23/01/19
Un debole raggio di sole si fece strada attraverso la tenda e illuminò leggermente la stanza in cui ancora regnava il silenzio totale.
Federico cambiò posizione nel sonno, voltandosi su un fianco e portandosi la mano sotto la guancia. Era in dormiveglia e poco più tardi aprì gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco la camera d'hotel. Rivolse lo sguardo sulla figura di Ben, ancora profondamente addormentato. Stringeva il cuscino sotto il braccio e la sua schiena era scoperta, così Federico sistemò meglio il lenzuolo per coprirlo e si alzò dal letto.
Cercando di non fare rumore si diresse in bagno a fare una doccia, lasciandosi accarezzare dal getto dell'acqua calda che lo stava rigenerando. Si avvolse nell'accappatoio e tornò in camera camminando in punta di piedi, fermandosi di fronte alla finestra. Spostò la tenda e guardò fuori, la città era già ricca di vita nonostante fossero a malapena le 8 del mattino. Federico fece vagare il suo sguardo da una parte all'altra, concentrandosi sui dettagli che attiravano la sua attenzione e dedicò un pensiero all'uomo che lo aveva cresciuto e amato incondizionatamente.
"Ti dedico tutto questo, papà", sussurrò mentre una lacrima solitaria solcava la sua guancia sinistra. Erano passati già tre anni dalla sua scomparsa e Federico non capiva con quale coraggio le persone dicessero che il tempo cura le ferite. Non lo capiva, perché il suo dolore continuava ad essere lì più forte che mai. Era localizzato al centro del petto e a volte, nei momenti di nostalgia, aumentava così tanto da spezzargli il respiro. Si era fatto, negli anni, mille domande a cui non aveva trovato risposta e aveva provato, invano, a dare un senso a quell'assenza. Ogni giorno si impegnava per rendere suo padre orgoglioso e cercava di sorridere sempre, perché sapeva che Mirko avrebbe voluto vederlo così: sorridente e felice. E lo era, lo era davvero... solo che quella felicità avrebbe voluto condividerla anche con lui che era sempre stato presente in ogni istante della sua vita. Suo padre era la spalla su cui piangere, l'abbraccio in cui trovare calore e affetto, la fonte d'ispirazione che lo spingeva a non mollare mai e a non arrendersi, l'uomo che sapeva anche rimproverarlo quando necessario. Il legame che li univa era speciale e Federico sapeva che nemmeno la morte avrebbe potuto spezzarlo. Nonostante tutto, quella certezza a volte non bastava. Gli mancava poter condividere ogni cosa con lui, sedersi sul divano a parlare per ore. C'erano così tante parole che voleva dirgli, così tante avventure da raccontargli... ma non poteva più farlo. La sua vita andava avanti e negli ultimi tre anni era cambiata parecchio, sapeva che suo padre la seguiva stando comodamente seduto tra le nuvole ma non era la stessa cosa. E sapeva anche che suo padre non lo aveva abbandonato, ci credeva davvero, ma non poteva abbracciarlo o guardarlo negli occhi.
"Piccolino", sussurrò Ben. Si era svegliato da qualche minuto ma era rimasto fermo nel letto, lasciando a Federico il tempo di cui aveva bisogno. Sapeva a cosa stava pensando e sapeva che aveva bisogno di un abbraccio, infatti si alzò e lo accolse tra le sue braccia.
Il biondo non si mosse, si lasciò abbracciare e rimase immobile a godersi il calore di quel gesto semplice. Benjamin lo teneva stretto, accarezzandogli lentamente la schiena. Nessuno dei due parlava, finché Federico riuscì a lasciarsi andare in un pianto liberatorio. Le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance e lui non si oppose, si aggrappò alla maglietta di Ben e si lasciò sfiorare dalle sue mani calde.
"Sfogati amore, sono qui", gli ripeteva all'orecchio. E lui lo ascoltava. Era da tempo che non piangeva ma in quel momento ne aveva bisogno e la presenza di Benjamin lo faceva sentire protetto. Il moro gli asciugò qualche lacrima con il pollice, senza smettere di tenerlo stretto a sé. Aspettò che si calmasse un po', poi gli chiese se volesse spostarsi sul letto e Federico annuì, lasciando cadere l'accappatoio a terra e indossando velocemente una maglietta. Anche sotto le coperte, Benjamin lo tenne stretto a sé facendo aderire i loro corpi. Non aveva intenzione di snocciolare le solite frasi di circostanza ma sapeva quale fosse la più grande preoccupazione del biondo, così dopo qualche carezza lo guardò negli occhi e lo rassicurò.
"Mirko è orgoglioso di te e di ciò che fai ogni giorno. Non l'hai mai deluso, Federico. Sono certo che vederti così affamato di vita e di sogni lo rende felice, anche se non può dirtelo. Lui non ha mai smesso di credere in te e guardati ora, hai affrontato ogni ostacolo e sei sempre più forte", fece una pausa sfiorando con il dito il tatuaggio che il biondo aveva sul bicipite. "Qui c'è scritto warrior ed è ciò che sei. Tu sei un guerriero amore, proprio come lo era lui. Sono fiero di te e di come hai affrontato non solo gli ultimi tre anni ma tutti quelli che abbiamo passato insieme", concluse sfiorandogli una guancia.
Federico non rispose ma lo strinse più forte, incastrando la testa nell'incavo del suo collo. Ben sapeva che quelle parole erano esattamente ciò di cui aveva bisogno.
"Grazie", disse in un sussurro qualche minuto più tardi. "Grazie Ben", ripeté. Tu sai sempre cosa dire, sai sempre di cosa necessito per stare meglio, pensò senza dirglielo.
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Vuoi essere il mio niente? | FENJI
FanfictionFanfiction Fenji (Benji&Fede). Questa storia è ambientata nel presente e si basa sui fatti reali (post sui social, spostamenti ecc) rielaborati per adattarli ai Fenji e per descrivere i punti di vista di entrambi. Enjoy! 🌈💕