Capitolo 14

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01/01/19

Il sole filtrava attraverso le tende bianche della stanza numero 450, in cui due ragazzi assonnati e felici dormivano profondamente.
Erano rimasti in spiaggia fino a tardi, incuranti del freddo e del sonno, per guardare il sole sorgere e godersi la calma della città ancora immersa nel silenzio più totale. Quando gli altri avevano iniziato a svegliarsi, loro erano andati a dormire.
Amavano andare controcorrente, lo avevano sempre fatto ed erano fieri di quella che da fuori poteva essere vista come follia. Per loro era solo voglia di vivere. 
Quella appena iniziata era la prima giornata dell'anno, la prima pagina di 365 fogli da scrivere, la prima di una lunga serie. Non volevano fare troppi progetti perché sapevano che la felicità spesso si nasconde negli imprevisti e nelle esperienze inaspettate, ma erano certi di voler continuare a sognare in grande per prendersi ciò che credevano di meritare. Nel corso degli anni erano cambiati e maturati, ma il loro motto era rimasto lo stesso: vietato smettere di sognare.
Era quasi ora di pranzo quando Benjamin riuscì ad aprire gli occhi e ci mise qualche secondo per realizzare di essere ancora a Bari, tra le braccia di Federico che dormiva come un sasso. Cercò di alzarsi senza svegliarlo, avrebbe voluto continuare a dormire ma aveva bisogno di fare una doccia per svegliarsi e affrontare il viaggio di ritorno. Il volo era alle 17, quindi sapeva di avere tutto il tempo per fare le cose con calma ma come ogni volta che doveva viaggiare, l'ansia si era impossessata di lui. Guardandosi intorno osservò il caos nella stanza, c'erano tutti i vestiti sparsi ovunque, scarpe buttate alla rinfusa sul pavimento e le valigie erano ancora da sistemare. "Mi devo dare una mossa", pensò mentre andava a chiudersi in bagno.
Il biondo si svegliò venti minuti più tardi e con un braccio tastò il letto, accorgendosi di essere da solo. "Benjamin", chiamò senza ricevere risposta.
Provò una seconda volta, poi una terza e infine si arrese, alzandosi da quel letto che sembrava non volerlo lasciare andare.
In quel momento Ben uscì dal bagno con i capelli bagnati e un asciugamano avvolto in vita. "Benjamin, ti sembra il modo di andare in giro?", chiese il biondo cercando di fare il serio.
"Si, pensavo di andarci così all'aeroporto, non va bene?", rispose come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
"Se vuoi che le persone ti saltino addosso e che qualcuno ti dichiari illegale va bene, in caso contrario direi che potresti vestirti", replicò mentre cercava di fargli l'occhiolino.
Il moro rise e lentamente si avvicinò a Federico, che sentì un calore improvviso partire dallo stomaco per diffondersi in tutto il corpo. Benjamin era capace di mandarlo in tilt semplicemente con uno sguardo o una carezza.
"Quindi sarei illegale?", chiese Ben cercando di fare una voce provocante. Non era sicuro di esserci riuscito ma le guance del biondo si erano arrossate e la prese come una conferma.
"Decisamente si, Penc. Vorrei che potessi vederti con i miei occhi", disse sincero. Non sopportava che Ben continuasse a sottovalutarsi e a vedersi sempre con occhio critico, voleva solo cercare di fargli notare quanto fosse bello sia fuori che dentro. Glielo ripeteva spesso ma il moro sembrava non lasciarsi convincere e Federico si disse che non avrebbe mai smesso di ricordarglielo.
"E io vorrei che i tuoi occhi non smettessero mai di guardarmi in questo modo", rispose. Amava essere guardato da Federico, tanto quanto amava guardarlo a sua volta.

Poco dopo Lorenzo scrisse un messaggio nella chat di gruppo avvisando i ragazzi di essere sveglio. Federico si affrettò a raccogliere le proprie cose per tornare nella sua stanza così da non destare sospetti nel caso in cui il loro amico si fosse presentato alla porta di uno dei due. Solo in quel momento il biondo realizzò di aver rischiato, la sua stanza era praticamente immacolata ed era palese che non avesse dormito lì. Era invece evidente che nella stanza di Benjamin avessero dormito due persone, a giudicare dal disordine e dalla quantità di vestiti e valigie presenti al suo interno.
Federico capì che Ben aveva ragione, quel segreto non poteva essere nascosto a lungo. Per loro fortuna, nessuno andò a bussare ed entrambi ebbero tempo di sistemare ogni cosa. Si ritrovarono tutti nella hall qualche ora più tardi, per salutarsi e poi dirigersi all'aeroporto non molto distante dall'hotel. Durante il viaggio in taxi, le loro mani erano pericolosamente vicine e Federico dovette appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non stringere quella di Ben tra le sue. Allo stesso modo, quando erano sull'aereo, dovette sforzarsi per non coccolare il moro che si era addormentato con la testa sulla sua spalla. Avrebbe voluto accarezzargli una guancia o un fianco, oppure sfiorare i suoi capelli morbidi e sbarazzini ma rimase fermo e cercò di concentrarsi su ciò che stava dicendo Lorenzo. Gli dispiaceva lasciarlo parlare senza ascoltarlo davvero ma non riusciva a smettere di pensare a come sarebbe stato bello poter vivere la sua relazione, quella vera, alla luce del sole. Immaginava di camminare con Benjamin tenendogli la mano proprio come facevano quando viaggiavano in auto da soli e di poterlo baciare ogni qualvolta ne avesse voglia invece di dover rimandare ad un momento successivo.
Pensava a tutte le volte in cui aveva dovuto rinunciare alla possibilità di fare ciò che voleva solo per non farsi scoprire e, forse per la prima volta, riusciva a mettersi nei panni di Benjamin. Si voltò alla sua destra e lo guardò di nuovo mentre dormiva sognando chissà cosa e pensò di essere fortunato ad averlo nella propria vita.
"Che cosa ne dici Fede? Ti piace l'idea?", chiese Lorenzo. Federico non aveva ascoltato niente e non sapeva a cosa si riferisse l'amico, decise di essere sincero per evitare di dare una risposta a caso.
"Ehm... scusa Lollo, mi sono distratto. Quale idea?".
L'altro rise, poi aggiunse: "ti ho chiesto se a te e Benjamin piacerebbe fare un nuovo servizio fotografico prima dell'inizio del tour, ho in mente degli scatti che mi piacerebbe realizzare e voi due siete i miei modelli preferiti". Quando pronunciò le ultime parole fece un occhiolino, al quale Federico rispose con una risata. Erano davvero un bel team, lavorare insieme era sempre stimolante.
"A me va benissimo e credo che anche a Ben possa piacere l'idea", si fermò. "Si può dire che cosa hai in mente o sarà una sorpresa?", aggiunse incuriosito da ciò che l'amico gli aveva accennato poco prima.
Lorenzo gli fece capire che non avrebbe rivelato nulla, così Federico gli diede una pacca sul braccio e finse di essere offeso.
Nel frattempo Benjamin, ancora addormentato, si era sistemato meglio sulla spalla del biondo e si era aggrappato al suo braccio, e a Lorenzo non era sfuggito quel dettaglio.
"Certo che Ben a volte fa davvero tenerezza, guarda quanto è carino quando dorme", disse a Federico che arrossì all'istante. Non sapeva cosa rispondere, avrebbe voluto dire tutto ciò che gli passava per la testa ma non poteva e allora scelse di rispondere nel modo più neutro possibile.
"Il problema è quando si sveglia", disse scatenando una risata nell'amico seduto al suo fianco. Era vero a metà, Ben da sveglio poteva diventare un vero e proprio uragano quando si sentiva di buonumore ma a Federico non dispiaceva per niente. Dopotutto, quell'uragano dagli occhi azzurri e dal sorriso sincero gli aveva sconvolto i piani ma non gli dispiaceva affatto.
Anzi, era la cosa migliore che potesse capitargli.

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