Quattro anni prima
San FranciscoBatto con forza le mani sulla maestosa porta di casa García. Il materiale blindato sembra far rimbombare il frastuono tra le mie dita ed io colpisco ancora più forte, con l'intento di scuoterla e aprirla anche a calci pur di entrare là dentro. Impavido mi sono presentato in territorio nemico alla luce del giorno, con la presunzione di affrontarli senza alcun timore. Non ho più nulla da perdere e questo mi rende invincibile. Non ho limiti o debolezze. Anche se dovessero uccidermi, nelle condizioni in cui sono ridotto adesso, mi farebbero soltanto un favore mettendo fine alle mie pene. Prima di morire però devo portare a termine il mio compito. Ho una promessa da mantenere e la mia anima non si darà pace finché non avrò ottenuto giustizia per il mio angelo dagli occhi azzurri.
«Justin?». Finalmente qualcuno spalanca la porta e la faccia incredula di Anita si palesa difronte a me. I suoi occhi verdi mi fissano rammaricati e arrossati mentre il viso sciupato è un chiaro segno del tormento interiore che la sta consumando. L'immagine di nostro figlio mi torna in mente per un istante, aumentando il dolore provato dal mio cuore già martoriato.
"Oh Daniel, se solo tu fossi qui! Forse il tuo sorriso mi aiuterebbe a rialzarmi"
Tra i due mi chiedo chi sia ridotto peggio, visto che mi rivolge uno sguardo compassionevole, credendo forse erroneamente che sia venuto fin qui per trovare conforto in lei.
«Dov'è lui?» tuono scontroso, stringendo forte i pugni per incanalare la rabbia che sta divampando nel mio petto in tumulto.
«Che ci fai tu qui?» chiede lei sottovoce, invece di rispondermi, richiudendo la porta alle sue spalle.
«Ho detto: dov'è lui?» sibilo digrignando i denti. «Non te lo ripeterò un'altra volta, Anita!». È una furia omicida quella che provo nei suoi confronti. Non sono mai arrivato a tanto in vita mia. Non ho mai raggiunto quell'oscurità, mentre adesso la sola idea di poterlo massacrare mi fa sentire bene, mi dona un senso di soddisfazione immenso. Sarà per questo che le mie mani prudono dalla voglia di colpirlo fino allo sfinimento.
«Devi andartene subito via di qui!» bisbiglia lei con gli occhi fuori dalle orbite, urtando il mio petto nella speranza di allontanarmi di qualche passo. Peccato che i miei piedi siano ben fermi al suolo. Il mio corpo non si è mosso di un solo millimetro e non lo farà prima di aver ottenuto ciò che voglio. «Lui non c'è. È andato via» continua, con la medesima espressione da pazza. «Tu sei in pericolo, non puoi restare!»
Mi sfugge un sorrisetto beffardo seguito da un ghigno di fastidio. «Forse non ti è chiaro che io non ho paura di niente e nessuno!» ringhio andandole incontro, avanzando lentamente fino a spingerla con le spalle verso il muro e farle sbattere la schiena contro il cemento. Il mio corpo muscoloso la opprime, invade i suoi spazi e la intimorisce tanto da costringerla a trattenere il respiro per qualche secondo.
«Che..che...ti...ti prende?» farfuglia spaventata, osservando i movimenti rapidi dei miei respiri che si riversano bruscamente sul suo viso sconvolto insieme alle occhiate infuocate che le rivolgo.
"Che mi prende? Sono un uomo ferito che è stato privato ingiustamente del suo amore più grande e quel dolore mi sta portando alla follia. Follia che si riverserà su tutti voi!"
«Dimmi dove cazzo si trova Santiago o giuro che tu sarai la prima ad andarci di mezzo!» la minaccio a un centimetro dalla faccia, facendola deglutire sommessamente mentre la guardo imbestialito.
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The Faded Memories ~ Ricordi Sbiaditi
ЧиклитQuello sguardo innocente e quel sorriso pieni di vita me li ricorderò per sempre. Mi entrarono nella testa e non riuscii più a lasciarli uscire. I suoi occhi attraversarono il mio cuore appropriandosi di ogni battito scalpitante e penetrarono la mi...