Thomas Brodie-Sangster 2

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Thomas' pov
Arrivo a Londra, finalmente a casa.
Non vedo l'ora di riabbracciare la mia T/n, mi è mancata così tanto...
Non sono nemmeno stanco, ho dormito in aereo per stare con lei senza rischiare di addormentarmi sulle sue gambe.
Apro la porta di casa, aspettandomi un abbraccio caloroso della mia ragazza.
Ma di T/n nemmeno l'ombra.
"T/n?" la chiamo.
"Amore?" niente.
Arrivo in cucina e trovo un bigliettino scritto da lei.

Ciao Thommy,
mi dispiace tantissimo di non poter essere qui al tuo ritorno, ma, se stai leggendo questo biglietto, vuol dire che sono in ospedale. Non impanicarti: non è niente di grave, anzi!
Se hai voglia raggiungimi.
Ti aspetto.
T/n❤️
(P.s. ti amo)

Oh cazzo.
Prendo le chiavi della macchina e guido fino all'ospedale. Decido di fidarmi di lei sul fatto che non è niente di grave, anche se per lei "niente di grave" potrebbe anche significare avere la febbre a 40.
Appena arrivato corro verso la segreteria con una velocità che manco i Velocisti e chiedo subito di lei.
"Salve, può dirmi la stanza di T/n T/c?"
"Certo. Vediamo, T/n T/c... T/n T/c... ecco, trovata, segui la mia collega, caro."
"Grazie. Buona giornata."
L'infermiera, notando la mia preoccupazione, mi mette le mani sulle spalle, intimandomi di fare dei respiri profondi e di tranquillizzarmi, poi ricomincia a camminare.
Scale, a destra, a sinistra, altre scale, ancora a destra AAAAAA NON CE LA FACCIO PIÙ PORTATEMI DALLA MIA T/N NON SONO MAI STATO COSÌ PREOCCUPATO!
"Eccoci. Stanza 205. T/n T/c. Respira, caro. Sta bene, okay?"
"Sì, grazie. Arrivederci."
Respiro profondamente e apro la porta. Lo spettacolo che mi trovo davanti mi lascia senza parole: la mia ragazza che dorme appoggiata allo schienale del letto con un bambino tra le braccia.
Il nostro bambino.
Chiudo delicatamente la porta cercando di non svegliarla, mi siedo in fianco a lei e noto che il piccolo mi sta fissando. Ha dei grandissimi occhi azzurri. Gli faccio ciao con la mano e continua a guardarmi. È bellissimo.
Quando la mia ragione di vita si sveglia non posso fare a meno di sorridere.
"Ciao!"
"Hey. Come stai?"
"A meraviglia. Tu invece?"
"Anche io. Quando..."
"L'ho scoperto poco dopo la tua partenza."
"Perché non me l'hai detto?"
"Volevo che fosse una sorpresa. E non sapevo come avresti reagito. Quindi... ta-daaa!"
Sembra che mi sia venuta una paresi: non riesco a smettere di sorridere.
"Mi sei mancata..." dico.
"Anche tu. Tanto."
La porta si apre ed entra un'infermiera.
"Allora, dovrei prendere il piccolo per fargli un paio di visite. Le solite, che facciamo a tutti i bambini. Vestiti pure, potete andare a casa."
"Okay. Grazie mille." diciamo.
"Ce la fai da sola?" chiedo a T/n quando l'infermiera esce.
"Sì, tranquillo."
Prende uno zainetto da sotto il letto, ne estrae un cambio di biancheria e un paio di pantaloncini e si avvia verso il bagno.
Poco dopo torna in camera cambiata e con i capelli bagnati. Ritira i vestiti, tira fuori una maglietta (mia), due elastici per capelli e torna in bagno, per poi uscire con uno chignon e la mia maglietta.
Le fa da vestito, ma a lei piace così.
E poi, è bellissima.
Mi alzo e mi avvicino a lei, circondandole i fianchi con le braccia.
"Hai già scelto il nome?"
"No, aspettavo te per farlo."
Restiamo in silenzio per pensare a come chiamarlo.
"Io lo chiamerei come te."
"Davvero?"
"Un Thomas in miniatura! -mi dice spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi- Che ne dici?"
"Non potrei essere più felice. Va bene."
"Ah non potresti, eh? E se facessi così?"
Appoggia le sue labbra alle mie tenendomi il viso tra le mani mentre io le cingo i fianchi per avvicinarla a me.
"Ora come ti senti?"
In tutta risposta la prendo in braccio e la bacio di nuovo. Questi dieci mesi senza di lei mi stavano uccidendo, sentivo il bisogno di lei, di riaverla tra le mie braccia. Più la bacio e più la voglio, e so che per lei è lo stesso. È come se intorno a noi ci fosse una bolla che ci isola dal resto del mondo.
Infatti non ci siamo accorti che nel frattempo l'infermiera è tornata in camera con nostro figlio tra le braccia.
"Scusate l'interruzione. Le visite sono finite e con buoni risultati. Come avevo già detto alla mamma, il bambino è sano. Potete andare a casa."
"Okay, grazie."
"È stato bravissimo. Non un lamento, un urlo, non ha pianto... bravissimo."
Prendo in braccio il mini-Thomas e l'infermiera esce dalla stanza.
"Vogliamo andare?"
"Certo. Prendo lo zaino."
"Dallo a me."
"Ce la faccio Thommy."
"Non voglio comunque che ti affatichi."
"Sei davvero un tesoro."
Ci diamo un altro bacio e andiamo in macchina.

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