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" non ti farò promesse, ma ti darò tutto"

YVE

Il ricordo di quell'improvvisa giornata invernale di parecchi anni prima si fece spazio nella mia mente senza che io lo avessi affatto richiamato.
Sto seduta su questa sedia mentre la mia migliore amica blatera qualcosa di cui poco mi interessa e, ironicamente, noto come queste situazioni con lei non siano affatto cambiate.
Claire era arrivata da qualche settimana e le cose andavano decisamente meglio da quando c'era anche lei; mi aveva aiutato a voltare pagina.
E, finalmente, questa pagina era stata voltata.
Oramai uscivo regolarmente con Ashton da un paio di mesi e lui era stranamente diverso da come mi aspettavo, o da come mi era stato descritto.
Non sembrava affatto uno di quelli che usano le ragazze, anche se al passo successivo del sesso ancora non ci eravamo arrivati, mi ero rasserenata al fatto che volesse stare con me, semplicemente perché gli piaceva e non per qualche suo scopo.
- Yve, io devo scappare- dice in fretta Claire, prendendo le sue cose dal camerino.
- a dopo- la saluto.
Mi manda un bacio e corre via.
Oggi va a vedere la tour eiffel col suo nuovo ragazzo. Sono felice per lei, sinceramente.

Harry, invece, usciva regolarmente con una modella che mi odiava e che io, di riflesso, odiavo a mia volta.
In realtà ancora ora, dopo mesi dalla prima volta che ce l'ha presentata, mi fa ribrezzo sentire quel suo nome strano : Kendall.
Ma da dove salta fuori? Gambe chilometriche, scheletriche con fianchi larghi. Capelli castani, occhi scuri e sinceramente un viso che non ha alcunché di particolare.
Non è proprio il tipo di Harry, ma avrà qualcosa di carino per interessarlo.
Stranamente abbiamo iniziato a frequentare due persone regolarmente, più o meno, nello stesso periodo, il che, unito all'arrivo della mia migliore amica e del procedimento del tour, credo ci abbia aiutato molto nel nostro percorso. Ed ora, dopo un po', posso finalmente dire serenamente, che Harry è tornato il mio migliore amico di sempre.
Sono felice così, credo.

- YVONNE- una voce mi scuote dai pensieri.
Sobbalzo dalla sedia del camerino di Harry dove mi ero confinata, nell'attesa che lui arrivasse per il suo ultimo show prima delle vacanza natalizie.
Ero esausta, quei primi mesi di tour erano stati così stressanti: corri avanti e indietro, convinci Harry a stare fermo durante trucco e parrucco, ricorda i nomi di tutti coloro che si occupavano dei concerti, dormi in alberghi diversi ogni due tre giorni, per qualcun altro sarebbe stato un sogno, per me stava diventando un incubo.
Volevo tornare a casa il prima possibile e dormire nel mio letto per almeno due giorni di fila. Volevo rivedere la mia cagnolina Luna, mamma mi mandava foto regolarmente di quanto stesse crescendo.
Ah, mia madre aveva anche iniziato a frequentare un altro uomo, era una cosa abbastanza recente e, anche se ancora non avevo avuto modo di conoscerlo, ero almeno contenta che non fosse sola, a parte la famiglia di Harry con la quale passava quasi tutto il suo tempo.
Per ora non mi dava fastidio che frequentasse qualcun altro dopo la morte di papà.
Si va avanti nella vita, è ciò che ci hanno sempre ripetuto e sempre cercato di insegnare.
Papà lo porteremo sempre nel cuore e aver trovato qualcun altro con cui poter condividere magari anche quel dolore, non significava di certo sostituire papà o il suo ricordo.

Mi guardò intorno, e a fatica mi rialzo da quella sedia chiudevole col nome di " Harry".
Aveva una sedia con il suo nome, dio santo.
Mi guardo allo specchio e la mia faccia ha assunto un espressione stanca, forse a causa delle poche ore di sonno di questi ultimi mesi.
Sospiro e appoggio le mani al bancone di legno, dove sopra avevo accuratamente poggiato tutti i prodotti necessari per Harry.
- ma dov'è? - sentì urlare alle mie spalle.
Alzo quanto basta gli occhi allo specchio, in modo da poter rispondere con un " non ne ho idea " alla persona alle mie spalle.
Era John, il direttore generale dei concerti, oramai avevo memorizzato le voci di quasi tutti.
John scuote la testa e lascia cadere la braccia molli lungo i fianchi.
La sua stazza enorme si avvicina nella stanza e si siede sulla sedia dove prima ero seduta io.
- cosa dobbiamo fare con lui?- chiede esasperato, quasi quanto me.
Mi limito a scuotere la testa, tentando di legarmi i capelli in una coda.
Ho decisamente bisogno di una doccia.
Riesco nel mio intento e, non essendoci altre sedie, faccio forza con le braccia per sedermi sul bancone, lasciando le gambe a penzoloni.
Mi vibra il cellulare e leggo un messaggio di Claire:
Allegato: foto
Sorrido alla vista di due faccioni felici, con lo sfondo della Tour Eiffel.
Claire aveva avuto l'opportunità di trovare un ragazzo che la meritasse davvero e con cui poter condividere questa fantastica esperienza alla quale Harry l'aveva invitata a prender parte.
Il principe azzurro in questione si chiama Maicol, fa parte dello staff, precisamente è il tecnico del suono.
È un ragazzo magrolino, ma decisamente alto con capelli mori corti e due occhioni verdi da togliere il fiato.
Divertitevi anche per me 😢
Mi affretto a rispondere, ironizzando, tutto sommato sono felice di ciò che sto facendo.
Ci riandremo quando tu e Ashton avrete un po' di tempo libero.
Claire e la sua mania di rispondere ai msg in meno di cinque minuti.
Leggo quella risposta come un pugno al cuore peró, io e Ashton non avevamo tantissimo tempo da trascorrere insieme, ma non è tanto questo a darmi fastidio.
Ciò che davvero mi da ai nervi è il fatto che il mio cuore, come suo solito, appena percepisce di fare qualcosa senza la presenta di Harry, inizia a piangere.
È come se non mi ci vedessi realmente in coppia con Ashton a fare cose, appunto, da " coppiette "
È come se volessi fare tutto insieme ad Harry e questa cosa mi infastidisce.
È come se il mio posto fosse accanto a lui.
Non rispondo a quel messaggio.
Di botto la porta del camerino si apre e comprare un Harry alquanto frettoloso con qualcosa in una mano, una specie di vassoio.
John sta per fargli una ramanzina, ma lui di rifletto, mi urla in faccia.
Resto esterrefatta da quella scena: ciò che Harry ha in mano è una torta di compleanno, mantenuta goffamente sul palmo della mano sinistra, con l'altra mano mima una specie di abbraccio, tutto ciò urlando " BUON COMPLEANNO YVE "
- oddio - è la prima cosa che mi viene da dire. Mi sento felicemente divertita da quella scenetta così imbarazzante. John porta le mani al cielo, imprecando e augurandomi buon compleanno per poi lasciarci soli.
Faccio forza con i palmi della mano per scendere dal bancone e mi avvicino a quel ragazzo.
- ma ti senti bene?- chiedo, scoppiando a ridere.
- dai, assaggiala, è come piace a te: pan di Spagna, crema chantilly e scaglie di cioccolata- dice, avviandosi a portare la torta sul bancone.
Mi ci avvicino cauta per guardare meglio il dolce: era molto grazioso, non tanto grande, con un semplice buon compleanno.
Harry caccia una candelini dalla tasca, l'accende, prende con entrambe le mani il vassoio della torta e me lo porge all'altezza del viso.
- esprimi un desiderio- dice, e dal calore emanato da quella piccola candelina riesco a intravedere i suoi occhi illuminarsi.
Lo guardo per qualche istante, chiudo gli occhi, e soffio.
- ecco fatto- esclama, mentre riapro gli occhi che stanno iniziando a inumidirsi.
- grazie - dico, tirando su col naso.
Oh cazzo, sto proprio per piangere
- mangiamo- si affretta a dire, riposando la torta sul bancone.
Cerchiamo un coltello da qualche parte, ma zero. Come potrebbe esserci un coltello in un camerino.
- vado a prenderlo di la- esclama Harry , in panico.
Forse ha paura di non mangiare la torta?
Rido a quel pensiero.
- macché- mi affetto a dire e lo tiro per la manica della maglia.
- guarda come si fa- dico, affondando la mano nella torta ed estraendone un pezzo.
La torta mi finisce tutta sulla maglia, ma poco importa, mi farò una doccia mentre Harry si starà esibendo.
A sua volta, lui fa lo stesso.
Mangiamo più pezzi, tra risate e facce buffe.
- sei un po' sporca qui - fa ad un certo punto, allungando un pollice.
Mi guardo allo specchio e noto che ,in realtá,sono ancora più sporca di prima, quindi capisco l'inganno.
- ah, si?- dico a mia volta, alzando un sopracciglio in tono di sfida.
Lui fa un passo indietro, già cosciente di cosa sta per accadere.
Affondo velocemente la mano nella torta ed estraggo un pezzo per poi spargerglielo sulla faccia, mentre lui resta fermo a ridere.

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