Capitolo 41 ~ Portami via di qui

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Tiffany

Ho vissuto gli ultimi cinque anni della mia vita affogando nel buio della mia memoria. Ho scavato dentro di me alla ricerca delle risposte che soltanto il mio subconscio sarebbe stato in grado di darmi. Ho lottato per far tornare a galla quei ricordi frammentati e mi sono aggrappata a ogni piccolo spiraglio di vita vissuta che credevo di rammentare.

Ho sempre pensato che Cole fosse la chiave di tutto, in quanto unico pezzo importante della mia vita in grado di accumunare il mio presente e il mio passato. E forse anche stavolta devo il merito a lui per avermi condotta fin qui. Con il suo caratterino irrequieto e spericolato ha pensato bene di combinare un'altra delle sue marachelle e finire al pronto soccorso. La sua piccola mente geniale ha elaborato la folle idea di gareggiare con la sua bicicletta - come se fosse una moto da corsa - insieme ad altri bambini che giocavano al parco. Grazie al cielo ne è venuto fuori solo con qualche piccolo graffio, ma il mio povero cuore ha rischiato di cedere quando ho visto la ruota della sua bici sbattere contro un masso e perdere velocemente l'equilibrio scaraventandolo giù.

Dio, mi sono sempre chiesta da chi abbia preso questa malsana voglia di sfidare la sorte! Anzi mi sono sempre chiesta come fosse suo padre e se c'entrasse con quest'aspetto impavido del suo carattere. Quel visino dai lineamenti così diversi dai miei, quel labbro inferiore leggermente più carnoso di quello superiore, quel nasino sottile che si allarga sul finire, quelle guanciotte paffutelle che hanno già una lieve forma spigolata, devono per forza essere caratteristiche fisiche del suo padre biologico, non c'è altra spiegazione. L'ho sempre guardato con la consapevolezza che in lui c'è una grossa parte dell'uomo che credo di aver amato. In quegli occhietti azzurri come i miei in realtà ci sono nascoste le risposte che non sono mai riuscita a darmi.

Sarà per questo che osservo perplessa il ragazzo moro difronte a noi. Sta guardando con uno stupore non indifferente il mio Cole e c'è qualcosa nel loro intenso scambio di sguardi che mi sorprende. Una sintonia inspiegabile. Una connessione percepibile persino da fuori. È come se fossero l'uno lo specchio dell'altro ed è palese. È così evidente che quella mascella leggermente spigolata, quei capelli così scuri da sembrare quasi neri e quella bocca schiusa che fatica a contenere lo stupore, siano dannatamente simili a quelli del mio bambino, che un brivido mi percorre lungo la schiena. Ho immaginato tantissime volte come sarebbe stato il viso di quest'uomo, quale sarebbe stato il suo nome e che genere di persona fosse. Averlo davanti ora rende tutto lentamente più chiaro nella mia mente. Le ultime scene confuse che rammento vagamente su di lui affollano i miei pensieri come un album di fotografie strappate, bruciate o logorate dal tempo, rendendo sbiaditi quei ricordi che vorrebbero riaffiorare con scarsi risultati.

È proprio lui? È il padre di mio figlio? È l'uomo che per qualche assurda ragione è sparito dalla mia vita dopo aver saputo dell'esistenza di Cole?

Vorrei riversargli addosso tutto l'odio covato nei suoi confronti in questi anni, ma i suoi occhi scuri sembrano lontani anni luce dai racconti che ho udito sul suo conto. Non è cattiveria, egoismo o rifiuto che leggo nel suo sguardo, ma stupore, gioia e dolcezza.
Fissa Cole come se volesse correre ad abbracciarlo forte e tenerselo stretto al petto fino a fargli sentire che gli vuole bene.

Dio, sono così confusa!

Quelle poche certezze che mi sono costruita in questi cinque anni sono basate principalmente sul suo abbandono. Perché anche se non ricordavo il suo nome, il suo aspetto e cosa ci accumunasse, sapevo bene che non aveva avuto il coraggio di restare con me e prendersi cura di noi. Ci ha lasciati di sua spontanea volontà, o almeno così mi è stato detto, ed io l'ho odiato per questo sin dal primo momento in cui mi sono risvegliata dal coma.

 The Faded Memories  ~ Ricordi Sbiaditi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora