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Han  uscì abbastanza  presto per i suoi standard, non erano nemmeno le 11.30 del mattino. Uscì dal portone dell’enorme ed elegante palazzo, trovandosi nelle vie assolate di Barcellona. Il sole gli baciava i capelli biondi e gli riscaldava il fisico coperto dalla lunga maglia a maniche lunghe bianca e i pantaloni scuri e stretti.

Le scarpe chiare passavano sulle grandi mattonelle di cemento della pavimentazione, dirigendosi verso il suo novo negozio preferito.

Han non era un tipo troppo orgoglioso a differenza dell’amico, lui se volva una cosa non si faceva troppi problemi a chiederla o nel peggior dei casi a provare ad averla con ogni mezzo a sua disposizione.

Ed ora, l’oggetto interessato era quel malizioso e solare commesso.

In una decina di minuti e di buon passo, si trovò davanti al negozio, entrando con un sorriso smagliante, diretto verso le casse.

Non si preoccupo minimante di prendere qualcosa come scusante, no. Andò dritto al suo obbiettivo: il commesso  dai capelli ramati e gli occhi chiari, d’un verde tenue che sfociava nel grigio.

La pelle leggermente abbronzata e muscolosa delle braccia era in bella vista grazie alla maglietta a mani corte, abbastanza attillata per mettere in risalto la schiena statuaria e le spalle larghe.

Decisamente un’ottima scelta.

“Ciao anche a te” – Disse Han, catturando l’attenzione del commesso che non lo aveva notato; si voltò sorridendo, mettendo in mostra i denti bianchi.

“Scusa, non ti avevo visto…. Buongiorno”

“Han. Mi chiamo Han” – Disse appoggiandosi sulla cassa in quel momento vuota.

“Han… che nome particolare” – Sorrise, lasciando la maglia che aveva tra le mani per dedicarsi al ragazzo.

“E tu, non me lo dici come ti chiami?” – Disse malizioso, lasciando vagare una mano fino a quella dell’altro, sfiorandosi le dita.

“José” – Afferrò la mano del biondo, facendogli poi un plateale baciamano.

“Che ne dici se io e te uscissimo alla fine del tuo turno?” – Chiese osservando quegli occhi svegli.

“Va bene, ma decido io dove andare”

“Tesoro, con quel fisico puoi scegliere quello che vuoi” – Disse sorridendo assieme al commesso.

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Changbin uscì dalla panetteria che aveva ospitato il corso, tra le mani una grande cartelletta contenente l’attestato di frequenza ed altri documenti.

Aprì lo sportello, e la lasciò sui sedili posteriori.

“Allora, dove vuoi andare?” – Chiese rivolgendosi all’amante, che intanto scrutava la vetrina con svariati souvenir. Changbin si avvicinò a lui, arrivandogli alle spalle.

Stava osservando una calamita che raffigurava una ruota panoramica, una cabina telefonica rossa tipicamente inglese, un treno e alcuni edifici.

“La vuoi?” – Chiese riferendosi all’oggetto che osservava con tanto interesse

Felix si voltò verso il corvino, sorridendo leggermente – “Si, entriamo?” –

“Come detto prima, tutto quello che vuoi” – Sussurrò spingendolo leggermente verso la porta, tenendolo a sé con un braccio attorno alla vita.

Osservarono vari souvenir, prendendo subito la calamita scelta da Felix.

“L’attaccherai al frigo?” – Chiese il moro sorridente

Felix annuì. Il motivo per cui aveva scelto proprio quel souvenir era perché raffigurava una ruota panoramica, proprio come quella su cui era salito con Changbin, proprio come quella su cui aveva capito d’amarlo.

Ogni momento che passava con Changbin, nella sua mente si faceva spazio l’idea di come sarebbe stato bello avere una relazione alla luce del sole con lui. Le coccole, le carezze, i baci… ma anche le cose più semplici come camminare mano nella mano o stretti l’uno all’altro…. Era tutto ciò che desiderava.

La verità era che Changbin gli era sempre piaciuto, ,ma aveva provato a mascherarlo accontentandosi del sesso con lui.

Ma probabilmente, dopo quei due giorni, tutto ciò non gli sarebbe più bastato.

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