare, sono colpi lenti e irregolari, non smette di sbattere le sue nocche contro la porta finché non le apro.

"Ciao"

Dico io.

Lei mi guarda con gli occhi lucidi e si precipita tra le mie braccia, sento le sue lacrime cadere sulla mia spalla, le tira su col naso e si asciuga, mimando con le labbra una parola:

'Scusami'

Io la guardo sorridendo dolcemente e la invito a sedersi, così lei si butta sul divano e incrocia le gambe, per poi versarsi del bourbon in un bicchiere e buttarlo giù tutto d'un fiato.

"Cosa è successo?"

Rompo il silenzio io.

"Io non...

Non so da dove cominciare."

Io la osservo, le sue mani tremano mentre stringe con forza il bicchiere ormai vuoto, gli occhi scuri sono umidi e arrossati, lei si morde il labbro inferiore e prende fiato, senza però dire niente.

"Dall'inizio."

Le suggerisco io.

"Bene, dall'inizio.

Qualche mese fa vivevamo tutti a Mystic Falls, eravamo felici, insieme.

Quella sera io uscii di casa per andare a trovare un vecchio amico, e quella fu la mia salvezza."

Non riesco a capire di cosa stia parlando, gira intorno alla verità che lei vuole rivelarmi senza trovare il coraggio di parlare, ma io devo sapere, non posso sopportare di vivere un altro minuto tra segreti e bugie.

"Parla Bonnie, parla!"

Le grido io.

"Si, si.

C'è stato un incendio, tutti i nostri amici sono rimasti tra le fiamme, solo io e Damon siamo sopravvissuti, o almeno credevo che fosse così."

La interrompo per un'istante.

"E Stefan?"

Chiedo.

"Stefan si è fatto una nuova vita lontano da quella città."

Chiudo gli occhi per un istante e poi ricordo.

"Kathrine, mi aveva parlato di qualcosa, per poi scappare.

Non può essere, lui non può..."

La mia voce si rompe in un singhiozzo.

"È morto Madison, e non c'è nulla che possiamo fare.

Ma qualcosa l'ha trattenuto qui, forse una missione, un dovere che lo tormentava così tanto da non riuscire ad andarsene."

Ora capisco ogni cosa; Damon era legato a mio padre con un vincolo, una promessa che il bel vampiro avrebbe dovuto mantenere ad ogni costo, un giuramento che neanche la morte avrebbe potuto spezzare.

"Quella missione sono io."

Le dico.

Lei mi guarda e sorride asciugandosi una goccia che le riga il viso, poi mi accarezza e mi stringe entrambe le mani nelle sue, il suo calore mi attraversa, arrivando fino al mio cuore spento.

Io la abbraccio, e in quell'istante crollo in un pianto che mi travolge come una tempesta, le lacrime cadono a terra come pioggia e i miei profondi respiri si liberano nell'aria come vento, non posso dirgli addio, io ho bisogno di lui per vivere, o morirei anch'io.

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