Capitolo 20 -2027-

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Siamo sul ponte sulla Senna, quando mi blocco ammirando la torre Eiffel, sorrido e Sebastian mi abbraccia da dietro.
Abbiamo appena pranzato e i deboli raggi di dicembre ci scaldano appena, si sta in qualunque caso abbastanza bene.

"In questi giorni l'avevo dato per scontato, ma ci sei mai salita?"
Annuisco.

"Si, ma avrò avuto 10 anni, era da tantissimo che non tornavo a Parigi."

"Monsieur! Monsieur!"
Un ragazzino, avrà avuto 12 anni, ci corre incontro sorridendo, deve aver riconosciuto Seb che infatti mi affianca e mi stringe la mano.

Iniziano a parlare, Sebastian sorride, lui sa pure il francese, mentre io capisco a malapena qualche parola.
Ad un certo punto il ragazzo passa il suo telefono al tedesco che lo allunga a sua volta verso di me.

"Ale ci faresti tu la foto?"

"Ma certo!"
Ne scatto un paio, in orizzontale e in verticale, poi sceglierà lui quella che preferisce... ed ecco che viene fuori un'altra passione che mi ha trasmesso mio papà e anche mio fratello questa volta: la fotografia.

Passo di nuovo il telefono al ragazzino che sorride, è davvero emozionato.

"Merci monsieur Vettel! Mais qui est-Elle?"
Mi guarda incuriosito e Sebastian mi appoggia una mano sul fianco.

"Elle est Alessandra, mon amour..."
Mi lascia un bacio a stampo e sorrido, è la prima volta che mi presenta così ad uno sconosciuto e non posso dire che mi dispiaccia.

"Vous deux êtes fantastique! Merci, merci!"
Ci continua a ringraziare e poi corre via, incontro a quelli che immagino siano i suoi genitori.

Lo vediamo mentre mostra tutto orgoglioso il telefono e poco dopo i signori ci sorridono e ci fanno un segno di saluto.
Guardo giusto un attimo il mio ragazzo, entrambi sorridiamo e ricambiamo il gesto.

"Sei fantastico."

"E cos'altro avrei potuto fare? Loro sono fantastici, sai ogni tanto mi mancano i tifosi e quella carica che ti dava vederli lì, fuori dal paddock, ad urlare il tuo nome non appena ti vedevano..."

"Beh la tua fan numero uno è sempre al tuo fianco."

"Ovviamente, mia mamma mi ha sempre sostenuto."

"È vero e invece devo ancora capire come io continui a sopportarti."
Lo guardo un po' male e se la ride.

"Perché sono il giusto mix fra un ragazzo dolce e un ragazzo che riesce a tenerti testa.
Non potresti mai stare con uno stronzo e neanche con uno smidollato."
Lo bacio e ricominciamo a camminare verso la torre, mano nella mano.

"Sono così facile da capire?"
Ride e mi accarezza con il pollice il dorso della mano.

"Non lo so, a me è bastato guardarti negli occhi."

"Solo questo?"
Lo guardo sorridendo e anche lui si lascia andare ad un ampio sorriso, ma mantenendo lo sguardo fisso di fronte a sé.

"Si, cioè non è che ti ho guardato una volta... non so se te ne sei mai accorta, ma io cerco il tuo sguardo ogni volta: quando sei ai box come quando sei a casa, quando sei al muretto come quando sei stretta a me...
Ho imparato tanto di te così, senza che tu mi dovessi dire niente."
Gli mollo la mano, ma solo per tenerlo più vicino a me, gli circondo la vita con il braccio e anche lui ne approfitta circondandomi le spalle.

"Come posso competere con quello che dici, con quello che fai per me... è di questo che ho paura, è per questo che mi sembra di non essere abbastanza."
Mi bacia i capelli.

Independent || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora