Capitolo 36 ~ La mia Linfa Vitale (pt. I)

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Quattro anni prima
San Francisco

I medici si sono accertati che fossi sano e in salute prima di permettermi di lasciare l'ospedale qualche settimana fa. Eppure io sentivo un dolore lancinante al petto, lo stesso che mi porto dietro da un mese.

Mi fa male il cuore letteralmente, metaforicamente, emotivamente. E non importa se i test medici dicono il contrario: Io non sto affatto bene!

Ho versato talmente tante lacrime che credo di averle finite; i miei occhi non riescono più a piangere. Sono gonfi, arrossati, affossati e stanchi per le notti passate a guardare lo spazio vuoto nel mio letto che un tempo Tiffany riempiva.

Mi manca. Diamine, quanto mi manca!

Abbasso le palpebre per qualche istante, tentando di trattenere l'angoscia, ma inevitabilmente mi ritorna in mente il giorno del suo funerale.

Quella mattina Tony mi guardò in silenzio per dei minuti che mi sembrarono eterni. Era arrabbiato, devastato e smarrito tanto quanto me. Seduto su quel letto così vicino al mio nel suo sguardo notai un sentimento diverso da quello provato finora.

"Vorrei odiarti. Non sai quanto vorrei farlo, moccioso!" mi disse dopo un tempo che mi parve incalcolabile. "Vorrei prenderti a pugni e sfogare tutta la mia rabbia su di te, ma so che non servirebbe a nulla". Un sorriso amaro sfuggì alla sue labbra e per la prima volta scorsi l'animo ferito di quell'uomo. "Ho visto quanto la sua assenza ti sta devastando. Ho visto con i miei stessi occhi quanto amore provi per mia figlia e ho capito che non posso prendermela con te. Non posso incolparti ingiustamente per la sua morte". Sospirò, si stropicciò il viso, intanto che io lo fissai confuso a seguito di quello parole inaspettate.

Mi incolpavo io stesso per essere responsabile della sua morte, come poteva lui giustificare le mie azioni e credermi innocente?

"Non sappiamo perché quella notte Tiffany si trovava realmente lì e forse non lo sapremo mai, ma una cosa è certa, non sei stato tu a ucciderla. Anzi ti sei battuto fino alla fine per portarla in salvo per cui...ti devo delle scuse" aggiunse sinceramente dispiaciuto.

"Sono responsabile della catena di avvenimenti che ha portato alla sua morte. Non sono innocente, ispettore Hines. Non lo sono affatto! Io ne sono la causa principale" ammisi rammaricato, lasciandomi sfuggire una lacrima. 

"Volevi solo proteggerla, nulla di diverso rispetto a quello che tentavo di fare io" mi discolpò lui. "Mia figlia ti amava, Justin, e lei non era certo una ragazza ingenua o sprovvedduta. Se credeva in te, se ti amava così tanto da battersi anche contro di me, un motivo ci sarà e forse è il caso che io cominci a scoprirlo"

Le sue parole mi lasciarono perplesso tanto da non riuscire a emettere alcun suono. Quell'uomo che mi aveva tanto odiato mi stava davvero dando la possibilità di farlo ricredere?

"Non voglio farti la guerra, ragazzo. Voglio che uniamo le forze e combattiamo insieme questa battaglia. Sei l'unico con cui posso condividere questo dolore, l'unico in grado di capire quanto fosse meravigliosa la mia bambina ed io non voglio andare al suo funerale provando astio nei tuoi confronti. Lei voleva che noi due andassimo d'accordo e credo sia giunto il momento di accontentarla"

A fatica mi raggiunse, si sedette sul mio letto e mi abbracciò. "Fatti forza, ragazzo! Stai per dirle addio per sempre e nulla potrà mai prepararti a questo momento. Io lo so bene e sento che sto già per crollare" mi sussurrò all'orecchio, intanto che io ricambiai la stretta un po' impacciato.

 The Faded Memories  ~ Ricordi Sbiaditi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora