Un mese dopo.
I giorni e le settimane erano trascorse velocemente, mentre la vita scorreva frenetica per tutti: Chan e Jeongin avevano annunciato il matrimonio e avevano iniziato i preparativi, si sarebbero sposati solo pochi mesi dopo, prima dell’inizio dell’inverno.
Changbin passava la maggior parte del suo tempo alla pasticceria e quando Yeji era fuori città anche solo per un giorno lo passava a casa di Felix. Quest’ultimo si divideva tra l’università al mattino e le ripetizioni al pomeriggio, e solo dopo aver finito si dedicava a Changbin.
Avrebbe voluto passare più tempo con lui, ma purtroppo gli impegni non glielo permettevano. L’esame si stava avvicinando, e suo padre premeva e lo stressava , doveva prendere il massimo, non poteva permettersi di rovinarsi la media.
Minho d’altro canto non lo mollava mai, rimaneva con lui per ore e ore, anche se aveva scoperto che non era poi così male; superata la sua corazza fredda e cinica, c’era un ottimo insegnante e anche qualcosa di simile ad un amico.
Passavano molto tempo assieme, e quando non potevano studiare in pasticceria, si recavano a casa di Felix, cosa che dava abbastanza fastidio all’amante.
Felix lo sapeva, ma non poteva negare che gli piacesse la gelosia di Changbin, si sentiva bene e per un attimo dimenticava che Changbin avesse una moglie che lo aspettava a casa, lasciandosi travolgere da quelle possenti braccia, da quelle labbra bollenti facendo l’amore con lui il più possibile.“Non ti distrarre” – “Ti sei dimenticato che domani hai un importante esame?” – Disse Minho sventolando gli appunti davanti agli occhi azzurri imbambolati, che per un attimo si erano persi a fissare il vuoto. Minho fissò quegli zaffiri, belli come il cielo limpido, freschi come la pioggia estiva.
“Si, hai ragione” – Ammise strizzando gli occhi, si stiracchiò, mandando all’aria le buone maniere… almeno per quel giorno.
“Facciamo una pausa”
“Cosa?” – “Ma se mi hai appena rimproverato perché mi sono distratto per un secondo” – Brontolò, appoggiando il capo sulla mano libera mentre l’altra sorreggeva la matita, lasciandola picchiettare di tanto in tanto sul libro. – “Non ti capisco” –
Incontrò gli occhi felini e seri dell’uomo che dopo un attimo di silenzio gli rispose con noncuranza, dirigendosi verso la cucina per preparare un thè – “Abbiamo bisogno di una pausa, ma se proprio ci tieni studia da pagina 225 alla 230 in dieci minuti mentre io mi bevo un thè” –
Felix aggrottò le sopracciglia, alzandosi di scatto dal comodo divano – “Ahhhh???? No grazie, piuttosto mi bevo il thè” – Disse raggiungendolo
“Io non ho mai detto dopo la pausa di avrei dato più tempo” – Sogghignò l’uomo
Quella era una delle poche volte in cui a Minho venne da ridere, l’immagine che aveva davanti era a dir poco comica: Felix Lee senza parole, la bocca aperta che mostrava i denti perfettamente allineati e bianchissimi, il volto contratto con disappunto, le sopracciglia corrugate che quasi si toccavano e un tic all’occhio destro. Le dita strette nei pugni, indeciso se picchiare il proprio tutor o lasciar perdere … più che altro per le ripercussioni che tale sfogo avrebbe provocato.
“Che hai da ridere, stronzo?!” – Brontolò prendendo due tazze e le bustine di thè nel mobile, mentre il tutor rideva sommessamente prendendo lo zucchero e i cucchiaini.
“Non è colpa mia se sei buffo quando ti arrabbi” – Disse sistemando gli oggetti sul tavolo, fermandosi difronte a lui. Osservò ancora il suo viso e senza pensarci lasciò che le sue dita si posassero tra quei capelli di seta biondi. A quel gesto inaspettato il più piccolo sussultò per un momento, e schiuse le labbra per parlare, ma dalle sue labbra non uscì un solo suono. Minho reggeva lo sguardo del ragazzo ed un brivido gli attraversò la spina dorsale desiderando per un solo secondo di poter assaggiare le sue labbra morbide e rosee. Si voltò di scatto abbozzando un mezzo sorriso prendendo i tovaglioli.