10/01/19
Parte 1
Deboli raggi di sole filtravano tra le persiane della camera da letto di Benjamin illuminando la stanza e il viso del ragazzo che si godeva gli ultimi minuti di sonno prima del suono della sveglia. Era un freddo Giovedì di Gennaio, un giorno che poteva sembrare esattamente identico agli altri ma non per i due ragazzi che lo avevano atteso a lungo e con gioia.
In quel freddo giovedì di Gennaio, loro avrebbero provato di nuovo quella familiare sensazione: essere esattamente nel posto giusto, uno tra le braccia dell'altro.
Era presto, la città ancora dormiva mentre un assonnato ragazzo moro con il corpo tatuato e un sorriso mozzafiato apriva i suoi occhi di ghiaccio e spegneva la sveglia. Prima di fare qualsiasi altra cosa, prese il telefono per accertarsi che il suo fidanzato dormiglione fosse sveglio e in viaggio.
"Rico! Dove sei?", chiese con la voce ancora assonnata e gli occhi semichiusi. Aveva risposto, già quello era un buon segno.
"Buongiorno fiorellino! Ho imboccato adesso l'autostrada direzione Modena, tra quarantacinque minuti dovrei essere a casa tua", rispose facendo spalancare gli occhi al moro che era già pronto a dover aspettare ore.
"Ma per caso vuoi far nevicare? Sei puntuale per la prima volta nei tuoi 24 anni di vita. Sono commosso Federico, davvero", rispose con fare teatrale.
"Oggi avevo un buon motivo per esserlo, non credi?", replicò il biondo facendo spuntare un sorriso sul viso di Benjamin.
"Potrei abituarmi alla tua puntualità, fai attenzione", lo punzecchiò. "Ora però stai attento alla strada, a tra poco", aggiunse chiudendo la chiamata.
Cercò di concentrarsi su ciò che aveva da fare ma dieci minuti più tardi era già pronto e quei quarantacinque minuti sembravano i più lunghi della sua vita. Diede uno sguardo ai social, sistemò il letto, fece arieggiare la casa e alla fine decise di rimanere semplicemente seduto sul divano: odiava le attese. Quando per l'ennesima volta il suo sguardo si posò sull'orologio che aveva al polso, il campanello lo fece sussultare e pochi secondi più tardi si trovò stretto in un abbraccio che aveva atteso per giorni.
Rimasero in silenzio godendosi quel momento pieno d'amore, non avevano bisogno di parole... il modo in cui si stringevano diceva tutto. Le loro labbra si erano riunite, le loro mani si erano intrecciate, i loro corpi si erano riavvicinati e i loro cuori erano tornati al posto giusto.
Tutto era un incastro perfetto.
"Amore, ti ho portato la colazione". Federico ruppe quel silenzio quasi magico, porgendo a Benjamin un sacchetto con all'interno la brioche presa nella sua pasticceria preferita. Il moro addentò il cornetto alla crema cercando di non sporcarsi come era solito fare, ma non riuscì nel suo intento. Federico senza pensarci un secondo lo baciò assaporando le sue labbra gonfie e sporche di crema, iniziando un bacio che di dolce aveva ben poco. Le mani di Benjamin si persero tra i capelli del biondo per poi scendere lungo la schiena e posarsi sulle tasche posteriori dei jeans, quelle di Federico stringevano possessivamente i fianchi dell'altro e lo spingevano verso il muro più vicino. Era un bacio aspettato e desiderato da troppo tempo, un bacio nel quale entrambi stavano mettendo tutta la passione e l'amore che avevano in corpo, un bacio che si interruppe solo quando entrambi ebbero bisogno di respirare. Benjamin accarezzò con un dito le labbra del biondo, che sorrise al suo tocco e sussurrò un impercettibile "Bibi". Quel soprannome era decisamente il suo preferito.
Entrambi avrebbero voluto rimanere in quella casa a recuperare tutto il tempo perso ma avevano un appuntamento importante e dopo un altro breve momento di coccole, si misero in viaggio verso Firenze.
Il panorama emiliano scorreva veloce fuori dai finestrini dell'Audi, diventata testimone di un amore che non poteva più nascondersi e si esprimeva in due mani intrecciate, canzoni cantate a squarciagola e parole dolci alternate a prese in giro reciproche.
"Sei un budinooooo", urlava il biondo ad un Benjamin che strillava come un pazzo mentre la radio trasmetteva l'ennesima canzone, guadagnandosi un dito medio e una linguaccia come risposta. E a quelle battute seguivano le loro solite risate e i loro soliti sguardi che esprimevano molto più di quanto potesse fare una frase.
Gli occhi chiari di Ben guardavano la strada fuori dal finestrino e quando si posarono su un segnale, gli venne una delle sue idee folli.
"Fede, ferma la macchina alla prossima area di sosta", disse all'improvviso.
"Perché? Non ti senti bene? Mi fermo al primo autogrill!", rispose cercando di capire il motivo di quella richiesta strana.
"Federico, ti ho detto all'area di sosta... non all'autogrill!". Normalmente loro due amavano perdersi tra le corsie degli autogrill alla ricerca di cibo spazzatura e peluche improponibili, ma in quel momento l'idea del moro era un'altra e voleva che il biondo lo assecondasse. "Dai, dai esci qua che c'è un'area di parcheggio", urlò di nuovo quando vide l'indicazione.
L'altro, ancora confuso e ignaro di tutto, seguì le sue istruzioni e andò a parcheggiare sotto un albero. "Ma si può sapere che cos...", non riuscì a finire la frase perché Benjamin lo aveva zittito con un bacio mentre saliva a cavalcioni sopra di lui e le mani si intrufolavano veloci sotto la sua felpa nera. Il biondo non oppose resistenza e sentì la sua pelle cospargersi di brividi al tocco delle dita di Benjamin che continuavano a tracciare il contorno dei suoi fianchi e dei suoi addominali. Sapevano che, se avessero continuato in quel modo avrebbero perso il controllo molto presto ma non riuscivano a fermarsi perché entrambi avevano bisogno di quel contatto.
Federico, ancora schiacciato tra il sedile e il corpo di Benjamin, chiuse gli occhi e trattenne il respiro quando il moro iniziò a passare la lingua sul suo collo continuando ad accarezzarlo sotto la maglietta. Stava letteralmente impazzendo, le sue mani scompigliavano i capelli di Ben che non sembrava intenzionato a fermarsi.
"B-Bibi... non... non possiamo far... ah... farlo qui", cercò di dire tra un gemito e l'altro. Vedere l'espressione sexy di Benjamin non lo aiutava affatto, avrebbe voluto strappargli di dosso tutti i vestiti in quello stesso istante.
"Perché no?", chiese con tono malizioso continuando ad accarezzare la sua pelle coperta di brividi. "Qualcuno qui sotto è d'accordo, tu no?", rise indicando il cavallo dei suoi jeans.
"Perché siamo in un luogo pubblico alla luce del giorno e potrebbe vederci chiunque", rispose ovvio cercando invano di regolarizzare il respiro.
"Io non vedo nessuno qui... e ho voglia di te, adesso. Lo sai anche tu che non ci vorrà molto", ammiccò prima che l'altro iniziasse a togliergli la maglietta con movimenti rapidi. Si morse il labbro e riprese a baciarlo con foga, come se da quel gesto dipendesse la sua stessa vita. Sapeva che stavano facendo una follia e che forse avrebbero dovuto evitare ma quando la voce roca di Federico iniziò ad urlare il suo nome, Benjamin smise di pensare a cosa fosse giusto o sbagliato. Non avevano perso il contatto visivo neanche per un secondo e le loro labbra si cercavano come calamite mentre l'auto si riempiva di respiri affannati, gemiti mal trattenuti e "ti amo" sussurrati a fior di labbra.
L'ennesimo "Benjamin" urlato dal biondo, fu il colpo di grazia per il moro che affannato e sudato si lasciò cadere sul suo petto sussurrando un "Ah... Federico, tu mi fai impazzire". Le mani del biondo continuavano ad accarezzargli i capelli, in attesa che i loro respiri tornassero regolari e i loro cuori tornassero a battere ad un ritmo normale.
"Siamo due folli", disse Benjamin rompendo quel silenzio magico.
"Folli e felici", lo corresse il biondo. "Mi mancavano le nostre follie, lo sai?", aggiunse. Ne avevano fatte tante insieme, senza mai pentirsi. Era il loro modo di sentirsi vivi e sognatori.
"Potevi dirlo prima amore". I loro occhi si incrociarono.
"Dillo di nuovo...", lo supplicò con sguardo dolce.
Benjamin si leccò il labbro inferiore e gli sorrise, senza sganciare i loro sguardi pieni di amore e desiderio.
"Potevi dirlo prima...", ripetè restando impassibile facendo roteare gli occhi al minore. "Amore", aggiunse poco dopo sorridendo.
"È bello quando lo dici", commentò Federico. Alle sue orecchie ogni parola pronunciata da Benjamin risultava speciale ma il modo in cui pronunciava "amore" riusciva a mandarlo fuori di testa.
Altri baci riempirono quell'auto bianca parcheggiata sotto un albero, nel bel mezzo di un'area di sosta in pieno giorno, prima che i due decidessero di darsi un contegno e riprendere il viaggio.
"Per fortuna siamo partiti da Modena con un po' di anticipo", commentò il biondo dando un'occhiata all'orologio che segnava le 10.40.
"Dovevamo festeggiare la tua straordinaria puntualità", replicò l'altro facendo l'occhiolino. "Arriveremo a Firenze in perfetto orario, è incredibile", aggiunse continuando a scherzare.
Erano attesi a Palazzo Pitti alle 12 per fare da testimonial allo stand di "Divisibile" che presentava una nuova linea di giubbotti.
"Sei pronto a sfoggiare le tue migliori pose da modello sexy?", chiese Benjamin trattenendo una risata.
"Io sono nato pronto, Mascolo. Tu piuttosto, pronto a smettere di fare le tue solite smorfiacce?", lo provocò. Il moro doveva davvero impegnarsi per riuscire a fare una foto seria ma al biondo le sue smorfie piacevano tantissimo. Lo rendevano unico e poi amava il modo in cui gli si arricciava il naso mentre faceva la linguaccia.
"Lo sai che io e le foto serie non andiamo d'accordo", rispose appena prima di realizzare che Federico aveva sbagliato strada. "Cazzo Rico, dovevi svoltare a destra! Adesso ci fa fare il giro dell'oca per tornare indietro", strillò facendolo sobbalzare.
"Ma sei serio zio? Mi hai fatto perdere cinque anni di vita!", urlò di rimando mentre cercava di capire come raggiungere la loro destinazione senza attraversare mezza Firenze.
"Scusa, lo sai che mi agito per queste cose", rispose abbassando la voce.
"Sei sempre il solito, Penc", gli disse dandogli un pizzicotto sul fianco. "E sei anche adorabile, oggi non riuscirò a resistere lì dentro", ammiccò.
"Vorrà dire che saranno contente le fenji shippers", rispose immaginando tutti i commenti che avrebbero letto qualche ora più tardi.
E in effetti Benjamin aveva ragione.
Quel giorno nessuno dei due riuscì a fingere, i loro sguardi parlavano chiaro. Non riuscivano a smettere di guardarsi e sorridersi, avvolti in quei giubbotti dai colori sgargianti. Erano circondati da una grande folla composta da fan, stilisti e appassionati di moda, ma tra tutta quella gente i loro occhi non avevano mai smesso di cercarsi. Posarono per le foto, risposero a qualche domanda di un giornalista e si resero disponibili per i selfie con i fan, senza mai smettere di sorridere. In quello stand come tanti altri, l'aria era satura di amore. Quei due, con la loro felicità, avrebbero potuto illuminare l'intero Palazzo Pitti. Stavano bene, bene per davvero.-
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Ciao 🌷
Scrivo questo brevissimo angolo autrice solo per dire che finora questo capitolo è il mio preferito, l'ho riletto un paio di volte per correggerlo e ho iniziato a fangirlare da sola. Spero che sia piaciuto a voi tanto quanto piace a me!
A domani con la seconda parte 😘
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Vuoi essere il mio niente? | FENJI
FanfictionFanfiction Fenji (Benji&Fede). Questa storia è ambientata nel presente e si basa sui fatti reali (post sui social, spostamenti ecc) rielaborati per adattarli ai Fenji e per descrivere i punti di vista di entrambi. Enjoy! 🌈💕