Capitolo 6

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- Bene, siete stati molto bravi a collaborare. Tutti quanti. Be', non proprio tutti...- il professore mi guarda negli occhi.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

A mensa, più tardi, Ash mi raggiunge. Okay, lo ammetto: forse la compagnia di Ash non mi dispiace poi così tanto...

Forse Ash ed io abbiamo perfino legato di quanto immaginassi.

I sogni che faccio la notte sono cambiati e da un po' di tempo i ricordi non mi vengono più a trovare mentre dormo. 

Sono passati giorni dall'ultima volta.

Ma mi sono sbagliata.

Stanotte ho fatto un sogno-ricordo. Ma è stato diverso.  Ho visto i volti dei miei genitori e...quello di Margaret. Mi guardavano. Era come se potessero vedermi. E mi sorridevano.

Poi Margaret ha parlato. E mi ha detto che non dovevo sentirmi in colpa. Ma non ci riesco. Il sogno mi ha sconvolto a tal punto che al mio risveglio mi sono tagliata. Ma non provando sollievo, ho esagerato.

Sono andata nella cucina della mensa e quando ho visto quel coltello...era così affilato ed era enorme.

L'ho preso e mi sono fatta un taglio profondo sulla pancia. Il risultato è stato il provocarmi un dolore acuto e la fuoriuscita di così tanto sangue da farmi pensare per un momento che stessi per morire dissanguata. Poi non ho pensato più niente. Non ho visto più niente. Solo l'oscurità che mi ha avvolta.

- Lenah! - sento chiamare il mio nome. La voce non è molto distante.

Sento dei passi frettolosi.

- O mio dio, Lenah! -.  Ora la voce è vicinissima a me.

Sento altri passi.

- Qualcuno chiami un'ambulanza!
Non serve un'ambulanza, vorrei dire, ma non ci riesco.

Sento delle voci intorno a me, poi più niente. Sono di nuovo risucchiata dall'oscurità.

Prima di aprire gli occhi, vedo già una luce forte che proviene da sopra di me.

Sono in una camera bianca e luminosa.

Sono in una camera d'ospedale.
Fantastico.

- Lenah - mi chiama Ash piano.

- Ash? - dico. - Che fai qui?

- Mi hanno dato il permesso di venire a trovarti. E poi...ti ho trovata io, in cucina.
Oh, Ash...

Le sorrido.

- Grazie, allora. Per aver chiamato aiuto, intendo. 

- Il dottore dice che oggi ti dimettono. Per fortuna la ferita non era grave, ma ti hanno comunque dovuto mettere dei punti. 

Come premesso da Ash, nel pomeriggio ritorno nella mia camera del centro di riabilitazione.

La ferita fa male ed i punti tirano, ma a me va bene così: il dolore fisico mi aiuterà a distrarmi da quello radicato nell'anima e sono sempre più convinta che l'idea del coltello non sia stata poi così male.

Ma non posso rischiare tanto ancora una volta, altrimenti scopriranno che ho ricominciato a farmi del male e che ho mentito dichiarando di aver smesso. 

Devo fare più attenzione.

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