Capitolo 52 ~ Come ho fatto a essere tanto stupido?

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Justin

Cinque lunghi anni. Non vedo la sua faccia da cinque fottutissimi anni e decide di rifarsi vivo proprio adesso. Ci dev'essere una spiegazione sensata alla sua improvvisa apparizione ed è certamente legata a Tiffany, altrimenti non si comprenderebbe cosa lo spinge ad avere un comportamento tanto ambiguo.

Prima di scattare come una belva inferocita che tenta di proteggere il proprio branco mi prendo qualche secondo per guardalo con attenzione. Il viso è leggermente modificato dal tempo. I capelli neri, più lunghi di come li ricordavo, sono tirati indietro con il gel e legati in un codino alto da cui non fuoriesce neanche un ciuffo ribelle. Un nuovo tatuaggio si confonde sulla sua pelle ambrata sbucando al centro del collo, in cui è appesa la solita catenina in oro da cui pende una croce, simbolo della sua forte fede. Mi chiedo come un tipo del genere possa davvero credere di avere l'appoggio di Dio e professarsi religioso. Le sue mani si sono macchiate di così tanti crimini che dovrebbe marcire in galera fino alla morte.

Prendo un profondo respiro per mantenere il controllo e sbatto una seconda volta le palpebre, come per volermi accertare che non si tratti di uno dei miei soliti incubi ma della realtà. Perché è qui? Che cosa vuole? Una persona sana di mente non se ne starebbe apposta dietro un albero a fissarci come un dannato stalker. Questo significa che trama qualcosa.

Non mi fido del suo sguardo impenetrabile, della maniera disinvolta in cui fuma la sua sigaretta e lancia delle occhiate furtive a mio figlio che suonano come avvertimenti e minacce silenziose. Devo fermarlo, allontanarlo e andare a parlargli per mettere le cose in chiaro una buona volta. Voglio che mi guardi negli occhi mentre gli sputo in faccia tutto il mio odio e mi assicuri che lasci in pace per sempre coloro a cui tengo di più.

Un senso di rabbia indomabile mi spinge ad avanzare a passi lenti verso di lui, che accenna un sorriso serafico mentre getta a terra il mozzicone e lo spegne calpestandolo con la scarpa. Il suo gesto ha tutta l'aria di essere un segnale di sfida ed io ho intenzione di accettare il confronto senza esitazione.

«Justin, che stai facendo? Torna qui e spiegami che diamine sta succedendo» mi richiama Tiffany allarmata. Riesco a percepire l'ansia che assale la sua voce intanto che avvolge le dita attorno al mio polso nel tentativo di afferrare la mia mano, chiusa in un pugno stretto e duro. «Che ti prende? Chi è quell'uomo?». Accarezza piano le vene in rilievo sul mio braccio e mi fissa dritto negli occhi come se la mia palpabile tensione la preoccupasse. Il suo tocco forte e al tempo stesso delicato rilassa a mano a mano la mia pelle increspata, ma il senso d'urgenza che provo nel volermi liberare di quel bastardo sovrasta ogni genere di sentimento che suscita in me la sua presa. Non posso ignorare il pericolo che comporta quel criminale così vicino alla mia famiglia, li devo proteggere.

«Quello è Santiago Garcìa». Pronuncio con disprezzo il suo nome, digrignando i denti, e non c'è bisogno che aggiunga altro. Lei capisce al volo ciò che rappresenta per me e per noi quell'uomo. Sembra in grado di leggere nel mio sguardo teso e rigido tutte il male e le sofferenze da lui causate. E se inizialmente sembra che stia mollando la presa sul mio arto per lasciarmi andare, un istante dopo la rinsalda tentando nuovamente di fermarmi. «Non fare sciocchezze, Justin, ti prego! Quello è un tipo pericoloso, non mi serve ricordare cos'ha fatto per capirlo. Glielo si legge chiaro in faccia che è un criminale. Quindi ti supplico, lascialo perdere! Chiamiamo mio padre piuttosto e mettiamolo al corrente delle sue azioni sospette». Sta annaspando e ha perso colorito. Il suo respiro diventa via via più corto e credo sia colpa del timore che le incute la sua presenza. Devo sbarazzarmi di lui una volta per tutte e farla sentire al sicuro non solo adesso ma anche nei giorni che verranno.

«No, non posso lasciarlo andare». Perché altrimenti tornerà, lo fa sempre ed io non posso vivere sapendoti ancora sotto il suo mirino. «Andrà tutto bene, Tif!» le assicuro fiducioso, ricambiando la stretta sulla sua mano che ha cominciato a tremare. "Non avere paura ragazzina, ci sono io!" le dicono silenziosamente i miei occhi mentre si specchiano nelle sue iridi azzurre atterrite. «Prendi Cole e aspettami qua. Ho un conto in sospeso da chiarire con lui, devo solo parlargli». Delicatamente la allontano dal mio corpo e le volto le spalle, avanzando verso il mio obbiettivo, ancora fermo nel medesimo punto con la stessa risata perfida impresa sulle labbra.

 The Faded Memories  ~ Ricordi Sbiaditi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora